Tito Cuzio Cilto | |
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Console dell'Impero romano | |
Nome originale | Titus Cutius Ciltus |
Nascita | 14 circa |
Morte | dopo il 56 |
Gens | Cutia |
Padre | Tito Cuzio |
Consolato | luglio-agosto 56 (suffetto) |
Tito Cuzio Cilto (in latino: Titus Cutius Ciltus; 14 circa – dopo il 56) è stato un magistrato e senatore romano, console dell'Impero romano.
Biografia
[modifica | modifica wikitesto]Della figura di Cilto, non molto è noto. Forse homo novus[1][2] ma probabilmente figlio del questore del 24 Cuzio Lupo[3][4], Cilto apparteneva a una famiglia il cui nomen si ritroverà a inizio II secolo in area betica[4]; tuttavia, una nuova epigrafe ne stabilisce il nome paterno (Tito) e la tribus di appartenenza (Clustumina)[5], e ha permesso di definirne l'origine in area umbro-etrusca[2][4].
Due fistulae plumbee[6] che riportano il nome di Cilto ritrovate nella zona del santuario delle pendici nord-est del Palatino e risalenti con ogni probabilità alla fine del regno di Claudio hanno fatto ipotizzare un coinvolgimento di Cilto (anche se è incerto se per mandato imperiale o per evergetismo personale) nell'opera di canalizzazione del suddetto santuario, del resto teatro di ingenti lavori proprio negli ultimi anni del principato di Claudio[7].
L'unico incarico sicuro di Cilto lo vede però al vertice dello stato romano: egli fu infatti console suffetto insieme al fratello biologico di Seneca, Lucio Giunio Gallione Anneano[8][9][10], nei mesi di luglio e agosto del 56[11][12].
La figura di Cilto doveva però avere una certa notorietà: uno dei suoi liberti noti, Tito Cuzio Nerito (l'altro è Tito Cuzio Asclepiade[13]), usò infatti come formula di patronato in un'epigrafe Cilti l(ibertus)[14] invece del consueto formulario praenomen in genitivo dell'ex-padrone + l(ibertus), a testimonianza della notorietà del senatore[2].
Dopo il consolato, Cilto scompare dalla storia.
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ E. Tobalina Oraá, El cursus honorum senatorial durante la época Julio-Claudia, Navarra, 2007, p. 333.
- ^ a b c M. Giovagnoli, D. Nonnis, CIL, VI: un aggiornamento al supplemento senatorio di Géza Alföldy. Testi editi e inediti, in M. L. Caldelli, G. L. Gregori (ed.), Epigrafia e ordine senatorio, 30 anni dopo, Roma, 2014, pp. 217-232, in particolare 220-224.
- ^ Tacito, Annales, IV, 27, 2.
- ^ a b c G. Camodeca, I consoli del 55-56 e un nuovo collega di Seneca nel consolato: P. Cornelius Dolabella (TP.75 [= 140] + 135), in Zeitschrift für Papyrologie und Epigraphik, 63 (1986), pp. 201-215, in particolare 210 nota 39.
- ^ AE 2014, 151.
- ^ AE 2014, 150.
- ^ G. Pardini, D. Nonnis, Il Santuario delle Pendici Nord-est del Palatino en età Giulio-Claudia e le Fistulae di Titus Cutius Ciltus: Alcune Considerazioni Archeologiche ed Epigrafiche, in Scienze dell'Antichità, 20.1 (2014), pp. 231-245.
- ^ CIL IV, 03340,045.
- ^ AE 1960, 61.
- ^ AE 1960, 62.
- ^ G. Camodeca, I consoli del 55-56 e un nuovo collega di Seneca nel consolato: P. Cornelius Dolabella (TP.75 [= 140] + 135), in Zeitschrift für Papyrologie und Epigraphik, 63 (1986), pp. 201-215.
- ^ G. Camodeca, I consoli degli anni di Nerone nelle Tabulae Herculanenses, in Zeitschrift für Papyrologie und Epigraphik, vol. 193 (2015), pp. 272-282.
- ^ CIL VI, 38269.
- ^ CIL VI, 16702.
Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- G. Camodeca, I consoli del 55-56 e un nuovo collega di Seneca nel consolato: P. Cornelius Dolabella (TP.75 [= 140] + 135), in Zeitschrift für Papyrologie und Epigraphik, 63 (1986), pp. 201-215.
- M. Giovagnoli, D. Nonnis, CIL, VI: un aggiornamento al supplemento senatorio di Géza Alföldy. Testi editi e inediti, in M. L. Caldelli, G. L. Gregori (ed.), Epigrafia e ordine senatorio, 30 anni dopo, Roma, 2014, pp. 217-232, in particolare 220-224.
- G. Pardini, D. Nonnis, Il Santuario delle Pendici Nord-est del Palatino en età Giulio-Claudia e le Fistulae di Titus Cutius Ciltus: Alcune Considerazioni Archeologiche ed Epigrafiche, in Scienze dell'Antichità, 20.1 (2014), pp. 231-245.