The Good Life | |
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Lingua originale | italiano |
Paese di produzione | Italia |
Anno | 2014 |
Durata | 75 min |
Genere | documentario |
Regia | Niccolò Ammaniti |
Soggetto | Niccolò Ammaniti |
Produttore | Erica Barbiani |
Casa di produzione | Videomante |
Fotografia | Stefano Saverioni |
Montaggio | Jacopo Quadri |
Musiche | Dario Moroldo |
The Good Life è un film documentario del 2014 diretto da Niccolò Ammaniti, scrittore che debutta alla regia raccontando la vita di tre italiani che in India hanno intrapreso una nuova esistenza.[1]
Trama
[modifica | modifica wikitesto]Il documentario si apre con le immagini di un sacerdote che si immerge nel Gange, recitando preghiere durante le prime ore del giorno. Il sacerdote è Baba Shiva, un italiano scappato dalla regione veneta a causa della leva militare e che raggiunse Benares nello stato dell'Uttar Pradesh negli anni settanta. Baba Shiva spiega di come in India è diventato sacerdote induista e di come ha scoperto la tolleranza, come massima espressione di tutte le virtù. Durante le interviste Baba Shiva descrive il rapporto con l'Italia in cui fatica a trovare la sua dimensione e dell'episodio in cui vi è ritorna per salutare la madre, che inizialmente non lo riconosce e della successiva gioia dell'incontro.
Eris è invece un trevigiano che ha scelto di vivere da nomade con la sua famiglia attraversando l'Asia fino a stabilirsi nelle zone settentrionali a contatto con l'Himalaya, costruendo case con l'aiuto di undici ragazzi di strada che ha adottato. Descrivendo la sua precedente vita da nomade spiega di come si sia trovato a costruire un intero villaggio nonostante le difficoltà incontrate con il modo di lavorare locale e della sua criticità verso il sistema educativo italiano, che non gli permetteva di esprimersi al meglio.
L'ultimo protagonista è Baba Giorgio, scappato di casa a quattordici anni, seguendo delle voci che gli dicevano che doveva andare in India. Giorgio illustra la sua esperienza, che lo ha portato nel continente asiatico partendo in autostop e diventando sadhu dopo una lunga iniziazione, fatta di un digiuno di 41 giorni. Divenuto custode di un piccolo tempio, Baba Giorgio descrive la sua "chiamata" e di come ha ripreso contatti con la famiglia solo a seguito di molte decadi.
Produzione
[modifica | modifica wikitesto]Il documentario si offre come riflessione sulla testimonianza diretta di emigranti italiani partiti per la ricerca del benessere interiore, spirituale, piuttosto che da motivazioni economiche. Viene suddiviso in tre parti a seconda delle testimonianze, alternando scene di vita quotidiana dei protagonisti a quelle delle interviste. La scelta degli intervistati è frutto di incontri che il regista ha avuto con i protagonisti negli anni novanta, descrivendoli come nostalgici, ma allo stesso tempo soddisfatti.[2]
Il documentario è stato sostenuto dal fondo audiovisivo del Friuli Venezia Giulia e doveva essere inizialmente trasmesso in tre puntate sul network americano Current TV, canale fallito al ritorno dall'India dello scrittore.[1][3]
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ a b Letizia Rogolino, Niccolò Ammaniti diventa regista con il documentario The Good Life, su ilfattoquotidiano.it, Il Fatto Quotidiano, 22 giugno 2014. URL consultato il 6 aprile 2015.
- ^ Daniela Giammusso, The good life, Ammaniti debutta alla regia, su ansa.it, Ansa, 27 novembre 2014. URL consultato il 6 aprile 1025.
- ^ Fondo Audiovisivo FVG, The Good Life di Ammaniti su Rai5, su audiovisivofvg.it, Fondo Audiovisivo Friuli Venezia Giulia, 12 dicembre 2014. URL consultato il 6 aprile 2015.