Il Territorio di Bergamo era il nome della bergamasca durante il periodo di sottomissione alla Repubblica di Venezia, dal 1428 al 1797.
Il Territorio
[modifica | modifica wikitesto]Caratteristica del caso bergamasco, rispetto a quello confinante bresciano, fu l'assenza per lungo tempo di una struttura istituzionale provinciale a causa delle fortissime autonomie locali, in particolare quelle delle vallate, cui Venezia si guardò bene dal mettere a freno, applicando una politica di dividit et imperat. Le uniche autorità comuni rimasero dunque solo quelle politiche inviate dalla capitale lagunare.
Solo nel Seicento, consolidatosi nei secoli il dominio veneto, i reggenti veneziani iniziarono ad emanare disposizioni provinciali nel 1596 e nel 1620, ma fu solo nel 1660 che il capitano Zaccaria Malipiero statuì la creazione di un consiglio di 17 deputati rappresentanti le valli e le quadre del territorio, al fine di decidere sulla distribuzione dei carichi fiscali. Nei decenni successivi il consiglio si diede poi una forma istituzionale creando progressivamente una struttura burocratica.[1]
Le valli
[modifica | modifica wikitesto]La principale centrale autonomista furono sempre le valli bergamasche, che si videro subito riconoscere privilegi e poteri da Venezia a causa della loro posizione strategica di confine. I privilegi maggiori erano concessi alla Val Brembana e alla Val Seriana. Ogni vallata aveva i propri vicari e tesorieri.[2]
Il piano
[modifica | modifica wikitesto]Ben più legato al capoluogo era il piano, che era diviso in quadre rette ciascuna da un sindaco generale eletto dai deputati comunali. Numerosi erano tuttavia i comuni di media grandezza che avevano il diritto di negoziare individualmente col capoluogo.[3]
Le quadre
[modifica | modifica wikitesto]Tra le quadre del piano la più ampia era la Quadra di Mezzo che circondava il capoluogo, e come le altre doveva ripartire i carichi fiscali. Fu solo nel Settecento che si attribuirono alle quadre mansioni amministrative come la cura della viabilità.[4]