Teofilatto | |
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Esarca d'Italia e Esarca di Ravenna dell'Impero romano d'Oriente | |
Durata mandato | 701 – 705 o forse 710 |
Monarca | Giustiniano II |
Predecessore | Giovanni II Platino |
Successore | Giovanni III Rizocopo |
Dati generali | |
Professione | Politico |
Teofilatto (cit. 701; fl. VIII secolo) è stato un politico bizantino, esarca d'Italia dal 701 fino al 705 circa (forse fino al 710).
Biografia
[modifica | modifica wikitesto]Le notizie della sua carriera sono molto scarne, e sono ricavabili da un'unica fonte, il Liber Pontificalis. Essa attesta che nel 701 egli fosse cubiculario, patrizio ed esarca d'Italia e che, provenendo dalla Sicilia, fece sosta a Roma durante il viaggio per Ravenna.[1] Proprio per l'affermazione secondo cui Teofilatto proveniva dalla Sicilia, è stata avanzata una possibile identificazione con lo strategos di Sicilia omonimo, attestato in alcuni sigilli databili all'VIII secolo.[2] Si ritiene che fosse stato nominato esarca da poco tempo, probabilmente proprio nell'anno 701.[3]
Al suo arrivo nell'Urbe, per motivi apparentemente ignoti (forse per motivazioni di natura economica), gli eserciti dell'esarcato si rivoltarono e marciarono in direzione di Roma, manifestando intenzioni ostili nei riguardi dell'esarca.[1] Papa Giovanni VI, tuttavia, intervenne in favore di Teofilatto, inviando alcuni ecclesiastici dai rivoltosi per spingerli a porre fine alla rivolta.[1] Una volta ricondotti all'obbedienza i rivoltosi, Teofilatto poté entrare a Ravenna.[1] Il Liber Pontificalis narra anche che alcuni delatori si rivolsero all'esarca Teofilatto, accusando di fronte a lui alcuni degli abitanti benestanti di Roma di reati che potevano comportare la confisca dei beni, e chiedendo di punirli; tuttavia l'esarca punì proprio gli accusatori, che furono sospettati di avere lanciato accuse false nei confronti di quegli abitanti benestanti, al solo fine di impadronirsi dei loro beni.[1]
Nient'altro è noto di lui. Nel corso del suo mandato furono conquistate dal duca di Benevento Gisulfo le città di Sora, Arpino e Arce.[4] È stata proposta come possibile data della fine del suo mandato il 705.[1] Certamente non era più esarca nel 710, quando è attestato a Ravenna il suo successore Giovanni Rizocopo.
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ a b c d e f Ravegnani 2011, p. 82.
- ^ PBE, Theophylaktos 33 Archiviato il 18 aprile 2017 in Internet Archive.
- ^ PBE, Theophylaktos 58 Archiviato il 18 aprile 2017 in Internet Archive.
- ^ Ravegnani 2011, p. 83.
Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- Liber Pontificalis, Vita di Papa Giovanni VI.
- Giorgio Ravegnani, Gli esarchi d'Italia, Roma, Aracne, 2011, ISBN 978-88-548-4005-8.