Stele della vittoria di Esarhaddon | |
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La stele collocata nel Pergamonmuseum | |
Autore | sconosciuto |
Data | 671 a.C. |
Materiale | dolerite |
Dimensioni | 3,46×1,35 cm |
Ubicazione | Pergamonmuseum, Berlino |
La Stele della vittoria di Esarhaddon (anche noto come Zenjirli[1] o Zincirli) è una stele di dolerite[2] che celebra il ritorno di Esarhaddon dopo la sua seconda campagna vittoriosa sul faraone Taharqa d'Egitto nel 671 a.C. Fu scoperta nel 1888 a Zincirli Höyük (Sam'al, o Yadiya) da Felix von Luschan e Robert Koldewey. Ora è nel Pergamon Museum di Berlino.
Contesto
[modifica | modifica wikitesto]Nel 674 a.C., Taharqa d'Egitto ed Esarhaddon d'Assiria si erano affrontati una prima volta dopo l'incursione assira nel Levante[3]: Esarhaddon era penetrato nel nord dell'Egitto ma era stato respinto dalle forze di Taharqa.
La seconda campagna assira del 671 a.C. arrise invece ad Esarhaddon che costrinse Taharqa a ritirarsi con il suo esercito a Menfi e poi a fuggire nel natio Kush. Con la vittoria di Esarhaddon: "massacrò gli abitanti del villaggio e 'eresse mucchi delle loro teste"[3]. Come scrisse in seguito Esarhaddon:
«Menfi, la sua città reale, in mezza giornata, con mine, tunnel, assalti, ho assediato, catturato, distrutto, devastato, bruciato con il fuoco. La sua regina, il suo harem, [il principe] Ushankhuru il suo erede, e il resto dei suoi figli e figlie, i suoi beni e le sue merci, i suoi cavalli, il suo bestiame, le sue pecore in innumerevoli numeri, li portai in Assiria. La radice di Kush l'ho strappata dall'Egitto»
Descrizione
[modifica | modifica wikitesto]La stele mostra Esarhaddon in piedi sulla sinistra in posa onorifica. Ha una mazza da guerra nella mano sinistra, insieme a una corda che termina in un anello che passa per le labbra dei due re conquistati inginocchiati davanti a lui. La sua mano destra si rivolge agli dei. Scritti cuneiformi coprono l'intera scena del bassorilievo.
L'identità del supplicante alla destra di Esarhaddon è ancora oggetto di dibattito: potrebbe essere il re di Tiro Baal I[5], menzionato nel Trattato di Esarhaddon con Ba'al di Tiro, o il re di Sidone Abdi-Milkutti[6]. La figura inginocchiata tra i due è il principe Ushankhuru di Kush con una corda legata al collo; altri ritengono potrebbe essere lo stesso Faraone Taharqa[7] poiché indossa la tiara dell'ureo precipua del sovrano egizio.
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The Senjirli Victory Stele of Esarhaddon (traduzione inglese)
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Primo piano del sovrano supplicante
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Ushankhuru, il figlio prigioniero di Taharqa, come raffigurato dagli Assiri sulla stele della Vittoria di Esarhaddon
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ Anthony Spalinger, Esarhaddon and Egypt: an analysis of the First Invasion of Egypt, in Orientalia, vol. 43, 1974, pp. 295–326.
- ^ Verzeichnis der in der Formerei der Königl. Museen käuflichen Gipsabgüsse (1902) page 20
- ^ a b Black Pharaohs, National Geographic Magazine, February, 2008, p. 58.
- ^ Ed. in Luckenbill DD, Ancient Records of Assyria and Babylonia (PDF), University of Chicago Press, 1927, p. 227.
- ^ Spalinger, op. cit., pp. 303–304
- ^ Porter, Barbara Nevling, "Language, Audience and Impact in Imperial Assyria" in Language and Culture in the Near East (Israel Oriental Studies), Shlomo Izre'El (Editor); Rina Drorp (Editor), Brill Academic Publishers, 1997, ISBN 978-90-04-10457-0
- ^ Ascalone, Enrico. 2007. Mesopotamia: Assyrians, Sumerians, Babylonians (Dictionaries of Civilizations; 1). Berkeley: University of California Press, p.75.
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