Stambecco del Semien | |
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Capra walie | |
Stato di conservazione | |
Classificazione scientifica | |
Dominio | Eukaryota |
Regno | Animalia |
Phylum | Chordata |
Classe | Mammalia |
Ordine | Artiodactyla |
Famiglia | Bovidae |
Sottofamiglia | Caprinae |
Genere | Capra |
Specie | C. walie |
Nomenclatura binomiale | |
Capra walie Rüppell, 1835 |
Lo stambecco del Semien (Capra walie, Ge'ez: ዋልያ wālyā) o ualià è un bovide presente solo in Etiopia, sui monti Semien. Ne sopravvivono oggi solo circa 500 esemplari. Alcuni studiosi lo classificano come sottospecie dello stambecco (Capra ibex).
Caratteristiche
[modifica | modifica wikitesto]Lo stambecco del Semien ha manto scuro (con arti anteriori chiazzati di bianco e di nero, e con parti inferiori più chiare) e grandi corna ricurve segnate sul davanti da nodosità vistose e regolari.
Conservazione
[modifica | modifica wikitesto]Lo stambecco del Semien è uno dei mammiferi più minacciati del mondo. Il suo areale è ristretto infatti alle parti più impervie del Semien, soprattutto lungo le scarpate nord-occidentali ad altezze superiori ai 3000 metri e per una fascia poco più lunga di 30 chilometri in tutto. Il totale della popolazione veniva valutato nel 1968 in non più di 150 individui, una situazione davvero allarmante che a seguito dei primi rapporti di vari naturalisti (principalmente J. Blower, L. Brown, J. Müller, F. Vollmar e soprattutto B. Nievergelt) stimolò l'UNESCO, l'IUCN e il WWF a progettare il Parco Nazionale del Semien e a premere sul governo etiopico perché lo istituisse al più presto.
Primi sforzi di protezione
[modifica | modifica wikitesto]La creazione del parco e gli sforzi delle organizzazioni internazionali per la conservazione della natura (che sostennero anche finanziariamente il peso della guardia e delle prime strutture gestionali) sembrarono dare dei buoni risultati. Come già in più occasioni lo stambecco delle Alpi, anche quello del Semien sembrò reagire bene ai provvedimenti di protezione. Nel 1974, secondo Leslie Brown, la popolazione era salita ad almeno 300 capi, con un'alta proporzione di giovani nati, ed un'analoga valutazione veniva fatta anche nel 1977, con circa 240 capi all'interno del parco e forse un'altra sessantina al di fuori dei suoi confini.
Attuali minacce
[modifica | modifica wikitesto]Mancano stime recenti e precise dello stato di conservazione dell'animale. Le successive vicende politiche dell'Etiopia hanno interrotto il flusso di informazioni, e compromesso la stessa operatività del parco. In queste condizioni tutti i vecchi fattori che già avevano spinto lo stambecco quasi sull'orlo dell'estinzione definitiva possono aver ripreso a imperversare, e il livello della popolazione potrebbe esser tornato a scemare. Il bracconaggio, che nel 1975 era relativamente sotto controllo, potrebbe essere ripreso per via della debolezza dell'apparato di tutela, anche per via dell'estrema povertà delle popolazioni della zona.
Il problema più rilevante è comunque probabilmente quello rappresentato dalla distruzione dell'habitat causata dall'agricoltura, che avanza disboscando le aree coperte da vegetazione naturale e appiccando incendi. Nella sola zona di Sederek Chenek, ad esempio, almeno un quarto dell'habitat naturale dello stambecco scomparve in tre anni, circa tre decenni fa, a causa dei tagli e del fuoco. All'interno del parco vivono oltre 3000 persone con le loro greggi, e un pericolo per la specie può venire anche da possibili ibridazioni tra lo stambecco e le capre domestiche. L'invadenza di queste e l'estendersi delle coltivazioni cominciano ad erodere anche le medie terrazze, e gli stambecchi sono ormai sospinti quasi esclusivamente alle quote superiori, dove il pascolo è però più magro e la copertura arborea assai minore.
Biologia e comportamento
[modifica | modifica wikitesto]Il ciclo riproduttivo e il comportamento sociale dello stambecco del Semien sono stati studiati in dettaglio soprattutto dallo zoologo svizzero Bernard Nievergelt. Nel clima afroalpino proprio di questa specie, l'habitat preferenziale sembra situarsi al di sotto della linea della vegetazione arborea (mentre lo stambecco delle Alpi vive di solito al di sopra di questa), e inoltre il comportamento riproduttivo si snoda durante tutto il corso dell'anno, senza un unico e limitato periodo degli amori come per la specie alpina, ma con un significativo picco, tuttavia, nella stagione che va da marzo a maggio. La conseguenza è che giovani nati possono essere osservati quasi in ogni periodo dell'anno, anche qui tuttavia con un picco di nascite attorno a settembre-ottobre.
In effetti nei monti del Semien la temperatura si mantiene più o meno stabile durante tutto l'anno, con variazioni giornaliere (tra il giorno e la notte) assai più evidenti di quelle stagionali. Le stagioni dipendono in sostanza solo dall'ammontare delle precipitazioni, e la stagione delle piogge (spesso chiamata "inverno" in Etiopia) dura da giugno ad agosto. La seguono prati verdeggianti e intense fioriture, che danno l'impressione come di una nostra primavera. Un'interessante differenza, messa in evidenza da Nievergelt, rispetto allo stambecco alpino, sta nel fatto che anche nel periodo del parto il numero di femmine isolate è minimo (mentre è consueto nella maggior parte degli ungulati che le femmine si isolino in questo periodo e restino sole per un po').
Curiosità
[modifica | modifica wikitesto]In un episodio della serie naturalistica della BBC Planet Earth, un gruppo di questi animali viene inquadrato mentre bruca insieme ad un branco di gelada (Theropithecus gelada). Infatti, questi primati e gli stambecchi vivono in perfetta simbiosi. Mentre tutti pascolano, un membro di uno dei due gruppi rimane di vedetta, avvertendo poi tutti gli animali che pascolano del pericolo imminente.
Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- (EN) Caprinae Specialist Group 1996, Capra walie, su IUCN Red List of Threatened Species, Versione 2020.2, IUCN, 2020.
Altri progetti
[modifica | modifica wikitesto]- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Capra walie
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Collegamenti esterni
[modifica | modifica wikitesto]- (EN) Abyssinian ibex, su Enciclopedia Britannica, Encyclopædia Britannica, Inc.