m ortografia |
|||
Riga 61: | Riga 61: | ||
[[Immagine:Mustafa Kemal and Turkish revolutionaries.ogg|thumb|right|Mustafa Kemal con i rivoluzionari turchi.]] |
[[Immagine:Mustafa Kemal and Turkish revolutionaries.ogg|thumb|right|Mustafa Kemal con i rivoluzionari turchi.]] |
||
Le truppe alleate - inglesi, francesi, italiani, nonché un contingente di greci – occuparono [[Istanbul]] e fu permesso loro, secondo le condizioni dell’armistizio di intervenire nelle aree dove i propri interessi erano considerati a rischio. Durante la guerra, gli alleati avevano negoziato una serie di accordi che non solo delineavano il definitivo smantellamento dell'[[Impero Ottomano]], ma anche la ripartizione tra loro di ciò che i nazionalisti turchi avrebbero considerato come la loro madrepatria. In base a tali accordi, alla [[Russia]] andava il possesso di Istanbul, degli stretti e l'[[Anatolia]] orientale fino a [[Bitlis]] sotto il [[lago di Van]]. A Francia ed Italia erano state assegnate delle porzioni dell’Anatolia, e la Gran Bretagna aveva promesso [[Izmir]] alla Grecia – sebbene già promessa all'Italia - per incoraggiare la Grecia all’entrata in guerra nel 1917. |
Le truppe alleate - inglesi, francesi, italiani, nonché un contingente di greci – occuparono [[Istanbul]] e fu permesso loro, secondo le condizioni dell’armistizio, di intervenire nelle aree dove i propri interessi erano considerati a rischio. Durante la guerra, gli alleati avevano negoziato una serie di accordi che non solo delineavano il definitivo smantellamento dell'[[Impero Ottomano]], ma anche la ripartizione tra loro di ciò che i nazionalisti turchi avrebbero considerato come la loro madrepatria. In base a tali accordi, alla [[Russia]] andava il possesso di Istanbul, degli stretti e l'[[Anatolia]] orientale fino a [[Bitlis]] sotto il [[lago di Van]]. A Francia ed Italia erano state assegnate delle porzioni dell’Anatolia, e la Gran Bretagna aveva promesso [[Izmir]] alla Grecia – sebbene già promessa all'Italia - per incoraggiare la Grecia all’entrata in guerra nel 1917. |
||
Il governo bolscevico aveva rinunciato alle richieste zariste quando fece la sua pace separata di [[Brest-Litovsk]], mentre la Gran Bretagna, la Francia, Italia e la Grecia ai colloqui di pace di Parigi nel 1919 non fecero altrettanto. Tutti erano d'accordo con i [[Quattordici Punti]] del presidente [[Woodrow Wilson]] su una [[Armenia]] indipendente e un [[Kurdistan]] autonomo. Come invece si |
Il governo bolscevico aveva rinunciato alle richieste zariste quando fece la sua pace separata di [[Brest-Litovsk]], mentre la Gran Bretagna, la Francia, l'Italia e la Grecia ai colloqui di pace di Parigi nel 1919 non fecero altrettanto. Tutti erano d'accordo con i [[Quattordici Punti]] del presidente [[Woodrow Wilson]] su una [[Armenia]] indipendente e un [[Kurdistan]] autonomo. Come invece si intendesse mantenere la promessa di una nazione turcofona non era chiaro. |
||
I termini del trattato di pace con l'[[Impero Ottomano]] |
I termini del trattato di pace con l'[[Impero Ottomano]] furono presentati dagli alleati nel mese di aprile 1920 a [[Sanremo]], in Italia, e vennero sanciti nel [[Trattato di Sèvres]], concluso l’agosto seguente. Il trattato era plasmato dagli accordi stipulati dagli alleati durante la guerra. Inoltre, la Francia ricevette un mandato sul [[Libano]] e la [[Siria]] (compresa quella che è ora la [[provincia di Hatay]] in [[Turchia]]) mentre il mandato della Gran Bretagna copriva l’[[Iraq]], la [[Giordania]] e la [[Palestina]]. La [[Tracia]] orientale fino a una linea che parte dal [[Mar Nero]] e arriva fino al [[Mar di Marmara]], nonché Izmir ed i territori vicini sarebbero stati occupati dalla Grecia (la sorte del territorio, secondo l’accordo, sarebbe stata decisa in un plebiscito). Il [[trattato di Sèvres]], non fu mai applicato poiché gli eventi in [[Turchia]] lo resero presto irrilevante. Inoltre l'[[Egitto]] si affrancò dal dominio turco. |
||
===Il movimento nazionalista=== |
===Il movimento nazionalista=== |
Versione delle 22:11, 24 mag 2013
La Repubblica di Turchia è lo stato successore dell'Impero ottomano creato dopo lo spodestamento del sultano Mehmet VI Vahdettin da parte dell'Assemblea Nazionale nel 1922. Questo nuovo stato diede il colpo di grazia all'Impero Ottomano che era uscito praticamente distrutto dalla Prima Guerra Mondiale.
I precedenti
Impero Ottomano
L'impero Ottomano comprendeva i Balcani, la Turchia, il Medioriente arabo, l'Egitto e il Nord Africa, e la sua influenza si spingeva fino all' Asia interna, al Mar Rosso e al Sahara. Dopo un periodo di decentramento politico nel XVII e XVIII secolo, nel XIX gli Ottomani restaurarono un potere centrale forte ed introdussero alcune riforme sociali ed economiche. Fino al 1878 le influenze di inglesi e russi si erano controbilanciate preservando così l'impero, tuttavia dal 1878 al 1914 la maggior parte dei Balcani divenne indipendente e Russia, Gran Bretagna e Impero Austro-Ungarico si impossessarono di vari territori ottomani. Alla fine della Prima guerra mondiale la divisione dell'Impero Ottomano portò alla creazione della Turchia e di vari stati nel Medioriente arabo.
La situazione internazionale
Alla fine del XVIII secolo l'Impero Ottomano era in una posizione di inferiorità nei confronti dell'Europa: la Russia aveva conquistato la Crimea, intendeva assorbire territori nei Balcani ed estendere la propria influenza nell'Asia centrale; l'Inghilterra aveva conquistato l'influenza nel Mediterraneo e utilizzava l'Impero Ottomano come baluardo contro la Russia.
L'equilibrio di potere fu messo alla prova una prima volta nel 1831 quando, l'invasione della Siria da parte di Muhammad 'Ali, l'indipendente governatore Ottomano d'Egitto, portò alla chiusura degli stretti (Bosforo e Dardanelli) e la disputa fu regolata da inglesi, russi e austriaci. Una nuova prova fu la Guerra di Crimea (1854-56) che si concluse con il Congresso di Parigi (1856). Questo impegnò i russi a smantellare la propria flotta del Mar Nero, ma diede ai principati danubiani di Moldavia e Valacchia una forte autonomia, ma sempre sotto il controllo ottomano[1][2].
Vi erano state delle prime rivolte tra il 1804 e il 1813 in Serbia, seguite a quelle tra il 1821 e il 1829 che portarono all'indipendenza della Grecia[3] e a quelle nel 1873 in Bosnia ed Erzegovina. L'intervento nel 1876 della Russia e il Trattato di Santo Stefano (1877) obbligò gli ottomani a concedere l'indipendenza a Bulgaria, Serbia, Romania e Montenegro[4]. Per controbilanciare queste conquiste russe, si diede la Bessarabia alla Russia, l'Austria occupò la Bosnia ed Erzegovina, l'Inghilterra s'insediò a Cipro. Nel 1882, per difendere i propri interessi in Egitto (debiti), l'Inghilterra occupò la regione.
Tra il 1878 al 1908 l'Austria estese la sua influenza su Serbia, Romania e Grecia mentre la Russia sulla Bulgaria. Tra il 1908 del 1913 il processo di smembramento continuò: l'Austria annetté la Bosnia-Erzegovina, mentre gli eserciti balcanici annetterono i territori europei residui lasciando alla Turchia una piccola striscia di terra al di là degli stretti.
La situazione interna
Le politiche repressive di Abdul Hamid II portarono disaffezione presso il popolo e soprattutto tra quelli educati in Europa o in scuole occidentalizzate. Si crearono vari e piccoli gruppi, in gran parte al di fuori di Istanbul, composti da giovani funzionari e studenti che cospiravano contro il sultano ed il regime. Un giovane ufficiale, Mustafa Kemal (più tardi noto come Atatürk), organizzò una società segreta con vari colleghi, ufficiali di stanza a Damasco e, più tardi, con quelli di Tessalonica(Salonicco, attualmente in Grecia). Il gruppo di Atatürk nel 1907 si fuse colle altre organizzazioni per la riforma costituzionalista per il Comitato Unione e Progresso (CUP). Conosciuto anche con il nome del gruppo dei "Giovani Turchi", questo gruppo cercava di ripristinare la costituzione del 1876 e unificare i diversi elementi dell'impero in una nazione omogenea attraverso una maggiore centralizzazione del governo nel quadro di un regime parlamentare.
Nel luglio 1908, alcune unità di stanza in Macedonia si ribellarono e chiesero il ritorno al governo costituzionale. Così Abdul Hamid II, approvò nel mese di novembre le elezioni parlamentari che furono ampiamente vinte dal CUP in un sistema di voto proporzionale che assicurava la rappresentanza di tutti i millets. Il giovane governo turco era indebolito dalle spaccature tra i nazionalisti ed i riformatori liberali, ed era inoltre minacciato dai musulmani tradizionalisti e dalle richieste provenienti dalle comunità non turche per una maggiore autonomia. Abdul Hamid II fu costretto ad abdicare e fu sostituito da suo fratello, Mehmet V, nel 1909. Le potenze straniere, come già accennato prima, colsero l'occasione di questa instabilità politica a Istanbul per prendere varie porzioni dell'impero (l'Austria annetté la Bosnia ed Erzegovina immediatamente dopo la rivoluzione del 1908, la Bulgaria proclamò la sua indipendenza, l'Italia nel 1911 invadé la Libia e vi fu la prima guerra balcanica che lasciarono all'Impero Ottomano sono una piccola striscia di terra in Europa al di là dello stretto).
Le sconfitte a livello internazionale si rifletterono sulla politica interna. Il governo liberale al potere dal luglio 1912 fu rovesciato nel gennaio 1913 da un colpo di Enver Pascià, e gli elementi più autoritari del movimento dei Giovani Turchi acquistarono il pieno controllo. Nel giugno 1913 scoppiò una seconda guerra balcanica quando i paesi alleati nella prima guerra balcanica contro l'impero iniziarono a combattersi tra di loro per dispute territoriali. Approfittando della situazione, le forze ottomane attaccarono la Bulgaria, riconquistarono Edirne ed istituirono il confine occidentale dell'impero sul fiume Maritsa.
Dopo un breve periodo di governo costituzionale, la dirigenza del CUP diventò sempre più una dittatura militare con il potere concentrato nelle mani di un triumvirato costituito da Mehmet Talat Pasha, Ahmet Cemal Pasha ed Enver Pascià che era anche ministro della guerra.
La Prima Guerra Mondiale
Nel 1914 gli schieramenti iniziavano a delinearsi in modo chiaro in Europa così Enver, prevaricando la linea più pragmatica e neutralista incarnata da Talat e Cemal, iniziò a manifestare le proprie simpatie verso la Germania supportato dai militari e dalla burocrazia. La Germania era stata pro-ottomana durante le guerre balcaniche, ma non fu questo il fattore determinante. Nella guida del suo governo verso l'allineamento con la Germania, Enver giocò sulla paura del tradizionale nemico ottomano, la Russia, alleato ora con Gran Bretagna e Francia.
Il 2 agosto 1914, Enver concluse un trattato segreto di alleanza con la Germania. Il giorno successivo fu ordinata la mobilitazione generale, e nelle settimane successive le varie concessioni accordate alle potenze straniere dopo le sconfitte delle guerre balcaniche furono revocate. Fu comunque la Germania a dare il casus belli. Due navi militari tedesche - l'incrociatore da battaglia Göben e l'incrociatore leggero Breslau - inseguite dalla Mediterranean Fleet e rifugiatesi in acque neutrali ottomane allo scoppio della prima guerra mondiale, vennero affidate alla marina ottomana. Nel mese di ottobre furono rimesse in mare, con gli ufficiali e gli equipaggi tedeschi ma con bandiera ottomana e bombardarono Odessa e altri porti russi. Il 5 novembre la Russia dichiarò guerra all'impero ottomano, seguita il giorno successivo da Gran Bretagna e Francia. Nei primi sei mesi di conflitto, l'esercito ottomano di circa 800.000 uomini era stato già mobilitato per intero ed era impegnato su quattro fronti.
Nell'inverno del 1914-15 Enver lanciò un'offensiva mal preparata contro i russi nel Caucaso, sperando invano che una dimostrazione di forza da parte ottomana incitasse all’insurrezione i popoli turcofoni assoggettai allo zar. Invece, una controffensiva russa costrinse le truppe ottomane ad indietreggiare fino al Lago di Van. Durante la campagna in Anatolia orientale, i russi furono aiutati anche da alcuni armeni poiché erano visti come dei liberatori. Inoltre vi erano armeni anche nell'esercito russo. Enver affermò che una rivolta generale degli armeni era imminente.
Durante l’inverno del 1915, mentre l'esercito ottomano si ritirava verso il lago di Van, ben due milioni di armeni furono deportati dalle zona di guerra. In poco tempo degenerò in un massacro, poiché turchi e curdi piombarono sui villaggi armeni e uccisero uomini, donne, vecchi e bambini. Le stime più prudenti indicano che il numero di morti fu di 600.000, ma altre fonti citano cifre di oltre un milioni di morti. La situazione di coloro che riuscirono a sopravvivere e scappare in Siria migliorò di poco sotto il governo militare siriano. Altri riuscirono a scappare dietro le linee russe.
Durante la primavera del 1915, gli alleati furono impegnati in operazioni navali e terrestri presso i Dardanelli per abbattere con un colpo l'Impero ottomano e aprire così gli stretti per il passaggio delle forniture alla Russia. Sbarchi anfibi furono fatti a Gallipoli, ma le forze britanniche, si scontrarono con la vigorosa resistenza di Atatürk e non riuscirono a fare breccia. Così l’ultima unità fu evacuata nel febbraio 1916.
In Mesopotamia l'esercito ottomano sconfisse quello britannico (che aveva marciato su Baghdad partendo da una base stabilita nel 1915 a Bassora). Gli inglesi fecero una nuova offensiva nel 1917, prendendo Baghdad scacciando le forze ottomane fuori dalla Mesopotamia. In Anatolia orientale, l’esercito russo vinse una serie di battaglie che lo fece arrivare fino ad Erzincan nel luglio 1916, anche se Atatürk, al quale fu affidato il comando del corpo orientale, guidò una controffensiva che bloccò l’avanzata russa. La Russia si ritirò poco dopo dalla guerra in seguito allo scoppio della rivoluzione bolscevica del 1917. Il nuovo governo russo firmò nel marzo 1918 il Trattato di Brest-Litovsk con gli imperi centrali, in base al quale l'Impero ottomano riacquistava le sue province orientali.
Sharif Husayn ibn Ali, sultano della Mecca e della regione dell’Hijaz nella zona occidentale dell’Arabia, lanciò la rivolta araba nel 1916. Gli inglesi inviarono vari consiglieri, di cui T.E. Lawrence (noto anche come Lawrence d’Arabia). Nell’ottobre del 1917, le forze britanniche lanciarono un’offensiva dall’Egitto verso la Palestina, e presero Gerusalemme in dicembre e Damasco nell’ottobre 1918. Verso la fine della guerra, Atatürk riuscì ad entrare in Siria e a riportare varie unità intatte in Anatolia.
All'inizio di ottobre la resistenza ottomana era sfinita, il governo di guerra si dimise ed i membri del triumvirato dei Giovani Turchi - Enver, Talat e Cemal - fuggirono in esilio in Germania. Mehmet VI (regnò dal 1918-22), succeduto al fratello dopo la sua morte nel mese di luglio, chiese la pace e il nuovo governo guidato da ministri liberali firmarono un armistizio (o meglio un diktat degli alleati) a Mudros il 30 ottobre 1918. Il 12 novembre navi da guerra a vapore alleate attraversarono i Dardanelli e si ancorarono al largo di Istanbul, il giorno dopo vi era la fine della guerra in Europa. In quattro anni di guerra, l'Impero Ottomano aveva mobilitato circa 2,8 milioni di uomini, di cui circa 325.000 furono uccisi in battaglia. Inoltre, più di 2 milioni di civili, compresi turchi e armeni, si ritiene siano morti per cause legate alla guerra. Talat e Cemal, che sono stati ritenuti responsabili per la deportazione degli armeni e il maltrattamento dei rifugiati, furono assassinati dai nazionalisti armeni nel 1921. L'anno successivo, Enver fu ucciso mentre lottava i bolscevichi in Asia Centrale.
A livello di accordi internazionali per reazione all'entrata in guerra della Turchia, erano stati firmati gli Accordi Sykes-Picot (1916) che avevano stabilito che la Francia avrebbe esteso il suo dominio sul Libano, la Turchia sudoccidentale, la Siria settentrionale e l'Iraq settentrionale; a l'Inghilterra toccava il resto dell'Iraq, la sponda araba del Golfo Persico e la Transgiordania; per la Palestina fu previsto un regime internazionale; la Russia avrebbe ottenuto Istanbul e alcune zone dell'Anatolia orientale; all'Italia fu promessa la parte meridionale dell'Anatolia. Per realizzare il progetto di supremazia in Medioriente l'Inghilterra promise allo Sceriffo della Mecca (Hussein Ibn Ali) che sarebbe stato riconosciuto uno Stato arabo indipendente (prendendo così le simpatie degli arabi), ma nel 1917 la Dichiarazione di Balfour creò il precedente per la formazione di un focolare nazionale ebraico in Palestina (inimicandosi gli arabi).
Smembramento e rinascita (1918-1923)
Lo smembramento
Le truppe alleate - inglesi, francesi, italiani, nonché un contingente di greci – occuparono Istanbul e fu permesso loro, secondo le condizioni dell’armistizio, di intervenire nelle aree dove i propri interessi erano considerati a rischio. Durante la guerra, gli alleati avevano negoziato una serie di accordi che non solo delineavano il definitivo smantellamento dell'Impero Ottomano, ma anche la ripartizione tra loro di ciò che i nazionalisti turchi avrebbero considerato come la loro madrepatria. In base a tali accordi, alla Russia andava il possesso di Istanbul, degli stretti e l'Anatolia orientale fino a Bitlis sotto il lago di Van. A Francia ed Italia erano state assegnate delle porzioni dell’Anatolia, e la Gran Bretagna aveva promesso Izmir alla Grecia – sebbene già promessa all'Italia - per incoraggiare la Grecia all’entrata in guerra nel 1917.
Il governo bolscevico aveva rinunciato alle richieste zariste quando fece la sua pace separata di Brest-Litovsk, mentre la Gran Bretagna, la Francia, l'Italia e la Grecia ai colloqui di pace di Parigi nel 1919 non fecero altrettanto. Tutti erano d'accordo con i Quattordici Punti del presidente Woodrow Wilson su una Armenia indipendente e un Kurdistan autonomo. Come invece si intendesse mantenere la promessa di una nazione turcofona non era chiaro.
I termini del trattato di pace con l'Impero Ottomano furono presentati dagli alleati nel mese di aprile 1920 a Sanremo, in Italia, e vennero sanciti nel Trattato di Sèvres, concluso l’agosto seguente. Il trattato era plasmato dagli accordi stipulati dagli alleati durante la guerra. Inoltre, la Francia ricevette un mandato sul Libano e la Siria (compresa quella che è ora la provincia di Hatay in Turchia) mentre il mandato della Gran Bretagna copriva l’Iraq, la Giordania e la Palestina. La Tracia orientale fino a una linea che parte dal Mar Nero e arriva fino al Mar di Marmara, nonché Izmir ed i territori vicini sarebbero stati occupati dalla Grecia (la sorte del territorio, secondo l’accordo, sarebbe stata decisa in un plebiscito). Il trattato di Sèvres, non fu mai applicato poiché gli eventi in Turchia lo resero presto irrilevante. Inoltre l'Egitto si affrancò dal dominio turco.
Il movimento nazionalista
Il sultano fu mantenuto sotto la custodia degli alleati al fine di garantire la collaborazione della amministrazione ottomana, che aveva giurisdizione effettiva solo ad Istanbul e nella parte settentrionale dell’Anatolia, mentre gli alleati gestivano il resto dell’impero. Allo stesso tempo, un movimento nazionalista turco veniva organizzato sotto la guida di Atatürk per resistere allo smembramento delle aree di lingua turca. Atatürk era stato inviato in Anatolia orientale come ispettore generale, apparentemente per controllare la smobilitazione delle forze ottomane e l’esecuzione delle disposizioni degli alleati, ma probabilmente questo fu solo un modo per allontanarlo dalla capitale, dopo che aveva espresso opposizione alle posizioni alleate. Al suo arrivo a Samsun nel maggio del 1919, Atatürk procedé cercando sostenitori per la causa nazionalista e tirò su un esercito nazionalista. Le operazioni di guerriglia contro il governo crebbero gradualmente fino a diventare delle campagne contro l’esercito greco cha minacciavano di coinvolgere anche le altre forze di occupazione alleate.
Nel giugno 1919, nella Dichiarazione di Amasya[5] Kemal affermò che il governo ottomano era illegittimo, e doveva essere sostituito da chi poteva meglio tutelare gli interessi turchi. Kemal ottenne un sostegno significativo da parte della popolazione e dell'esercito. Nel luglio 1919, un congresso nazionalista presieduto da Atatürk si riunì a Erzurum per approvare un protocollo che chiedeva uno Stato turco indipendente. Nel mese di settembre il congresso fu riconvocato a Sivas. Al Congresso di Sivas, fu eletto un nuovo comitato di rappresentanza. Anche se i delegati espressero la loro fedeltà al sultano-califfo, si impegnarono soprattutto a mantenere l'integrità della nazione turca. Il Congresso Nazionale adottò il Patto Nazionale, che definì gli obiettivi del movimento nazionalista non suscettibili di compromessi. Tra i vari punti vi era la rinuncia delle pretese sulle province arabe, il principio dell’integrità di tutti i rimanenti territori ottomani abitati da una maggioranza musulmana turca, una garanzia per i diritti delle minoranze, la conservazione di Istanbul e degli stretti, e il rifiuto di qualsiasi restrizione sul piano politico, giudiziario, finanziario e dei diritti nazionali.
I negoziati tra il congresso nazionalista e il governo ottomano andarono avanti, ma senza alcun risultato. Atatürk si dimise dall’esercito una volta terminate le sue funzioni. La designazione di un capo del governo a Istanbul, considerata in sintonia con la causa nazionalista, portò un breve miglioramento nelle relazioni, ed il parlamento ottomano, che si riunì nel gennaio 1920, approvò il Patto Nazionale. In risposta a questi sviluppi, le forze di occupazione alleate sequestrarono edifici pubblici e rafforzarono le loro posizioni nella capitale, arrestarono e deportarono numerosi leader nazionalisti, e destituirono il parlamento.
Queste iniziative alleate portarono ad una rapida risposta da parte dei nazionalisti. Nel mese di aprile ad Ankara, in spregio del regime ottomano, fu convocata la Grande Assemblea Nazionale e Atatürk fu eletto suo presidente. La Legge Fondamentale per l’Organizzazione(conosciuta anche come la Legge Organica) fu adottata nel gennaio 1921. Con questa normativa, i nazionalisti proclamarono che la sovranità appartiene al popolo e che questa veniva esercitata a suo nome dalla Grande Assemblea Nazionale.
L'indipendenza
Il Trattato di Pace di Sèvres, firmato il 10 agosto 1920 da parte del governo imperiale, e che definiva nuovi confini dell'impero, fu denunciato dal nuovo governo. Il governo ad interim guidato da Mustafa Kemal tentò di recuperare le parti del territorio che erano state cedute dal trattato.
La giovane repubblica firma nel 1921 il Trattato di Kars, secondo questo trattato, l'Unione Sovietica ridava alla Turchia il territorio conquistato all'Impero Ottomano nel 1878, popolato da tribù armene e curde, la quale si impegnava insieme all'Unione Sovietica a mettere fine alle velleità indipendentiste dei popoli del Caucaso. Nello stesso periodo, il movimento nazionalista iniziò la Guerra greco-turca per recuperare le coste occidentali dell'Anatolia. Infine, nella zona sud, in Cilicia (Tarso) riesce ad impedire la creazione di una regione autonoma armena sotto protettorato francese, (come invece era stato stabilito nel Trattato di Sèvres)
Conformemente alle richieste degli alleati, i membri del governo ottomano coinvolti nella deportazione degli armeni di Anatolia in Libano e del genocidio armeno erano stati assicurati alla giustizia e condannati, ma il governo non accettò di ritenersi responsabile di un reato commesso sotto il precedente regime. Questo è l'inizio di una controversia storica e politica che dura tutt'oggi.
Il 24 luglio 1923, il Trattato di Losanna, firmato tra il governo di Mustafa Kemal e Regno Unito, Francia, Italia, Giappone, Grecia e Jugoslavia, ridefinisce i confini della Turchia e annulla il Trattato di Sèvres. Col nuovo trattato viene eliminata l'opzione di un Kurdistan indipendente e vengono anche eliminate le restrizioni riguardanti le forze armate da parte degli alleati. Sebbene Mustafa Kemal avesse proclamato la laicità dello Stato turco, il Trattato di Losanna, prevedeva una "pulizia etnica" per "evitare futuri conflitti": circa tre milioni di persone, i cristiani ortodossi in Turchia dovettero migrare in Grecia, mentre un mezzo milione di musulmani abitanti in Grecia migrarono in Turchia senza considerazioni etniche (la maggior parte erano pomacchi di lingua bulgara). Dei tre milioni di "Roumi" (nome turco degli ortodossi), la metà in realtà non andò in Grecia, non in grado di ospitarne tanti, ma negli gli Stati Uniti.
Il sultanato fu abolito il 1 ° novembre 1922.
Il 29 ottobre 1923, fu proclamata la Repubblica di Turchia e Kemal fu subito eletto Presidente.
Il periodo Kemalista (1923-1938)
Politica Interna
Mustafa Kemal era stato parte del movimento dei Giovani Turchi. Egli era anticlericale e in favore di un forte nazionalismo, il suo modello di riferimento trovava radici nell'illuminismo. Egli aveva l'ambizione di creare una moderna forma di civiltà turca. I suoi metodi erano basati su volontarismo e populismo: "con il popolo, per il popolo"; una società unita/unica, senza lotte di classe, ma soprattutto Turca.
Durante tutto il periodo e anche oltre, l'esercito rimase il pilastro della nazione e la scuola fu riformata in modo da essere laica, gratuita e obbligatoria. La nuova capitale fu posta ad Ankara, scelta a scapito di Istanbul(due volte capitale imperiale: Impero Romano d'Oriente ed Impero Ottomano). La lingua fu riformata nello stile e nell'alfabeto: l'Alfabeto ottomano di origine araba venne sostituito dall'alfabeto latino nel 1928. Nello stesso periodo la storia venne riscritta per dare radici di alla nazione, e legarla all'occidente.
In politica estera, Kemal si impegnò alla neutralità. Risolse nel 1933 un contenzioso con la Grecia, e il caso Sandzak di Alessandretta del 1938 per la restituzione alla Turchia di un territorio precedentemente affidato ai francesi e annesso al loro protettorato in Siria.
Dalla rivoluzione del 1908, le donne ne uscirono rinforzate. Nel 1919 furono adottate misure per cambiare lo status delle donne: la parità con gli uomini fu riconosciuta nel codice civile, il matrimonio civile obbligatorio, fu introdotto il divieto di poligamia, vietato il ripudio e l'uso del velo, l'iscrizione a scuola obbligatoria per le bambine, l'assunzione di donne in vari posti di lavoro e così dicendo. Nel 1934 fu riconosciuto alle donne il diritto di votare e nel 1935 furono elette delle donne al parlamento turco.
La Turchia kemalista era risolutamente laica. Il califfato fu eliminato il 3 marzo 1924. Questo gesto fu considerato come un sacrilegio da parte del mondo arabo-musulmano. Nel 1928, l'Islam non era più la religione di Stato e, nel 1937, il secolarismo venne sancito nella Costituzione. Fu adottato il calendario gregoriano, e la Domenica divenne il giorno settimanale di riposo. Proseguendo la secolarizzazione delle leggi cominciata nel 1839 dalle Tanzimat (riforme) dell'Impero Ottomano, il regime kemalista adottò nel 1926, un codice civile sulla base del codice svizzero, un codice penale sulla base del codice italiano e un codice commerciale basato su quello Codice tedesco. L'anticlericalismo del regime era pronunciato, ma lo spiritualismo musulmano non fu mai completamente abbandonato. L'Islam e le altre religioni erano inoltre controllate attraverso l'Organo per la Direzione degli affari religiosi, creato nel 1924.
Rispettivamente nel 1925, 1930 e 1937, vi furono delle rivolte curde severamente represse. L'8 luglio 1937, la Turchia, l'Iraq, l'Iran e l'Afghanistan firmarono il Trattato di Sa'dabad che prevedeva tra l'altro il coordinamento della lotta contro la "sovversione" curda.
Politica Estera
La politica estera di Atatürk, aveva come oggetto principale la conservazione dell'indipendenza e dell'integrità della nuova repubblica, fu una politica attenta, prudente, e di successo. Secondo le parole di Atatürk "pace a casa e pace all'estero". Questo orientamento, la cui osservanza era necessario per la stabilizzazione della nazione, divenne la pietra angolare della politica estera turca.
Entro la fine del 1925, erano stati firmati trattati di amicizia con quindici paesi. Tra questi, uno trattato ventennale di amicizia e di neutralità con l'Unione Sovietica che rimase in vigore fino all'abrogazione unilaterale da parte dell'Unione Sovietica nel 1945. Successivamente la Turchia aderì al Patto dei Balcani con Grecia, Romania, Jugoslavia per contrastare la politica estera più aggressiva dell'Italia fascista nei balcani e l'effetto di una potenziale allineamento bulgaro con la Germania nazista. Infine da ricordare l'adesione nel 1937 della Turchia ad un patto di non-aggressione con l'Afghanistan, Iraq e Iran.
Dal 1938 al 1945
Atatürk morì il 10 novembre 1938. Dopo la morte il corpo fu trasportato temporaneamente ad Ankara e dopo, nel 1953, portato in un mausoleo su di una montagna nei pressi della capitale. La stabilità della nuova repubblica è evidente se si osserva la tranquillità della successione presidenziale. Il giorno dopo la morte di Atatürk infatti, la Grande Assemblea Nazionale elesse il suo principale luogotenente, İsmet İnönü presidente, mentre Celal Bayar, che nel 1937 era succeduto a Inönü come Primo Ministro, continuava a ricoprire quella carica.
La Turchia di İnönü, durante la Seconda guerra mondiale decise di mantenere una politica di stretta neutralità a meno che i suoi interessi vitali non fossero stati minacciati, così il 18 giugno 1941, quattro giorni prima dell'invasione tedesca dell'Unione Sovietica, firmò un trattato di non aggressione con la Germania nazista. I successi delle forze dell'Asse aumentarono la simpatia verso queste anche nei circoli ufficiali[6]. Nonostante ciò la Turchia non permise mai a navi, aerei o navi di passare per i territorio o le acque del proprio stato, e la Convenzione di Montreux (riguardante il passaggio per gli stretti e le acque territoriali), fu applicato in modo scrupoloso.
La Turchia ruppe le relazioni diplomatiche con la Germania nell'Agosto del 1944 e nel febbraio del 1945 dichiarò guerra a Germania e a Giappone[7], condizione necessaria per partecipare alla Conferenza di San Francisco dell'Aprile 1945, dalla quale nacque l'ONU e della quale la Turchia risultò così il cinquantesimo membro.
Periodo multipartitico (1946-1960)
Il vero periodo multipartitico inizia con le elezioni del Partito Democratico . Il governo di Adnan Menderes all'inizio fu molto popolare allentando la stretta sull'Islam e favorito dal boom economico. Durante l'ultima metà degli anni '50 tuttavia l'economia iniziò a declinare e il governo introdusse la censura per reprimere il dissenso. Il governo fu flagellato da alta inflazione e da un grosso debito. Il 27 maggio 1960 il generale Cemal Gürsel fece un colpo di Stato rimuovendo Celal Bayar e il primo ministro Menderes, che fu giustiziato poco dopo. Il sistema ritornò sotto il controllo civile nell'ottobre 1961.
Il periodo multipartitico
La Carta delle Nazioni Unite fu approvata dalla Grande Assemblea Nazionale nell’agosto 1945, ma durante l'estate il dibattito sulla questione portò la Turchia al primo grande conflitto politico nazionale del dopoguerra. Una proposta fu inserita dal Primo Ministro Bayar, Adnan Menderes, e da altri due deputati del CHP che chiedevano modifiche nella legislazione turca per assicurare l'applicazione interna delle libertà e dei diritti che il governo aveva apparentemente accettato, accettando i principi della Carta delle Nazioni Unite. Quando la proposta non fu ammessa, i quattro sostenitori lasciarono il CHP e i loro posti nell’assemblea.
Nonostante il rifiuto della proposta di Menderes, il governo allentò i controlli rispetto al tempo di guerra e si mosso verso un’ulteriore democratizzazione del processo politico. Nel gennaio 1946 venne registrato il Partito Democratico (PD), guidato da Bayar e Menderes, che in seguito divenne il centro principale di opposizione al CHP. Le elezioni generali nel luglio del 1946 diedero 62 seggi su 465 al DP, dimostrando l'appello del nuovo partito. Anche se il DP rappresentava gli interessi delle imprese private e dell'industria, ricevette un forte sostegno anche nelle aree rurali.
Nelle elezioni generali del maggio 1950, circa l’88% di elettori su un totale di circa 8,5 milioni si recarono alle urne, dando al PD una enorme maggioranza. In assemblea, 408 posti andarono al PD e solo 69 al CHP, la cui posizione dominante ininterrotta fin dalla fondazione della Repubblica vide così un termine. Bayar fu eletto presidente della nuova assemblea, in sostituzione di Inönü, e Menderes venne nominato Primo Ministro. Come previsto, la politica economica del governo Menderes ridusse il ruolo dello Stato e incoraggiò l'iniziativa privata e gli investimenti esteri in sviluppo industriale.
Gli anni '70
Il 12 marzo 1971, i capi delle forze armate, guidati dal comandante Faruk Gürler, presentarono un memorandum al Presidente Sunay in cui si esigeva l'installazione di un "governo forte e credibile ". Il leader dell'esercito mise in guardia i funzionari civili che le forze armate sarebbero state obbligate nuovamente ad assumere l'amministrazione dello stato se il governo non avesse messo in atto le riforme economiche e sociali (compresa la riforma agraria) per frenare la violenza. Demirel si dimise il giorno stesso. Questo avvenimento fu chiamato il "colpo del memorandum".
Dopo la consultazione con Gürler e gli altri capi delle forze armate, Sunay chiese a Nihat Erim, un professore universitario e centrista del CHP, di formare un governo di "unità nazionale, al di sopra delle parti" che attirasse il sostegno dei principali partiti. Erim guidò il primo di una serie di deboli gabinetti che governarono la Turchia fino alle elezioni dell'ottobre 1973.
Una sessione congiunta della Grande Assemblea Nazionale fu convocata nel marzo 1973 per eleggere un successore al Presidente Sunay. Molti osservatori avevano ipotizzato che il generale Gürler, la cui candidatura godeva dell'aperto sostegno delle forze armate, sarebbe stato eletto senza una seria opposizione, ma Demirel era determinato a resistere a ciò che egli considerava una imposizione dei militari. L'AP nominò Tekin Ariburun, presidente del Senato, per opporsi Gürler. Dopo sette scrutini, Gürler e Ariburun si ritirarono. Quando il termine di Sunay il 28 marzo ebbe fine Ariburun, nella sua veste di presidente del Senato, divenne presidente. Il 6 aprile, deputati e senatori della Grande Assemblea Nazionale elessero come presidente Fahri Korutürk al quindicesimo scrutinio. Il nuovo presidente, un settanta anni, ammiraglio in pensione che aveva servito come membro indipendente del Senato dal 1968, aveva un legame diretto con Atatürk, il quale gli aveva conferito il nome di Korutürk: "Proteggere i turchi"
Nelle elezioni del 1973, Ecevit del CHP aumento il proprio sostegno di oltre 1 milione di voti promettendo la ridistribuzione della ricchezza attraverso la tassazione ed i servizi sociali, lo sviluppo rurale, la riforma fondiaria, la continuazione della direzione della attività economica da parte dello stato, e una generale amnistia per i prigionieri politici detenuti sotto la legge marziale. Tuttavia, avendo soltanto 185 seggi, il partito non riuscì ad ottenere una maggioranza in seno alla Grande Assemblea Nazionale. L'AP, che vide la sua quota di voti in calo del 30 per cento, mantenne solo 149 seggi. Un ampio segmento della sua ala destra gli fu preso dal MSP e dal Partito democratico, che ottennero rispettivamente 48 e 45 seggi. Il PRR, nata dalla fusione di gruppi centristi che si erano precedentemente staccati dalla CHP, vinsero 13 seggi. L'MHP ottenne solo 3 seggi.
La conseguenza più importante delle elezioni del 1973 fu che il Partito Democratico e il MSP mantennero l'equilibrio di potere nel parlamento, e divenne improbabile che qualsiasi coalizione di governo potesse essere formata senza la partecipazione di uno o di entrambi. I politici del Partito democratico risentivano fortemente dell'ingerenza dei militari. Il MSP era guidato da Necmettin Erbakan, che era stato il leader del partito reso illegale, Ordine Nuovo. L'MSP fu considerato come un riedizione del partito con un nome diverso. L'asse portante della politica dell'MSP fu il ripristino della legge e pratica islamica in Turchia. Il partito ottenne anche un miglioramento delle relazioni con altri paesi musulmani e meno affidamento sull'Occidente, ma fu anche ardentemente anticomunista. L'MSP sostenne tra l'altro l'elezione diretta del presidente e il rafforzamento dell'autorità esecutiva. Infine si oppose alla politica economica liberale, favorita dalla AP, ma sostenne nel contempo il diritto alla proprietà privata.
Nel gennaio 1974, Ecevit, il leader del partito fondato da Atatürk, raggiunse un accordo con Erbakan, il capo del partito islamico promotore del risveglio religioso, a partecipare ad un governo di coalizione in cui Erbakan sarebbe stato il Vice Primo Ministro di Ecevit. Nel settembre l'MSP fu tirato fuori dalla coalizione. Ecevit rimase primo ministro a capo di un altro governo, mentre Korutürk invano cercò di stimolare l'interesse di Demirel ad aderire con il CHP ad un governo di unità nazionale. Nel mese di novembre, Korutürk convinse Sadi Irmak, un anziano ed indipendente senatore, a presiedere un governo senza partito e a preparare il paese per delle rapide elezioni generali. Il fallimento di Irmak nell'ottenere un voto parlamentare di fiducia creò una crisi parlamentare che lasciò la Turchia senza una governo stabile basato sulla maggioranza per più di un anno, durante il quale le condizioni economiche continuarono a deteriorarsi, provocando disordini in tutto il paese. Verso la fine del 1974, quattro dei cinque partiti di centro destra nella Grande Assemblea nazionale - AP, MSP, MHP, PRR - formarono un blocco di opposizione, chiamato Fronte Nazionale. Nel marzo 1975, il Fronte Nazionale unì partiti di minoranza in un governo di coalizione sotto Demirel. Nonostante la sua inefficacia, la coalizione del Fronte Nazionale riuscì a combattere per due anni, mantenendo una sottile maggioranza parlamentare dipendente dal sostegno degli indipendenti.
Dagli anni '80 a oggi
Nel 1984, sotto il Primo Ministro Ecevitin vinse la coalizione del National Salvation Party. La Turchia procedette all'invasione di Cipro. Negli anni successivi una scena politica sempre più frantumata e un lento sviluppo dell'economia portarono al crescere di violenze tra gli ultranazionalisti e comunisti. Così nel 1980 un nuovo colpo di stato del Generale Kenan Evren riprese il controllo della situazione e nel giro di due anni il potere fu ridato nelle mani dei civili.
Il sistema politico fu governato allora dal partito unico di Turgut Özal, Partito della Madrepatria, che combinò un programma di sviluppo economico insieme a valori tradizionali. Sotto la guida di Özal l'economia conobbe un forte sviluppo convertendo città come Gaziantep in grossi centri di sviluppo. D'altra parte, furono fatte delle riforme amministrative contro il terrorismo che portarono all'instaurazione dello stato di emergenza nel 1983 e allo stabilimento nel 1985 del delle guardie di villaggio, milizie locali paramilitari che dovevano combattere contro il PKK, un gruppo indipendentista curdo. Dal luglio 1987, il sud-est del paese fu dichiarato zona di emergenza, condizione che è andata avanti fino al 2002.
Agli inizi degli anni '90 ritornò l'instabilità politica. Le elezioni del 1995 portarono a una coalizione di breve durata tra l'ANAP di Yılmaz e il True Path Party di Tansu Çiller. Nel 1997,i militari, criticando il supporto del governo a politiche religiose, mandarono un memorandum al primo ministro Necmettin Erbakan chiedendogli di dare le dimissioni. Questo fu una sorta di colpo di stato post-moderno. Dopo questo il Partito del Welfare (RP) fu censurato rinacque come il Partito della Virtù (FP). Un nuovo governo fu formato dall'ANAP. Le elezioni del 2002 hanno portato al potere il Partito per la Giustizia e lo Sviluppo (AKP) che ha vinto anche nelle elezioni del 2007.
Le minoranze nella storia
Il desiderio del governo kemalista era quello di avere una Turchia etnicamente e religiosamente omogenea, poiché vedeva nella presenza di varie nazionalità una debolezza, che sarebbe stata utilizzata dai britannici per dividere e distruggere la Repubblica. Nelle regioni e grandi città costiere, i turchi erano in minoranza come ad Istanbul, in Tracia e nelle province orientali. La Turchia aveva molte minoranze ereditate dall'Impero Romano d'Oriente: armeni, ebrei, albanesi e greci ortodossi chiamati in turco con nome di "Roumi" (a differenza dei greci in Grecia, chiamati Yunan). Sebbene indoeuropei d'origine, i curdi non erano considerati come una minoranza, ma come turchi della montagna. I curdi parlano un dialetto persiano e sono musulmani sunniti come la maggior parte dei turchi, a differenza degli iraniani(sciiti).
I curdi si opposero al governo di Ankara che decise di porre fine della loro vita patriarcale, feudale e religiosa. Furono in uno stato di tensione ed insurrezione incessante dal 1921 al 1926. Il Regno Unito, a sua volta incoraggiò i ribelli curdi alla rivolta e fornì loro le armi e i fondi.
Una grande rivolta curda guidata da Sheikh Said scoppiò nel 1924. Condusse la tribù curde su Elazığ, Maras e Bitlis e fece affiggere sui muri di Diyarbakir manifesti recenti le seguenti frasi: "Abbasso la Repubblica! Viva il Sultano-Califfo!". La rivolta era sostenuta anche da una società segreta islamica e vari giornalisti. Mustafa Kemal quindi decise di inviare nove divisioni in Kurdistan e diede ordine ai suoi soldati di reprimere gli insorti. Poi inviò i giudici, dichiarò l'indipendenza dei tribunali e istituì la Corte marziale. Molte delle esecuzioni avvennero in carcere, mentre quarantasei leader furono impiccati nella piazza principale di Diyarbakir. Il governo di Ankara così facendo voleva scoraggiare la rivolta.
Kemal decise anche di eliminare i dervisci itineranti, sette religiose, conventi e confraternite accusate di sostenere la ribellione curda.
Minoranze sono tutt'oggi presenti in Turchia: armeni e greci di Istanbul, ebrei, assiro-caldei e curdi. Questi gruppi tuttavia rappresentano una percentuale molto ridotta della popolazione.
Cronologia
- 1920 Fondata l'Assemblea Nazionale Turca, Mustafa Kemal è il Presidente
- 1922 1 novembre - Abolizione del Sultanato
- 1923 24 luglio - Firma del Trattato di Losanna. 29 ottobre - È proclamata la Repubblica di Turchia e la capitale è fissata ad Ankara
- 1924 3 marzo - Abolizione del Califfato. 20 aprile - Adottata la nuova costituzione. Chiuse le scuole religiose tradizionali
- 1925 Abolita la confraternita dei dervisci. 25 novembre - Una legge vieta il velo islamico.
- 1927 Primo censimento sistematico
- 1934 Diritto di voto per le donne
- 1938 Morte di Mustafa Kemal
- 1945 Dichiarazione di guerra alla Germania ed entrata nell'ONU
- 1952 Entrata nella NATO
- 1960 Colpo di stato militare
- 1961 Nuova costituzione
- 1983 Turgut Ozal diviene nuovo Primo Ministro
- 1996 Unione doganale coi paesi dell'UE
Note
- ^ Congress of Paris Facts, information, pictures | Encyclopedia.com articles about Congress of Paris
- ^ Testo del Trattato di Parigi del 1856: http://books.google.com/books?id=6ygCAAAAYAAJ&dq=%22Histoire+du+Congr%C3%A8s+de+Paris
- ^ Henry Bogdan, Storia dell'Europa dell'Est, pp.108
- ^ (EN) Testo del Trattato di pace di Santo Stefano con gli allegati dei confini delle nazioni interessate.
- ^ Nella dichiarazione disse:"The future of the nation will be determined again by the decision of the nation. Whatever the decision of the nation, it will appear at the General Congress to be assembled in Sivas", ritirato il 5 Feb. 2009, http://www.diplomat.com.tr/sayilar/s6/sayfalar/s6-5.htm
- ^ Secondo alcuni documenti İnönü era convito della vittoria della Germania
- ^ Questa fu una dichiarazione di guerra simbolica, dal momento che non ci furono truppe turche in battaglia.
Bibliografia
- Albert Hourani, Storia dei popoli arabi, ISBN 88-04-43189-X
- Ira M. Lapidus, Storia delle società islamiche, ISBN 88-06-15672-1
- Antonello Biagini, Storia della Turchia contemporanea, ISBN 88-45-24461-X
- Ennio Di Nolfo, Storia delle Relazioni Internazionali, Laterza, 2005. ISBN 88-420-6001-1
- Pagine della Biblioteca del Congresso Turkey : Country Studies - Federal Research Division, Library of Congress
- Una raccolta di documenti sulla Prima Guerra Mondiale Turkey in the First World War - Documents
- Gérard Dédéyan, Storia degli armeni, Guerini e associati, ISBN 88-83-35281-5
- David McDowall, A modern history of the kurds, ISBN 1-85043-416-6
- Roderic H.Davison, Turkey A short history, ISBN 0-906719224
- Zurcker Erick J., Storia della Turchia, ISBN 88-60-36137-0