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Giovanni di Capua | |
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Giovanni di Capua soccorre il re Ferrandino d'Aragona disarcionato nel corso della battaglia di Seminara. Opera di un autore anonimo del XIX secolo. | |
Nascita | 1465 circa |
Morte | Seminara, 28 giugno 1495 |
Cause della morte | Morto in battaglia |
Dati militari | |
Paese servito | Regno di Napoli |
Forza armata | Mercenari |
Grado | Condottiero |
Guerre | Prima guerra italiana (1494-1495) |
Battaglie | Battaglia di Seminara (1495) ed altre |
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Giovanni di Capua (1465 circa – Seminara, 28 giugno 1495) è stato un condottiero italiano.
Biografia
Appartenente alla famiglia nobile dei Di Capua, Giovanni era il figlio di Francesco di Capua, 7º conte d'Altavilla, ed Elisabetta Conti, e fratello di Andrea, 1º duca di Termoli[1].
Poche sono le informazioni sulla sua vita e sconosciuta è la sua stessa data di nascita, da collocarsi comunque intorno al 1465, in quanto Giovanni parrebbe essere stato coetaneo del re del Regno di Napoli Ferrandino d'Aragona e suo paggio sin dall'infanzia[2].
Lo storico Francesco Guicciardini, parlando di lui, ci informa che egli era stato nella propria giovinezza molto amato dal re Ferrandino e lo addita ad esempio di "preclarissima fede e amore" nei confronti del proprio sovrano, poiché fu proprio per salvare la vita di quest'ultimo, in un episodio che lo rese famoso, che Giovanni perdette la propria[3].
Accadde infatti che nel corso della battaglia di Seminara del 28 giugno 1495 Ferrandino, il quale essendo "zovene animoxo"[4] combatteva "con egregio animo"[5] contro gli invasori, si spinse troppo in mezzo ai nemici e venne a scontro diretto col comandante delle truppe francesi Robert Stuart d'Aubigny, il quale riuscì ad uccidere la cavalcatura che egli stava montando. Il re cadde di conseguenza a terra e sarebbe senz'altro stato sopraffatto dai nemici se, vedendolo in pericolo di vita, Giovanni non fosse subito smontato dal proprio destriero e glielo avesse offerto esortandolo a salvarsi la vita[3].
Al re che, amareggiato per il suo sacrificio, si mostrava esitante, Giovanni avrebbe risposto: «in me si perde un nonnulla, nel re si guadagna la vita e la salute di tutto un popolo»[6].
Ferrandino ebbe così salva la vita e Giovanni, rimasto appiedato, fu subito ucciso dai nemici. Addolorato dalla perdita del caro amico, il re volle allora ricompensare suo fratello Andrea col ducato di Termoli[7].
Il suo eroico gesto lo consegnò, nonostante la breve vita, ad una gloria immortale[8].
Note
- ^ Famiglia di Capua, su nobili-napoletani.it.
- ^ Giovanni Eyveau, Storia moderna dalla scoperta dell'America al trattato di Cateau-Cambrésis (1492-1559), G. Gallizio Editore, 1999, p. 143.
- ^ a b Francesco Guicciardini, Istoria d'Italia, ristampa anastatica, 1819, p. 226.
- ^ Bernardino Zambotti, Diario Ferrarese dall'anno 1476 sino al 1504.
- ^ Domenico Spanò Bolani, Storia di Reggio di Calabria da' tempi primitivi sino all'anno di Cristo 1797, vol. 1, Napoli, Stamperia e cartiere del Fibreno, 1857, p. 252.
- ^ Sigismondo Conti, Le storie de' suoi tempi dal 1475 al 1510, vol. 1, Roma, ristampa anastatica, 1883, p. 153.«in mea animula parva iactura est, in regum vita multorum populorum vita, salusque continetur»
- ^ Francesco Granata, Storia civile della fedelissima città di Capua, Bologna, Arnaldo Forni Editore, 1752, p. 58.
- ^ Sigismondo Conti, Le storie de' suoi tempi dal 1475 al 1510, vol. 1, Roma, ristampa anastatica, 1883, p. 153.«dignus certe qui pro brevi vita aeternam laudem consequatur»