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I suoi due principali luoghi di culto erano il tempio E-kishnugal ad Ur nel sud della Mesopotamia e un santuario ad Ḥarrān (حرّان, per i romani [[Carre (città)|Carre]]) nel nord. |
I suoi due principali luoghi di culto erano il tempio E-kishnugal ad Ur nel sud della Mesopotamia e un santuario ad Ḥarrān (حرّان, per i romani [[Carre (città)|Carre]]) nel nord. |
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In Ur si chiamava E-gish-shir-gal (cuneiforme: 𒂍𒄑𒋓𒃲 e2-gish-shir-gal, "casa della grande luce"), ed è lì che si sviluppa il ruolo della sacerdotessa En. Era un titolo molto potente nelle mani di una principessa, il caso più notevole, Enheduanna, figlia del re Sargon di Akkad, ed era la principale carica di culto associata al culto di Nanna / Sin.<ref>{{Cita web|url=https://repository.upenn.edu/dissertations/AAI8603645/|titolo=Hall, M. D. "A Study of Sumerian god Nanna/Suen" Phd thesis, University of |
In Ur si chiamava E-gish-shir-gal (cuneiforme: 𒂍𒄑𒋓𒃲 e2-gish-shir-gal, "casa della grande luce"), ed è lì che si sviluppa il ruolo della sacerdotessa En. Era un titolo molto potente nelle mani di una principessa, il caso più notevole, Enheduanna, figlia del re Sargon di Akkad, ed era la principale carica di culto associata al culto di Nanna / Sin.<ref>{{Cita web|url=https://repository.upenn.edu/dissertations/AAI8603645/|titolo=Hall, M. D. "A Study of Sumerian god Nanna/Suen" Phd thesis, University of Pennsylvania, 1985, p. 227}}</ref> |
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Sin aveva anche un santuario ad Harran, chiamato E-jul-jul (cuneiforme: 𒂍𒄾𒄾 e-ḫul-ḫul, "casa della gioia"). Il culto al dio della luna si estese ad altri centri, così i templi a lui dedicati si trovano in tutte le grandi città di Babilonia e Assiria. Un santuario per Sin con iscrizioni siriache che invocano il suo nome risale ai secoli 2 ° e 3 ° si trovano in Sumatar Harabesi nelle montagne Tektek, non lontano da Harran e Edessa, perché era il migliore dei suoi combattenti. |
Sin aveva anche un santuario ad Harran, chiamato E-jul-jul (cuneiforme: 𒂍𒄾𒄾 e-ḫul-ḫul, "casa della gioia"). Il culto al dio della luna si estese ad altri centri, così i templi a lui dedicati si trovano in tutte le grandi città di Babilonia e Assiria. Un santuario per Sin con iscrizioni siriache che invocano il suo nome risale ai secoli 2 ° e 3 ° si trovano in Sumatar Harabesi nelle montagne Tektek, non lontano da Harran e Edessa, perché era il migliore dei suoi combattenti. |
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Anticamente la regione del [[Monte Sinai (Bibbia)|Monte Sinai]] era una delle sedi del culto di questo dio; "Sinai" lo si potrebbe tradurre quindi con "monte di Sin" oppure "territorio di Sin" |
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Versione delle 18:01, 5 nov 2020
Sin (in Akkadico: 𒂗𒍪 Su'en, Sîn) o Nanna (Sumerico: 𒀭𒋀𒆠 DŠEŠ.KI, DNANNA) chiamato anche "divina falce di luna", era il dio lunare della mitologia babilonese, nonché protettore del ciclo lunare e degli elementi naturali connessi. Le due principali sedi di culto erano ad Ur ed a Carre, benché in Mesopotamia si trovino moltissimi templi dedicati al dio a causa della sua antichissima venerazione.
Fu anche un antico dio protettore dei pastori. Durante il periodo in cui Ur esercitava la supremazia sulla valle dell'Eufrate (tra il 2600 e il 2400 a.C.), Sin era considerato il dio supremo del pantheon. Fu allora che venne designato come "padre degli dei", "capo degli dei" o "creatore di tutte le cose".
Sīn era anche il nome del dio pre-islamico della luna e le ricchezze venerate ad Hadhramaut.[1]
Era chiamato anche "Colui il quale cuore non può essere letto" e si diceva che "riuscisse a vedere più lontano di tutti gli dei". Si racconta che, ogni luna nuova, gli dei si riuniscono in consiglio da lui per farsi fare delle predizioni sul futuro.
Nome
Il significato originale del nome Nanna è sconosciuto. La prima ortografia trovata in Ur e Uruk è DLAK-32.NA (dove NA deve essere inteso come complemento fonetico). Il nome di Ur, compitato (cuneiforme: 𒋀𒀕𒆠) LAK-32.UNUGKI = URIM2KI, è esso stesso derivato dal théonymon e significa "la dimora (UNUG) di Nanna (LAK-32)".
Il segno pre-classico LAK-32 crolla più tardi con ŠEŠ (l'ideogramma per "fratello"), e la classica grafia sumera è DŠEŠ.KI, con la lettura fonetica na-an-na. Il termine tecnico per la falce di luna potrebbe anche riferirsi alla divinità, (cuneiforme: 𒀭𒌓𒊬 DU4.SAKAR. Più tardi, il nome è scritto logograficamente come DNANNA.
Il dio semitico della luna Su'en / Sin è in origine una divinità separata dalla Sumera Nanna, ma dal periodo dell'impero accadico i due subiscono la sincretizzazione e vengono identificati. L'occasionale grafia assira di DNANNA-ar DSu'en-e è dovuta all'associazione con l'accidentale na-an-na-ru "illuminatore, lampada", un epiteto del dio della luna. Il nome del dio lunare assiro Su'en / Sîn è solitamente scritto come DEN.ZU, o semplicemente con il numero 30, (cuneiforme: 𒀭𒌍 DXXX)[2].
Caratteristiche di Sin
Sua moglie era Ningal ("Grande Signora"), con lei generò Utu / Shamash (il dio del Sole) e Inanna / Ishtar (la dea del pianeta Venere). La tendenza a centralizzare i poteri dell'universo porta all'istituzione della dottrina di una triade composta da Sin / Nanna e dai suoi figli. I loro simboli erano rispettivamente la mezza luna (Sin), la stella ad otto punte (Ishtar/Inanna) e il disco solare (Utu/Shamash). Questa triade chiamata "Triade sacra" o "Triade semitica" fu incorporata nel Pantheon mesopotamico durante il periodo accadico (2200-2100 a.C.). Dall'unione con Nigal nacque un terzo figlio: Ishkur.
Nei sigilli cilindrici, Sin è rappresentato come un vecchio con la barba di lapislazzuli e il simbolo della mezza luna. Nel sistema teologico-astrale è rappresentato dal numero 30 e dalla luna. Questo numero si riferisce probabilmente al numero medio di giorni (correttamente circa 29,53) in un mese lunare, misurato tra le successive nuove lune. Altre rappresentazioni lo vedono cavalcare un toro alato. Come la luna e treppiede (che potrebbe essere una lampada antica), il toro faceva parte dei suo simboli, gli fu attribuito a causa di suo padre, Enlil, chiamato "Toro del cielo".
Alcune fonti lo considerano anche il padre di Ereshkigal, dea della terra di non ritorno, degli inferi e della morte.
Per la mitologia sumera, governa il passaggio dei mesi ed è il dio che controlla le maree, i cicli mestruali e, in generale, i processi ciclici associati alla luna o al mese lunare.
Un importante testo sumero ("Enlil e Ninlil")[3] parla della discesa di Enlil e Ninlil, incinta di Nanna, negli inferi. Lì, ci sono tre "sostituzioni" per permettere l'ascesa di Nanna. La storia mostra alcune somiglianze con il testo noto come "La discesa di Inanna".
Luoghi di Culto
I suoi due principali luoghi di culto erano il tempio E-kishnugal ad Ur nel sud della Mesopotamia e un santuario ad Ḥarrān (حرّان, per i romani Carre) nel nord.
In Ur si chiamava E-gish-shir-gal (cuneiforme: 𒂍𒄑𒋓𒃲 e2-gish-shir-gal, "casa della grande luce"), ed è lì che si sviluppa il ruolo della sacerdotessa En. Era un titolo molto potente nelle mani di una principessa, il caso più notevole, Enheduanna, figlia del re Sargon di Akkad, ed era la principale carica di culto associata al culto di Nanna / Sin.[4]
Sin aveva anche un santuario ad Harran, chiamato E-jul-jul (cuneiforme: 𒂍𒄾𒄾 e-ḫul-ḫul, "casa della gioia"). Il culto al dio della luna si estese ad altri centri, così i templi a lui dedicati si trovano in tutte le grandi città di Babilonia e Assiria. Un santuario per Sin con iscrizioni siriache che invocano il suo nome risale ai secoli 2 ° e 3 ° si trovano in Sumatar Harabesi nelle montagne Tektek, non lontano da Harran e Edessa, perché era il migliore dei suoi combattenti.
A Babilonia aveva anche un altro tempio chiamato E-Tur-Kalam-Ma.
Nel 1789 a. C. Hammurabi costruì un trono per adorare Sin.
Historia Augusta
L'Historia Augusta riporta che l'imperatore romano Caracalla venne assassinato nel 217 mentre era diretto a Carre per venerare Lunus. Lo stesso autore riporta l'opinione diffusa nella regione secondo cui colui che avesse venerato la divinità lunare riferendosi ad essa al femminile, sarebbe stato soggetto alla volontà delle donne; mentre chi si fosse riferito ad essa al maschile, avrebbe dominato la propria vita.[5][6] Sebbene alcuni studiosi hanno suggerito che Lunus possa essere la forma latinizzata di Men, altri l'hanno associato più solidamente al dio Sin.[5]
Monte Sinai
Anticamente la regione del Monte Sinai era una delle sedi del culto di questo dio; "Sinai" lo si potrebbe tradurre quindi con "monte di Sin" oppure "territorio di Sin"
Note
- ^ Manfred Lurker (2015). A Dictionary of Gods and Goddesses, Devils and Demons. Routledge. p. 227., su books.google.it.
- ^ Ebeling, Erich, 1886-1955,, Meissner, Bruno, 1868-1947, e Weidner, Ernst F. (Ernst Friedrich), 1891-1976,, Reallexikon der Assyriologie, ISBN 9783110148091, OCLC 23582617.
- ^ Enlil e Ninlil (inglese), su etcsl.orinst.ox.ac.uk.
- ^ Hall, M. D. "A Study of Sumerian god Nanna/Suen" Phd thesis, University of Pennsylvania, 1985, p. 227, su repository.upenn.edu.
- ^ a b (EN) Aelius Spartianus, The Life of Antoninus Caracalla, su Historia Augusta. URL consultato il 3 aprile 2009.
- ^ (LA) Aelius Spartianus, Vita Antonini Caracallae, su Historia Augusta. URL consultato il 3 aprile 2009.
Bibliografia
- Luigi Cagni, La religione della Mesopotamia, in "Storia delle religioni. Le religioni antiche", Laterza, Roma-Bari 1997, ISBN 978-88-420-5205-0
Altri progetti
- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Sin
Collegamenti esterni
- Ancient Mesopotamian Gods and Goddesses: Nanna/Suen/Sin (god)
- Tamara M. Green, The City of the Moon God: Religious Traditions of Harran. E.J. Brill, Leiden, 1992, 232 pages. ISBN 90-04-09513-6
- The Ur and Harran Latitudes, and Göbekli Tepe