La sindrome di prisonizzazione o prigionizzazione consiste in un insieme di sintomi e segni clinici, derivati dalla detenzione in carcere, che costituiscono un processo di spersonalizzazione, di demolizione della propria immagine, di annichilimento dell'autostima. Tale sindrome fu individuata nel 1940 dallo scienziato sociale Donald Clemmer[1].
La spersonalizzazione interviene quando si assimilano valori che governano ogni aspetto della vita dell'istituzione, abbandonando in tal modo la propria identità, in quanto è operato un vero e proprio inghiottimento del singolo in una realtà talmente forte e totalizzante, che non lascia scampo.[2]
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ Clemmer D., La comunità carceraria, in Carcere e società liberale, (a cura di Santoro E.), Giappichelli, Torino, 1997.
- ^ Sindrome di prisonizzazione, su scirokko.it. URL consultato il 20 febbraio 2019 (archiviato dall'url originale il 20 febbraio 2019).
Voci correlate
[modifica | modifica wikitesto]Collegamenti esterni
[modifica | modifica wikitesto]- Roberta Porchetti, Il carcere:rischio prisonizzazione e prospettive di recupero sociali, su onap-profiling.org. URL consultato il 5 novembre 2019.
- Vita carceraria e processi di “Prisonizzazione”, su stateofmind.it. URL consultato il 5 novembre 2019.