Plateosaurus | |
---|---|
Scheletro completo di P. engelhardti, in mostra alla sezione paleontologica del MuSe di Trento, Italia | |
Intervallo geologico | |
Stato di conservazione | |
Fossile | |
Classificazione scientifica | |
Dominio | Eukaryota |
Regno | Animalia |
Phylum | Chordata |
Subphylum | Vertebrata |
Classe | Sauropsida |
Superordine | Dinosauria |
Ordine | Saurischia |
Sottordine | Sauropodomorpha |
Clado | Plateosauria |
Famiglia | Plateosauridae |
Genere | Plateosaurus von Meyer, 1837 |
Sinonimi | |
| |
Specie | |
|
Plateosaurus è un genere estinto di dinosauro plateosauride vissuto nel Triassico superiore, circa 214-204 milioni di anni fa, in quella che oggi è l'Europa. Plateosaurus è considerato un rappresentante arcaico dei sauropodomorfi (il grande gruppo di dinosauri comprendenti anche i grandi sauropodi del Mesozoico, come Apatosaurus). Nonostante siano state istituite varie specie, a partire dal 2011, sono riconosciute solo due specie: la specie tipo P. engelhardti, vissuta dalla fine del Norico fino al Retico, e la più antica P. gracilis, vissuta nei primi del Norico. La maggior parte delle altre presunte specie assegnate al genere sono state assegnate ad una di queste due specie o ad altri plateosaridi. Allo stesso modo, ci sono una pletora di sinonimi (nomi duplicati non validi) a livello del genere.
Scoperto nel 1834 da Johann Friedrich Engelhardt e descritto solo tre anni dopo da Hermann von Meyer, il Plateosaurus è stato il quinto genere di dinosauro il cui nome è tuttora considerato valido. Sebbene fosse stato descritto in precedenza da Richard Owen fu affiliato all'interno di Dinosauria solo nel 1842, e non fu uno dei tre generi utilizzati da Owen per definire il gruppo, poiché all'epoca si conosceva ancora troppo poco sull'animale. Oggi invece è uno dei dinosauri meglio conosciuti dalla scienza: sono stati trovati più di 100 scheletri, alcuni di loro quasi completi. L'abbondanza dei suoi fossili in Svevia e in Germania, gli ha valso il soprannome di Schwäbischer Lindwurm (parola sveva per Lindworm).
Plateosaurus era un erbivoro bipede dotato di una piccola testa posta in cima ad un lungo collo flessibile. La bocca era armata da grossi e taglienti denti adatti alla frantumazione del materiale vegetale di cui si nutriva. Il corpo era forma di botte ed era sorretto da massicce zampe posteriori, mentre gli arti anteriori erano più corti ma ugualmente muscolosi e dotati di tre dita armate di grossi artigli probabilmente usati per la raccolta del cibo o per difesa. Insolito per un dinosauro, il Plateosaurus mostra una forte plasticità dello sviluppo: invece di avere dimensioni abbastanza uniformi negli adulti, gli individui completamente sviluppati raggiungevano una lunghezza compresa tra i 4,8 e i 10 metri (16 e i 33 piedi), per un peso tra i 600 e i 4.000 chilogrammi (1.300 e 8.800 libbre). Dai fossili si è dedotto che la vita media di questi animali si aggirava tra i 12 e i 20 anni, sebbene la durata massima della vita non è nota.
Nonostante la grande quantità e la qualità eccellente del materiale fossile, il Plateosaurus è stato per lungo tempo uno dei dinosauri più fraintesi di sempre. Molti ricercatori hanno proposto varie teorie che si sono poi scontrate con le evidenti prove geologiche e paleontologiche, ma che sono diventate il paradigma dell'opinione pubblica. Dal 1980, la tassonomia, la tafonomia, la biomeccanica e la paleobiologia di Plateosaurus sono state ristudiate nel dettaglio, alterando l'interpretazione della biologia dell'animale, la postura e il comportamento.
Descrizione
[modifica | modifica wikitesto]Plateosaurus aveva la tipica forma del corpo di un dinosauro bipede erbivoro: cranio piccolo, collo lungo e flessibile composta da 10 vertebre cervicali, un corpo tozzo e una lunga coda mobile composta da almeno 40 vertebre caudali.[1][2][3] Le braccia di Plateosaurus erano piuttosto brevi, anche rispetto alla media di prosauropodi. Tuttavia, erano molto muscolose e robuste, con mani adattate per afferrare gli oggetti in una potente presa.[3][4] La cintura scapolare era stretta (spesso disallineata nei supporti scheletrici),[4] con le clavicole che toccavano la linea mediana del corpo,[5] come negli altri sauropodomorphi basali.[6] Gli arti posteriori erano posti sotto il corpo, con le ginocchia e le caviglie leggermente flesse, mentre il piede era digitigrade, vale a dire che l'animale camminava sulle dita.[4][7] Le proporzioni tra la lunghezza complessiva della gamba e il metatarso dell'animale, indica che il Plateosaurus poteva correre relativamente velocemente sui suoi arti posteriori.[4][5][7][8] La coda del Plateosaurus era tipica dei dinosauri, molto muscolosa e con un'elevata mobilità.[4]
Il cranio di Plateosaurus era piccolo e stretto, rettangolare in vista laterale e quasi tre volte più lungo dall'alto. Vi era inoltre un'apertura temporale laterale sul retro del cranio. La grande orbita rotonda, la finestra anteorbitale e l'apertura delle narici hanno quasi le stesse dimensioni.[2][5][10] I denti erano piccoli e numerosi, a forma di foglia e disposti in batterie: nella premascella erano presenti da 5 a 6 denti, da 24 a 30 per ogni lato della mascella e da 21 a 28 per ogni lato della mandibola.[2][5][10] Le spesse corone dei denti a forma di foglia erano per metà seghettate ed erano adatte a schiacciare e sminuzzare il materiale vegetale.[2][5][10] La bassa posizione della mandibola dava ai muscoli masticatori una grande leva, indicando che Plateosaurus aveva un morso potente.[10] Queste caratteristiche suggeriscono che l'animale si nutriva principalmente e/o esclusivamente di piante.[10] Gli occhi erano rivolti ai lati, e non frontalmente, fornendo una visione a tutto tondo, utile per individuare potenziali predatori.[2][5][10] Alcuni scheletri conservano ancora l'anello sclerotico.[2][5][10]
Le costole erano collegate alle vertebre dorsali tramite due giunti, che agivano insieme in un semplice giunto a cerniera, che ha permesso ai ricercatori di ricostruire le posizioni inalanti ed esalanti della gabbia toracica. La differenza di volume tra queste due posizioni definisce il volume e il ricambio dell'aria (la quantità d'aria spostata ad ogni respiro), determinato in circa 20 l per un individuo di P. engelhardti con un peso stimato sui 690 kg, o 29 ml/kg di peso corporeo.[4] Si tratta di un valore tipico per gli uccelli, ma non per i mammiferi,[11] indicando che Plateosaurus probabilmente aveva uno stile di respirazione polmonare molto più simile a quello dei moderni uccelli,[4], anche se gli indicatori per pneumaticità postcraniale (gli alveoli polmonari invadono le ossa per ridurre il peso) sono stati ritrovati nelle ossa di pochi individui, e sono state riconosciute solo nel 2010,[12][13] che in combinazione con l'evidenza dell'istologia delle ossa[14][15], ha indicato che il Plateosaurus era endotermico.[15][16]
La specie tipo di Plateosaurus, è P. engelhardti.[17] Gli adulti di questa specie potevano raggiungere dai 4,8 ai 10 metri (da 16 a 33 piedi) di lunghezza,[15] per un peso che andava dai 600 ai 4.000 chilogrammi (1.300 a 8.800 lb).[8] La specie geologicamente più antica, P. gracilis (in origine classificata come Sellosaurus gracilis), era un po' più piccola, con una lunghezza totale tra i 4 e i 5 metri (da 13 a 16 piedi).[18]
Classificazione
[modifica | modifica wikitesto]Plateosauria |
| ||||||||||||
Plateosaurus è un membro del gruppo dei primi dinosauri erbivori comparsi sulla terra, noti come "prosauropodi".[20] Il nome del gruppo è obsoleto, come "Prosauropoda" ma non è un gruppo monofiletico (così dato tra virgolette), e la maggior parte dei ricercatori preferiscono il termine sauropodomorfi basali.[21][22] Il Plateosaurus è stato il primo "prosauropode" ad essere stato descritto,[20] e dà il nome alla famiglia dei plateosauridae, formata da Marsh, nel 1895.[23] Inizialmente, quando il genere era poco conosciuto, fu incluso solo in Sauria, essendo una specie di rettile, ma non fu classificato in alcun taxon più ristretto.[17] Nel 1845, von Meyer creò il gruppo Pachypodes (una defunto sinonimo junior di Dinosauria) per includervi Plateosaurus, Iguanodon, Megalosaurus e Hylaeosaurus.[24] L'istituzione di plateosauridae fu proposta Othniel Charles Marsh, nel 1895, erroneamente all'interno di Theropoda.[25] Più avanti fu spostato in "Prosauropoda" da von Huene,[3] una disposizione che è stata accettata dalla maggior parte degli autori.[1][18][26][27] Prima dell'avvento della cladistica in paleontologia nel corso del 1980, con la sua enfasi sui gruppi monofiletici (cladi), Plateosauridae è stata definita in modo impreciso, come un gruppo comprendente animali grandi, con grosse zampe, larghe mani e teschi relativamente pesanti, a differenza dei più piccoli "anchisauridi" e dei giganteschi "melanorosauridi".[28] Una rivalutazione sui "prosauropodi"alla luce dei nuovi metodi di analisi ha portato alla riduzione di Plateosauridae. Per molti anni il clado includeva solo Plateosaurus e vari sinonimi minori, ma in seguito altri due generi sono stati considerati come appartenenti ad esso: Sellosaurus (oggi sinonimo di Plateosaurus[29]), Jaklapallisaurus e Unaysaurus.[30]
La specie tipo di Plateosaurus, P. engelhardti includeva "circa 45 frammenti di ossa",[31], di cui quasi la metà andarono persi.[1] Il restante materiale è conservato presso l'Università Friedrich-Alexander di Erlangen-Norimberga, in Germania.[1] Da queste ossa, il paleontologo tedesco Markus Moser, nel 2003, selezionò un sacrale parziale (serie di vertebre e l'anca fuse insieme) come lectotipo.[1] Il tipo di località non si sa con certezza, ma Moser ha tentato di dedurre dalle pubblicazioni precedenti e dal colore e la conservazione delle ossa. Ha concluso che il materiale probabilmente proveniva dal "Buchenbühl", a circa 2 km (1,2 miglia) a sud di Heroldsberg.[1]
L'esemplare tipo della specie P. gracilis, è invece formato da un postcranio incompleto, ed è conservato presso il Museo Staatliches für Naturkunde Stuttgart, in Germania, e la località dove è stato ritrovato è Heslach, un sobborgo della stessa città.[18]
Specie
[modifica | modifica wikitesto]Specie valide
[modifica | modifica wikitesto]La storia tassonomica di Plateosaurus è "lunga e confusa", "un groviglio caotico di nomi".[18] A partire dal 2011, sono state riconosciute come valide solo due specie:[1][18] la specie tipo P. engelhardti e P. gracilis, precedentemente conosciuto come Sellosaurus gracilis. Il paleontologo britannico Peter Galton ha dimostrato chiaramente che tutto il materiale cranico proveniente da Trossingen, Halberstadt e Frick, apparteneva ad una singola specie.[10] Moser condusse un'indagine più completa e dettagliata di tutto il materiale dei plateosauridi della Germania e della Svizzera, concludendo che tutto il materiale di Plateosaurus e la maggior parte del materiale di prosauropode dal Keuper, apparteneva ad una sola specie, ossia Plateosaurus engelhardti.[1] Moser considerava già allora Sellosaurus un sinonimo di Plateosaurus, ma non discusse sulla possibilità che S. gracilis e P. engelhardti fossero la stessa specie.[1] Il paleontologo Adam Yates, dell'Università di Witwatersrand, gettò ulteriori dubbi sulla separazione del genere. Egli concluse che il materiale tipo di Sellosaurus gracilis, dovesse essere ridescritto come Plateosaurus gracilis, mentre il restante materiale doveva essere inserito nel vecchio genere Efraasia.[18] Nel 1926, von Huene aveva già concluso che i due generi rappresentassero due specie dello stesso genere.[5]
Tuttavia, Yates indicò che P. gracilis potesse essere un metataxon, il che significa che non vi è prova che il materiale assegnato sia monofiletico (ossia appartiene ad una sola specie), né che sia parafiletico (appartiene a diverse specie).[18]
Alcuni scienziati considerano anche altre specie valide, come per esempio P. erlenbergensis.[32] Tuttavia questi scienziati ignorano gli studi di Moser (2003);[1] la pubblicazione, infatti, mostra che la specie tipo, P. engelhardti, è molto diagnostica e pertanto non è difficile ricollegare il materiale riconducibile ad essa.[33]
Specie non valide
[modifica | modifica wikitesto]Tutte le presunte specie di Plateosaurus nominate negli anni (tranne la specie tipo e la specie P. gracilis) si sono invece rivelate come sinonimi junior di P. engelhardti o non appartenenti al genere.[1][18] Infatti, von Hueneref[20] ha eretto come nuova specie ogni nuovo fossile relativamente completo, proveniente da Trossingen (in totale: tre specie di Pachysaurus e sette di Plateosaurus ) e da Halberstadt (una specie di Gresslyosaurus e otto di Plateosaurus).[14] In seguito, egli fuse molte di queste specie, ma rimase convinto che vi fossero più di un genere e più di una specie di Plateosaurus, in entrambe le località. Jaekel credeva che il materiale proveniente da Halberstadt comprendeva diversi dinosauri plateosauridi, così come prosauropodi non-plateosauridi.[34] La ricerca sistematica da Galton ha drasticamente ridotto il numero di generi e di specie. Galton sinonimizzò tutto il materiale cranico,[10][35][36] e ha descrisse le differenze tra i sintipi di P. engelhardti e il materiale di Trossingen, facendo riferimento a P. longiceps.[37] Galton descrisse le specie P. trossingensis, P. fraasianus e P. integer come identiche a P. longiceps.[23] Markus Moser, tuttavia, dimostrò che P. longiceps è di per sé un sinonimo junior di P. engelhardti.[1] Inoltre, una gran varietà di specie di altri generi sono stati creati per il materiale appartenente a P. engelhardti, tra cui Dimodosaurus poligniensis, Gresslyosaurus robustus, Gresslyosaurus torgeri, Pachysaurus ajax, Pachysaurus giganteus, Pachysaurus magnus e Pachysaurus wetzelianus.[1] Il cranio, catalogato come AMNH FARB 6810, è il cranio meglio conservato di Plateosaurus e fu smonatato durante la preparazione ed è quindi disponibile come ossa separate, ed è stato descritto di nuovo nel 2011.[32] Gli autori di tale pubblicazione, i paleontologi Albert Prieto-Márquez e Mark A. Norell, riferiscono che il cranio appartenesse alla specie P. erlenbergensis, specie eretta nel 1905 da Friedrich von Huene. Se l'olotipo della specie P. erlenbergensis è diagnostico (vale a dire, ha abbastanza caratteri per essere distinti dagli altri materiali), è il nome corretto per il materiale assegnato a P. longiceps Jaekel, 1913.[32] Tuttavia, secondo l'ultimo studio dettagliato del materiale olotipo di P. engelhardti da Markus Moser, P. erlenbergensis è un sinonimo junior di P. engelhardti.[1]
Oltre ai fossili chiaramente appartenenti a Plateosaurus, è presente molto del materiale di prosauropode, proveniente da Knollenmergel, in Germania, nelle collezioni museali. La maggior parte di essi sono etichettati come Plateosaurus, non appartenenti alla specie tipo e, eventualmente, non appartengono nemmeno a Plateosaurus.[1][38] Parte di questo materiale non è diagnostico; altro materiale è stato riconosciuto essere diverso, ma non è mai stato sufficientemente descritto.[39]
Storia della scoperta
[modifica | modifica wikitesto]Nel 1834, il medico Johann Friedrich Engelhardt scoprì alcune vertebre e ossa delle gambe a Heroldsberg, nei pressi di Norimberga, in Germania.[17] Tre anni più tardi, il paleontologo tedesco Hermann von Meyer, designò questo nuovo esemplare tipo come un nuovo genere, appunto Plateosaurus.[17] Da allora, sono stati ritrovati più di 100 esemplari, in varie località europee.[14]
Il materiale assegnato a Plateosaurus è stato ritrovato in più di 50 località della Germania (principalmente lungo le valli fluviali di Neckar e di Pegnitz), in Svizzera (Frick) e in Francia.[40] Queste tre località sono di particolare importanza, in quanto hanno restituito esemplari in ottimo stato: soprattutto vicino ad Halberstadt in Sassonia-Anhalt, in Germania; Trossingen in Baden-Württemberg, in Germania e a Frick.[40] [41] Tra gli anni 1910 e 1930, gli scavi in una cava di argilla in Sassonia-Anhalt hanno rivelato tra i 39 e i 50 scheletri appartenuti a Plateosaurus, insieme ai denti e alle ossa del teropode Liliensternus, oltre che a due scheletri della tartaruga Proganochelys.[14] Una parte del materiale scoperto è stata assegnata alla specie P. longiceps, una specie descritta dal paleontologo Otto Jaekel, nel 1914,[39] ma ora è considerato un sinonimo junior di P. engelhardti. La maggior parte del materiale ritrovato è conservato nel Museum für Naturkunde, di Berlino, dove gran parte delle ossa è stata distrutta durante la seconda guerra mondiale.[40] La cava di Halberstadt oggi è coperta da una lottizzazione.[40]
Una seconda importante località tedesca dove sono stati ritrovati i fossili di P. engelhardti, era la cava di Trossingen nella Foresta Nera, dove si sono estratti vari esemplari durante il XX secolo.[40] Tra il 1911 e il 1932, gli scavi per sei stagioni sul campo, guidati dai paleontologi tedeschi Eberhard Fraas (1911-1912), Friedrich von Huene (1921 -23),[5][42] e Reinhold Seemann (1932), ha portato alla luce un totale di 35 scheletri completi o parzialmente completi di Plateosaurus, nonché resti frammentari di circa 70 o più individui.[40] Il gran numero di campioni dalla Svevia, aveva valso al dinosauro il soprannome di Schwäbischer Lindwurm (parola sveva per lindworm).[43] Gran parte del materiale di Trossingen è stato distrutto nel 1944, quando il Naturaliensammlung di Stoccarda (predecessore del Museo di Stato di Storia Naturale di Stoccarda (SMNS)) fu raso al suolo dopo un bombardamento alleato. Per fortuna, però, uno studio del 2011 da parte del curatore Rainer Schoch ha scoperto che, almeno dei reperti dello scavo del 1932, era ancora riconoscibile.[44]
Nel 1976, furono invece ritrovati alcuni scheletri di Plateosaurus in una cava di argilla della Tonwerke Keller AG, a Frick, in Svizzera.[14] Tuttavia la maggior parte delle ossa erano significativamente deformate dai processi tafonomici.[14]
Nel 1997, i lavoratori di una piattaforma petrolifera del giacimento di petrolio Snorre, situato all'estremità settentrionale del Mare del Nord, stavano attuando una perforazione attraverso l'arenaria per un'esplorazione petrolifera, quando si imbatterono in un fossile che credevano di essere materiale vegetale. La carota, contenente il fossile, fu estratta da appena 2.256 metri (7.402 piedi) al di sotto del fondale marino.[45] Martin Sander e Nicole Klein, paleontologi della Università di Bonn, hanno analizzato la microstruttura delle ossa e hanno concluso che la roccia conservava del tessuto osseo fibroso del frammento di un osso di un arto appartenente a Plateosaurus,[45] il che lo rendeva anche il primo dinosauro ritrovato in Norvegia. Ulteriore materiale fossile di Plateosaurus è poi stato ritrovato anche nella Formazione Fleming, in un fiordo della Groenlandia orientale.[46]
La specie Plateosaurus gracilis, la specie più antica, è stata rinvenuta nella formazione Löwenstein (risalente al basso Norico).[18] Il P. engelhardti deriva, invece, dalla superiore Formazione Löwenstein (risalente al'alto Norico), dalla Formazione Trossingen (alto Norico), e da un'unità di roccia equivalente a questa età.[18] Quindi il Plateosaurus ha vissuto, probabilmente, da circa 214 a 204 milioni di anni fa.
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ a b c d e f g h i j k l m n o p (DE) Moser, M., Plateosaurus engelhardti Meyer, 1837 (Dinosauria, Sauropodomorpha) aus dem Feuerletten (Mittelkeuper; Obertrias) von Bayern [Plateosaurus engelhardti Meyer, 1837 (Dinosauria, Sauropodomorpha) from the Feuerletten (Mittelkeuper; Obertrias) of Bavaria], in Zitteliana Reihe B, Abhandlungen der Bayerischen Staatssammlung für Paläontologie und Geologie, vol. 24, 2003, pp. 1–186, OCLC 54854853.
- ^ a b c d e f (DE) Jaekel, O., Die Wirbeltiere. Eine Übersicht über die fossilen und lebenden Formen [The Vertebrates. An overview of the fossil and extant forms], Berlin, Borntraeger, 1911.
- ^ a b c Huene, F. von, On several known and unknown reptiles of the order Saurischia from England and France, in Annals and Magazine of Natural History, vol. 17, n. 101, 1926, pp. 473–489, DOI:10.1080/00222932608633437.
- ^ a b c d e f g Mallison, H., The digital Plateosaurus II: an assessment of the range of motion of the limbs and vertebral column and of previous reconstructions using a digital skeletal mount, in Acta Palaeontologica Polonica, vol. 55, n. 3, 2010, pp. 433–458, DOI:10.4202/app.2009.0075.
- ^ a b c d e f g h i (DE) Huene, F. von, Vollständige Osteologie eines Plateosauriden aus dem schwäbischen Keuper [Complete osteology of a plateosaurid from the Swabian Keuper], in Geologische und Paläontologische Abhandlungen, Neue Folge, vol. 15, n. 2, 1926, pp. 139–179.
- ^ Yates, A.M. e Vasconcelos, C.C., [0466:FCITPD2.0.CO;2 Furcula-like clavicles in the prosauropod dinosaur Massospondylus], in Journal of Vertebrate Paleontology, vol. 25, n. 2, 2005, pp. 466–468, DOI:10.1671/0272-4634(2005)025[0466:FCITPD]2.0.CO;2, ISSN 0272-4634 , JSTOR 4524460.
- ^ a b Christian, Andreas, Koberg, Dorothee e Preuschoft, Holger, Shape of the pelvis and posture of the hindlimbs in Plateosaurus, in Palaeontologische Zeitschrift, vol. 70, 3–4, 1996, pp. 591–601, DOI:10.1007/BF02988095.
- ^ a b Mallison, H., The digital Plateosaurus I: body mass, mass distribution and posture assessed using CAD and CAE on a digitally mounted complete skeleton, in Palaeontologia Electronica, 13.2.8A, 2010.
- ^ Senter P, Robins JH (2015) Resting Orientations of Dinosaur Scapulae and Forelimbs: A Numerical Analysis, with Implications for Reconstructions and Museum Mounts. PLoS ONE 10(12): e0144036. doi:10.1371/journal.pone.0144036
- ^ a b c d e f g h i Galton, Peter M., Cranial anatomy of the prosauropod dinosaur Plateosaurus from the Knollenmergel (Middle Keuper, Upper Triassic) of Germany. I. Two complete skulls from Trossingen/Württ. With comments on the diet, in Geologica et Palaeontologica, vol. 18, 1984, pp. 139–171.
- ^ Frappell, P.B., Hinds, D.S. e Boggs, D.F., Scaling of respiratory variables and the breathing pattern in birds: an allometric and phylogenetic approach, in Physiological and Biochemical Zoology, vol. 74, n. 1, 2001, pp. 75–89, DOI:10.1086/319300, PMID 11226016.
- ^ Wedel, M.J., What pneumaticity tells us about 'prosauropods', and vice versa, in Barrett, P.M. e Batten, D.J. (a cura di), Evolution and Palaeobiology of Early Sauropodomorph Dinosaurs (Special Papers in Palaeontology 77), Oxford, Blackwell Publishing, 2007, pp. 207–222, ISBN 978-1-4051-6933-2.
- ^ Yates, A.M., Wedel, M.J. e Bonnan, M.F., The early evolution of postcranial skeletal pneumaticity in sauropodomorph dinosaurs (PDF), in Acta Palaeontologica Polonica, advance online, accepted manuscript, 2011, pp. 85–100, DOI:10.4202/app.2010.0075 (archiviato dall'url originale il 22 maggio 2011).
- ^ a b c d e f Sander, P.M., The Norian Plateosaurus bonebeds of central Europe and their taphonomy, in Palaeogeography, Palaeoclimatology, Palaeoecology, vol. 93, 3–4, 1992, pp. 255–299, DOI:10.1016/0031-0182(92)90100-J.
- ^ a b c Sander, M. e Klein, N., Developmental plasticity in the life history of a prosauropod dinosaur, in Science, vol. 310, n. 5755, 2005, pp. 1800–1802, Bibcode:2005Sci...310.1800S, DOI:10.1126/science.1120125, PMID 16357257.
- ^ Klein, N. e Sander, P.M., Bone histology and growth of the prosauropod dinosaur Plateosaurus engelhardti von Meyer, 1837 from the Norian bonebeds of Trossingen (Germany) and Frick (Switzerland), in Barrett, P.M. e Batten, D.J. (a cura di), Evolution and Palaeobiology of Early Sauropodomorph Dinosaurs (Special Papers in Palaeontology 77), Oxford, Blackwell Publishing, 2007, pp. 169–206, ISBN 978-1-4051-6933-2.
- ^ a b c d (DE) Meyer, H. von, Mitteilung an Prof. Bronn (Plateosaurus engelhardti [message to Prof. Bronn (Plateosaurus engelhardti)], in Neues Jahrbuch für Geologie und Paläontologie, vol. 1837, 1837, p. 316.
- ^ a b c d e f g h i j Yates, A.M., Species taxonomy of the sauropodomorph dinosaurs from the Löwenstein Formation (Norian, Late Triassic) of Germany, in Palaeontology, vol. 46, n. 2, 2003, pp. 317–337, DOI:10.1111/j.0031-0239.2003.00301.x.
- ^ Yates, A.M., The first complete skull of the Triassic dinosaur Melanorosaurus Haughton (Sauropodomorpha: Anchisauria), in Barrett, P.M. e Batten, D.J. (a cura di), Evolution and Palaeobiology of Early Sauropodomorph Dinosaurs (Special Papers in Palaeontology 77), Oxford, Blackwell Publishing, 2007, pp. 9–55, ISBN 978-1-4051-6933-2.
- ^ a b c (DE) Huene, F. von, Die fossile Reptil-Ordnung Saurischia, ihre Entwicklung und Geschichte [The fossil order of reptiles Saurischia, their development and history], in Monographien zur Geologie und Paläontologie, vol. 4, 1932, pp. 1–361.
- ^ Yates, A.M., A revision of the problematic sauropodomorph dinosaurs from Manchester, Connecticut and the status of Anchisaurus Marsh, in Palaeontology, vol. 53, n. 4, 2010, pp. 739–752, DOI:10.1111/j.1475-4983.2010.00952.x.
- ^ Rowe, T.B., Sues, H.-D. e Reisz, R.R., Dispersal and diversity in the earliest North American sauropodomorph dinosaurs, with a description of a new taxon, in Proceedings of the Royal Society B, vol. 278, n. 1708, 2011, pp. 1044–1053, DOI:10.1098/rspb.2010.1867, PMC 3049036, PMID 20926438.
- ^ a b Galton, Peter M., The prosauropod dinosaur Plateosaurus Meyer, 1837 (Saurischia: Sauropodomorpha; Upper Triassic). II. Notes on the referred species, in Revue Paléobiologie, Genève, vol. 20, n. 2, 2001, pp. 435–502.
- ^ (DE) Meyer, H. von, System der fossilen Saurier [Taxonomy of fossil saurians], in Neues Jahrbuch für Mineralogie, Geognosie, Geologie und Petrfakten-Kunde, vol. 1845, 1845, pp. 278–285.
- ^ Marsh, O.C., On the affinities and classification of the dinosaurian reptiles, in American Journal of Science, vol. 50, n. 300, 1895, pp. 483–498, DOI:10.2475/ajs.s4-7.42.403.
- ^ Young, C.C., A complete osteology of Lufengosaurus huenei Young (gen. et sp. nov.) from Lufeng, Yunnan, China, in Palaeontologia Sinica, New Series C, 7 (Whole Series No. 121), 1941, pp. 1–59.
- ^ (ES) Bonaparte, J.F., Los tetrápodos del sector superior de la Formación Los Colorados, La Rioja, Argentina (Triásico Superior) [The tetrapods of the upper part of the Los Colorados Formation, La Rioja, Argentina (Upper Triassic)], in Opera Lilloana, vol. 22, 1971, pp. 1–183.
- ^ Galton, Peter M., Prosauropod dinosaurs (Reptilia: Saurischia) of North America (PDF) [collegamento interrotto], in Postilla, vol. 169, 1976.
- ^ (DE) Huene, F. von, Über die Trias-Dinosaurier Europas [About the Triassic dinosaurs of Europe], in Zeitschrift der Deutschen Geologischen Gesellschaft, vol. 57, 1905, pp. 345–349.
- ^ Leal, L.A., Azevedo, S.A.K., Kellner, A.W.A. e Da Rosa, A.A.S., A new early dinosaur (Sauropodomorpha) from the Caturrita Formation (Late Triassic), Paraná Basin, Brazil, in Zootaxa, vol. 690, 2004, pp. 1–24.
- ^ (DE) Blankenhorn, M., Saurierfunde im Fränkischen Keuper [Saurian finds in the Frankonian Keuper], in Sitzungsberichte der Physikalisch-medicinischen Societät in Erlangen, vol. 29, n. 1897, 1898, pp. 67–91.
- ^ a b c Prieto-Márquez, A. e Norell, Mark A., Redescription of a nearly complete skull of Plateosaurus (Dinosauria: Sauropodomorpha) from the Late Triassic of Trossingen (Germany), in American Museum Novitates, vol. 3727, n. 3727, 2011, pp. 1–58, DOI:10.1206/3727.2.
- ^ Heinrich Mallison, Plateosaurus and taxonomic nitpicking, su dinosaurpalaeo.wordpress.com, dicembre 2011.
- ^ (DE) Jaekel, O., Die Fussstellung und Lebensweise der grossen Dinosaurier [The foot posture and mode of life of the large dinosaurs], in Zeitschrift der Deutschen Geologischen Gesellschaft, Monatsberichte, vol. 62, n. 4, 1910, pp. 270–277.
- ^ Galton, Peter M., Cranial anatomy of the prosauropod dinosaur Plateosaurus from the Knollenmergel (Middle Keuper, Upper Triassic) of Germany. II. All the cranial material and details of soft-part anatomy, in Geologica et Palaeontologica, vol. 19, 1985, pp. 119–159.
- ^ Galton, Peter M., Prosauropod dinosaur Plateosaurus (=Gresslyosaurus) (Saurischia: Sauropodomorpha) from the Upper Triassic of Switzerland, in Geologica et Palaeontologica, vol. 20, 1986, pp. 167–183.
- ^ Galton, Peter M., The prosauropod dinosaur Plateosaurus Meyer, 1837 (Saurischia, Sauropodomorpha). I: The syntypes of P. engelhardti Meyer, 1837 (Upper Triassic, Germany), with notes on other European prosauropods with "distally straight" femora, in Neues Jahrbuch für Geologie und Paläontologie, Abhandlungen, vol. 216, n. 2, 2000, pp. 233–275.
- ^ Weishampel, D.B., Barrett, P.M., Coria, R.A., Loeuff, J.L., Xing, X., Xijin, Z., Sahni, A., Gomani, E.M.P. e Noto, C., The Dinosauria, a cura di Weishampel, D.B., Dodson, P. e Osmólska, H., 2ª ed., Berkeley, University of California Press, 2004, p. 524, ISBN 978-0-520-25408-4.
- ^ a b (DE) Jaekel, O., Über die Wirbeltierfunde in der oberen Trias von Halberstadt [About the vertebrate finds in the Upper Triassic of Halberstadt] (PDF), in Paläontologische Zeitschrift, vol. 1, 1913–1914, pp. 155–215, DOI:10.1007/BF03160336 (archiviato dall'url originale il 28 dicembre 2013).
- ^ a b c d e f Weishampel, D.B., Trossingen: E. Fraas, F. von Huene, R. Seemann, and the "Schwäbische Lindwurm" Plateosaurus, in Third Symposium on Terrestrial Ecosystems, Short Papers., Reif, W.-E.; Westphal, F., Tübingen, ATTEMPTO, 1984, pp. 249–253.
- ^ (DE) Weishampel, D.B. e Westphal, F., Die Plateosaurier von Trossingen. [The plateosaurs from Trossingen.], Tübingen, ATTEMPTO, pp. 1–27.
- ^ (DE) Huene, F. von, Lebensbild des Saurischier-Vorkommens im obersten Keuper von Trossingen in Württemberg [Pictures of the life of the Saurischia present in the upper-most Keuper of Trossingen in Württemberg], in Palaeobiologica, vol. 1, 1928, pp. 103–116.
- ^ (DE) Quenstedt, F.A., Der Jura [The Jurassic], Tübingen, H. Laupp'schen Buchhandlung, 1858.
- ^ Schoch, R.R., Tracing Seemann's dinosaur excavation in the Upper Triassic of Trossingen: his field notes and the present status of the material (PDF), in Palaeodiversity, vol. 4, 2011, pp. 245–282.
- ^ a b Hurum, J.H., Bergan, M., Müller, R., Nystuen, J.P. e Klein, N., A Late Triassic dinosaur bone, offshore Norway (PDF), in Norwegian Journal of Geology, vol. 86, 2006, pp. 117–123 (archiviato dall'url originale il 29 settembre 2006).
- ^ Jenkins, F.A. Jr., Shubin, N.H., Amaral, W.W., Gatesy, S.M., Schaff, C.R., Clemmensen, L.B., Downs, W.R., Davidson, A.R., Bonde, N. e Osbaeck, F., Late Triassic continental vertebrates and depositional environments of the Fleming Fjord Formation, Jameson Land, East Greenland, in Meddelelser om Grønland, Geoscience, vol. 32, 1994, pp. 1–25.
Altri progetti
[modifica | modifica wikitesto]- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Plateosaurus
- Wikispecies contiene informazioni su Plateosaurus
Collegamenti esterni
[modifica | modifica wikitesto]- (EN) Plateosaurus, su Enciclopedia Britannica, Encyclopædia Britannica, Inc.
- (EN) Plateosaurus, su Fossilworks.org.