Seconda guerra di 'Ndrangheta | |||
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Giovanni Tegano, uno dei protagonisti del conflitto | |||
Data | 1985-1991 | ||
Luogo | Reggio Calabria, Italia | ||
Casus belli | Problemi tra la 'Ndrina De Stefano e la 'Ndrina Imerti che porteranno al tentato agguato dinamitardo contro Antonio Imerti | ||
Esito | Il conflitto si è concluso senza né vinti né vincitori, ha ridefinito la struttura gerarchica della 'Ndrangheta | ||
Schieramenti | |||
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Comandanti | |||
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Perdite | |||
Circa 1000 morti[1][2] | |||
Voci di guerre presenti su Teknopedia | |||
La seconda guerra di 'ndrangheta è la guerra scoppiata tra il 1985 e il 1991 tra molte 'ndrine calabresi, successiva alla prima guerra degli anni settanta. Il conflitto ha provocato circa 1000 morti e ha ridefinito la struttura gerarchica e organizzativa della criminalità organizzata calabrese. È considerato come uno degli eventi più brutali e sanguinari nella storia della criminalità organizzata italiana di stampo mafioso.
Cause
[modifica | modifica wikitesto]La guerra scoppiò perché le varie 'ndrine, che erano totalmente indipendenti l'una dall'altra, non avevano trovato un accordo per lo sfruttamento degli enormi capitali accumulati. Alla fine non ci fu né un vincitore né uno sconfitto ma si decise di dotarsi di una sorta di cupola, un organo supremo simile a quello di Cosa Nostra.
Svolgimento
[modifica | modifica wikitesto]L'inizio della guerra scoppia nella città di Reggio Calabria dove nascono dei problemi tra gli Imerti e i De Stefano perché i De Stefano volevano espandere il loro potere fino a Villa San Giovanni territorio degli Imerti.
Giuseppina Condello, sorella dei fratelli Condello, sottocapi dei De Stefano nel 1983 va in moglie ad Antonio Imerti, dell'omonimo clan di Villa San Giovanni. Questa alleanza avrebbe indebolito i De Stefano e l'11 ottobre 1985 Antonio Imerti, detto "nano feroce", capobastone dell'omonima 'ndrina subisce un attentato dal quale riesce a salvarsi[3][4]: viene fatta esplodere un'autobomba vicino alla sua macchina blindata a Villa San Giovanni; moriranno i suoi guardaspalle ma lui no. Due giorni dopo, Paolo De Stefano, mentre si trovava in moto nel quartiere Archi di Reggio Calabria, viene invece ucciso per 12 pallottole da 5 sicari di Antonio Imerti[5]. Così scoppia la guerra tra le due 'ndrine. Con gli Imerti si schierano i Condello, i Saraceno, i Fontana, i Rosmini, i Lo Giudice e i Serraino, per i De Stefano capeggiati ora da Orazio, fratello di Paolo ci sono i Libri, i Tegano[6], i Latella, i Barreca, i Paviglianiti e gli Zito. Per rinsaldare il legame con i Tegano Orazio il 2 dicembre 1985 sposò la nipote di Giovanni Tegano, Antonietta Benestare. Nel gennaio 1988 vengono arrestati i fratelli Paolo e Domenico Condello autori dell'omicidio di Paolo De Stefano.
Domenico Libri divenne poi il nuovo capo dell'alleanza con Giovanni Tegano. Il figlio di Domenico, Pasquale Rocco Libri fu ucciso da un cecchino in carcere, durante l'ora d'aria nel settembre 1988[7]. Sempre un cecchino aveva già tentato di ucciderlo all'uscita dal tribunale di Reggio Calabria, scortato dai carabinieri.
Pace
[modifica | modifica wikitesto]I morti accertati sono 621, anche se il numero varia tra i 500 e i 1000. La pace si trovò solo nel 1991, Antonino Mammoliti fu il garante per gli Imerti, mentre Antonio Nirta per i De Stefano, e Domenico Alvaro, capo della locale di Sinopoli faceva da terzo mediatore. Secondo diversi pentiti, tra cui Pasquale Barreca e Francesco Fonti furono coinvolti anche membri della mafia siciliana, tra cui Leoluca Bagarella che suggerirono la creazione di una commissione interprovinciale[8], ma venne coinvolto anche Salvatore Riina per il raggiungimento dell'accordo di pax mafiosa, il boss corleonese si recò in Calabria vestito da prete e venne ospitato a casa sua dal boss di Africo Giuseppe Morabito, detto u tiradrittu. Le cosche calabresi pagarono però un prezzo per questa mediazione di Cosa Nostra ovvero l'omicidio del giudice Antonino Scopelliti, personaggio scomodo per la mafia siciliana dato che rappresentava la pubblica accusa in cassazione per il maxiprocesso[9].
Con il pentimento di Filippo Barreca (santista) avvenuto l'8 gennaio 1992 mentre era in carcere a Cuneo per una condanna di traffico di droga da scontare in 9 anni[10] e con quello di Giacomo Lauro del 9 maggio 1992[10]) si svelano retroscena della seconda guerra di 'Ndrangheta[10]. Le loro rivelazioni saranno utili anche nelle operazioni Olimpia 1, 2, 3 e 4[10].
Conseguenze
[modifica | modifica wikitesto]Le aree di influenza delle 'ndrine in provincia di Reggio Calabria sono state suddivise in 3 macroregioni: La Piana (Piana di Gioia Tauro), La Montagna (la Locride) e La Città (Reggio Calabria)[11]. I membri di queste 3 aree si riuniscono nella commissione interprovinciale o camera di controllo detta Provincia o Crimine.
Commissione interprovinciale o Provincia
[modifica | modifica wikitesto]I membri della Commissione interprovinciale[12]:
- Domenico Tripodi e/o Cosimo Alvaro (Sinopoli)
- Salvatore Aquino (Marina di Gioiosa Ionica)
- Santo Araniti (Reggio Calabria)
- Francesco Barbaro (Platì)
- Umberto Bellocco o suo fratello Carmelo Bellocco (Rosarno)
- Giuseppe Cataldo (Locri)
- Francesco Commisso o Giuseppe Commisso (Siderno)
- Pasquale Condello (Reggio Calabria)
- Natale Iamonte (Melito di Porto Salvo)
- Domenico Libri (Reggio Calabria)
- Antonio Mammoliti (Oppido Mamertina e Castellace)
- Giuseppe Morabito (Africo)
- Francesco Mazzaferro (Marina di Gioiosa Ionica)
- Antonio Nirta "Il vecchio" (San Luca)
- Rocco Papalia (Platì)
- Antonio Pelle "Gambazza" (San Luca)
- Giuseppe Piromalli e/o Gioacchino Piromalli (Gioia Tauro)
- Sebastiano Romeo (San Luca)
- Domenico Serraino e suo fratello Paolo Serraino (Reggio Calabria)
- Giovanni Tegano (Reggio Calabria)
- Luigi Ursino (Gioiosa Ionica)
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ Oltre 600 morti in sei anni. Tra il 1985 ed il 1991 la città di Reggio Calabria fu teatro di un cruento scontro armato tra le cosche, su reggio.gazzettadelsud.it. URL consultato il 12 marzo 2021.
- ^ 621 deaths in 'Ndrangheta war, su theguardian.com. URL consultato il 9 settembre 2021.
- ^ https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1985/10/13/si-salvato-soltanto-il-boss.html
- ^ https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1985/10/12/strage-villa-san-giovanni-per-eliminare-un.html
- ^ https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1985/10/15/ucciso-il-re-delle-cosche-ora-lotta.html
- ^ Preso il numero uno della 'ndrangheta Archiviato il 16 luglio 2011 in Internet Archive., La Repubblica,17 settembre, 1992
- ^ https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1988/09/20/il-killer-cecchino.html
- ^ Preso il numero uno della 'ndrangheta Archiviato il 22 luglio 2011 in Internet Archive., Tribunale di Reggio Calabria, 19 gennaio, 1999
- ^ Stop'ndrangheta.it - Archivio Web Multimediale, su stopndrangheta.it. URL consultato il 12 dicembre 2011 (archiviato dall'url originale il 22 settembre 2013).
- ^ a b c d Filippo Barreca, in Cinquantamila.corriere.it. URL consultato l'8 novembre 2013 (archiviato dall'url originale il 2 aprile 2014).
- ^ Dossier 'Ndrangheta Potenzialmente eversiva...Intervista a Vincenzo Macrì di Marco Nebiolo,, in ntacalabria.it. URL consultato il 1º dicembre 2008.
- ^ Preso il numero uno della 'ndrangheta (PDF), in Stop Ndrangheta.it. URL consultato il 16 luglio 2010 (archiviato dall'url originale il 22 luglio 2011).
Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- Nicola Gratteri, Antonio Nicaso, Storia segreta della 'ndrangheta, Cosenza, Mondadori, 2018, ISBN 88-8101-373-8.