Santuario di Santa Cristina | |
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Santuario di Santa Cristina | |
Stato | Italia |
Regione | Piemonte |
Località | Verzuolo |
Coordinate | 44°35′51″N 7°26′28″E |
Religione | cattolica |
Titolare | Santa Cristina |
Diocesi | Saluzzo |
Fondatore | Aimone Taparelli[1] |
Inizio costruzione | XIV secolo |
Il santuario di Santa Cristina (o cappella di Santa Cristina[2]) è un edificio religioso situato al confine tra i comuni di Pagno e Verzuolo, entrambi in Provincia di Cuneo.
Storia
[modifica | modifica wikitesto]L'esistenza del santuario è attestata a partire dal 1367. Da un importante documento del 2 febbraio 1367, riguardante la stesura del testamento di Galeazzo di Saluzzo, fratello del Marchese di Saluzzo Federico II, redatto nell’antico Castello di Verzuolo, (dove esso dimorava), precedente a quello che ora vediamo, costruito da Federico II nel 1377 e ristrutturato nel 1470, veniamo a conoscenza del più antico documento che certifica la presenza sulla collina di Verzuolo della Chiesa di Santa Cristina [1]. Nel 1536 venne concessa in uso dal marchese Francesco di Saluzzo a Paolo Turchi, un religioso che vi condusse vita eremitica. Successivamente fu utilizzata come residenza estiva dai domenicani saluzzesi. La devozione al santuario era molto sentita e il 24 luglio, in occasione della festa patronale, "moltissime persone ... vi accorrevano da' paesi circonvicini". Questi festeggiamenti vennero però aboliti nel 1787 perché spesso "solevano succedere gravi inconvenienti".[1] In particolare rimane traccia documentale del fatto che a Santa Cristina si tenessero "feste notturne", durante le quali i partecipanti praticavano "balli immodesti, adunanze promiscue e talvolta impudiche".[3] I festeggiamenti e la processione al santuario, sia pure in modo discontinuo, sono successivamente stati parzialmente ripristinati.[4]
Descrizione
[modifica | modifica wikitesto]L'edificio si trova in un'area collinare a 860 m di altitudine ed è fiancheggiato dal bosco. Si presenta a navata unica; all'interno il portone è sovrastato da una tribuna in legno, dalla quale è possibile raggiungere il campanile. La sacrestia è a destra del presbiterio. La chiesa è fronteggiata da un porticato, edificato successivamente al corpo principale, all'interno del quale si apre il portone ligneo che dà accesso alla navata. A fianco del santuario si trova un edificio di servizio in cattivo stato[5] che un tempo era adibito ad affittacamere. [2] Il santuario è preceduto da uno spiazzo non asfaltato, dotato di una fonte e di vari tavoli e panche oltre che di una zona per il barbecue[2].
A breve distanza dalla cappella si trova "una mezzo rovinata torre", sulle pareti della quale a metà Ottocento si poteva ancora scorgere lo stemma dei Tapparelli.[6]
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ a b Goffredo Casalis, Pagno, in Dizionario geografico storico-statistico-commerciale degli Stati di S. M. il Re di Sardegna compilato per cura del professore Goffredo Casalis, vol. 14, Maspero, 1846. URL consultato il 9 aprile 2020.
- ^ a b c https://www.academia.edu/122664087/Santa_Cristina_di_Verzuolo_Anno_1367_prime_notizie_sulla_fondazione
- ^ Piercarlo Jorio e Giorgio Burzio, Fra stregherie possibili, santi improbabili, montagne vere, Priuli & Verlucca, 1988. URL consultato il 9 aprile 2020.
- ^ Giulia Scatolero, Dopo mezzo secolo ritornala processione di Santa Cristina, in La Stampa, 19 Luglio 2017. URL consultato il 10 aprile 2020.
- ^ Andrea Garassino, Santa Cristina a Verzuolo: “È urgente intervenire”, in La Stampa, 26 settembre 2019. URL consultato il 10 aprile 2020.
- ^ Delfino Muletti, Memorie storico-diplomatiche appartenenti alla città ed ai marchesi di Saluzzo con addizioni e note di Carlo Muletti, Lobetti, 1831, p. 122. URL consultato il 9 aprile 2020.
Altri progetti
[modifica | modifica wikitesto]- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file sul Santuario di Santa Cristina
Collegamenti esterni
[modifica | modifica wikitesto]- https://www.academia.edu/122664087/Santa_Cristina_di_Verzuolo_Anno_1367_prime_notizie_sulla_fondazione
- Santuario di Santa Cristina, su BeWeB, Ufficio nazionale per i beni culturali ecclesiastici della Conferenza Episcopale Italiana.