Sabino (... – Escanecrabe, VIII secolo) è commemorato nell'arcidiocesi di Tolosa come santo vescovo e martire. Il suo culto fu confermato da papa Leone XIII nel 1897.
Agiografia
[modifica | modifica wikitesto]Secondo la tradizione, al tempo in cui i saraceni di Abd al-Rahman ibn Abd Allah al-Ghafiqi devastavano l'Aquitania (tra il 728 e il 732), Sabino fu eletto vescovo dal papa e inviato a predicare in Spagna e in Francia.[1]
Mentre si dirigeva da Auch al Comminges, dopo aver attraversato Péguilhan, subì il martirio a opera dei mori in un bosco presso Escanecrabe.[2]
Il suo corpo fu chiuso in un sepolcro di marmo e inumato, ma presto si perse memoria del luogo di sepoltura: i suoi resti furono rinvenuti tempo dopo grazie a un toro fuggito inginocchiatosi nel punto dove giaceva il corpo del martire.[2]
Culto
[modifica | modifica wikitesto]Sulla tomba di san Sabino fu eretta una cappella dove iniziò a essere celebrata la sua festa annuale il 10 giugno.[2]
La cappella fu distrutta nel 1792, durante la rivoluzione francese, ma le reliquie di san Sabino furono rinvenute nel 1796 e traslate nella chiesa parrocchiale.[3]
Nel 1801 la diocesi di Comminges, dove era ancora vivo il culto di san Sabino, fu soppressa e unita a quella di Tolosa. L'arcivescovo Florian-Jules-Félix Desprez chiese alla Santa Sede la conferma del culto del santo come anteriore alla legislazione di papa Urbano VIII.[3]
Il suo culto fu confermato da papa Leone XIII con decreto dell'11 dicembre 1897.[4]
Note
[modifica | modifica wikitesto]Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- Confirmationis Cultus ab immemorabili tempore praestiti servo Dei Sabino episcopo et Martyri et quarumdam Paroeciarum Patrono, in Acta Sanctae Sedis, vol. XXX (Roma, 1897-1898), pp. 570-572.
- Congregatio de Causis Sanctorum, Index ac status causarum, Città del Vaticano 1999.