Schlesien | |
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La Schlesien prima della prima guerra mondiale | |
Descrizione generale | |
Tipo | Nave da battaglia pre-dreadnought |
Classe | Classe Deutschland |
Proprietà | Kaiserliche Marine Reichsmarine Kriegsmarine |
Ordine | 12 novembre 1904 |
Cantiere | Schichau di Danzica |
Varo | 28 maggio 1906 |
Entrata in servizio | 5 maggio 1908 |
Destino finale | affondata in acque basse da una mina nell'aprile 1945 in rotta verso Swinemünde; usata ancora la sua batteria principale fino alla resa |
Caratteristiche generali | |
Dislocamento | standard 13.190 t a pieno carico 14.218 t |
Lunghezza | 127,6 m |
Larghezza | 22,2 m |
Pescaggio | 8,21 m |
Propulsione | tre alberi motore con tre motori tripli ad espansione di vapore, 12 caldaie; 19.330 shp |
Velocità | 19,1 nodi (35 km/h) |
Autonomia | 4.800 mn a 10 nodi (9.000 km a 20 km/h) |
Equipaggio | 743 |
Armamento | |
Armamento | artiglieria alla costruzione:
artiglieria nel 1939:
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Corazzatura |
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voci di navi da battaglia presenti su Teknopedia |
La Schlesien era una corazzata tedesca di tipo pre-dreadnought, della Classe Deutschland. Entrata in servizio il 5 maggio 1908, servì nella Kaiserliche Marine durante la prima guerra mondiale; sopravvissuta indenne alla guerra, fu una delle otto corazzate obsolete concesse alla Germania dal Trattato di Versailles, entrando così a far parte della Reichsmarine prima e della Kriegsmarine poi, partecipando anche alla seconda guerra mondiale.
Vita operativa
[modifica | modifica wikitesto]Servizio nella Kaiserliche Marine
[modifica | modifica wikitesto]Impostata nei cantieri Schichau di Danzica, venne varata il 28 maggio 1906, ed entrò in servizio il 5 maggio 1908; l'unità, come le altre delle classi "Braunschweig" e "Deutschland", ebbe un nome geografico, riferito alla regione allora tedesca dello Slesia. La nave venne inserita nella I Squadra da battaglia della Hochseeflotte, dove sarebbe rimasta fino a due anni dopo lo scoppio della guerra quando venne trasferita alla II Squadra insieme alle altre unità della classe Deutschland.
Allo scoppio della prima guerra mondiale, la nave, considerata troppo obsoleta per confrontarsi con la flotta britannica, venne destinata a compiti di guardia alla foce del fiume Elba; nell'ottobre del 1914, la Schlesien e le sue gemelle vennero inviate a Kiel per ricevere dei miglioramenti al loro sistema di protezione subacquea, al fine di renderle più resistenti ai siluri e alle mine. La Schlesien fu tra le unità della Hochseeflotte che fornirono protezione agli incrociatori da battaglia tedeschi impegnati nel bombardamento di Scarborough, Hartlepool e Whitby tra il 15 e il 16 dicembre 1914. Partecipò alla battaglia dello Jutland tra il 31 maggio e il 2 giugno 1916, sempre nella II Squadra da battaglia, unità schierata quasi in fondo alla linea da battaglia tedesca (dopo di lei solo la Schleswig-Holstein che era l'ultima nave della linea) perché più lenta rispetto alle altre corazzate[1], e quindi dopo l'ordine di inseguimento l'intera divisione venne a scadere rispetto alle più moderne navi da battaglia[2]. La nave diede un contributo minimo alla battaglia (pochi colpi, anche per via della pessima visibilità), ma finì sotto il tiro degli incrociatori da battaglia inglesi e ricevette molto vicino un colpo di grosso calibro le cui schegge causarono un morto e un ferito tra l'equipaggio.
Riparata, venne brevemente impiegata come nave-bersaglio per i sommergibili tedeschi, prima di riprendere il suo ruolo di nave da difesa costiera. Il 2 maggio 1917 venne messa fuori servizio e disarmata, prima di essere inviata a Bremerhaven per essere usata come nave-caserma. All'inizio del 1918 venne inviata a Kiel, dove rimase fino alla fine della guerra.
Tra le due guerre
[modifica | modifica wikitesto]A seguito della sconfitta nella prima guerra mondiale, la Marina tedesca (ora denominata Reichsmarine) venne fortemente limitata nel numero e nel tipo delle navi da guerra di cui poteva disporre; in particolare, alla nuova Marina fu permesso di mantenere otto corazzate pre-dreadnought per la difesa costiera. La Schlesien fu tra le navi selezionate per questo compito, e venne sottoposta ad estesi lavori di ammodernamento nel 1920; oltre alle modifiche alle sovrastrutture e all'armamento, con i cannoni da 170mm sostituiti da più moderni pezzi da 150mm, anche il suo apparato motore fu sostituito, passando ad un sistema misto con caldaie a carbone e a nafta con il quale la velocità massima scese a 16 nodi. Precedentemente alla seconda guerra mondiale, nel 1932, tra i suoi comandanti vi fu Wilhelm Canaris, futuro capo dell'Abwehr[3][4].
Servizio nella Kriegsmarine
[modifica | modifica wikitesto]La nave si unì alla Schleswig-Holstein nel bombardamento delle posizioni costiere polacche. In seguito, la nave prese parte all'Operazione Weserübung, l'invasione tedesca di Norvegia e Danimarca, inquadrata nel Marinegruppe 7 incaricato di occupare i porti danesi di Nyborg e Korsør; la missione si concluse con un successo, senza alcun danno per la vecchia nave[5][6].
Nella metà del 1944 venne trasformata in nave antiaerea per il porto di Gotenhafen. Venne affondata in acque basse da una mina nell'aprile 1945 in rotta verso Swinemünde; la sua batteria principale venne usata ancora fino alla resa[7]. La nave venne poi demolita sul posto da una compagnia tedesco-orientale[8][9].
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ Sergio Valzania, Jutland, Mondadori, 2004, ISBN 88-04-51246-6
- ^ London, p. 73
- ^ Kahn, p. 229
- ^ Canaris usò la sua posizione per supportare la resistenza tedesca durante la seconda guerra mondiale. Vedi Kahn, pp. 229–235
- ^ Douglas C Dildy, Blitz tra i ghiacci, Osprey Publishing, 2008, ISSN 1974-9414
- ^ Rohwer, p. 18
- ^ Williamson Battleships, p. 9
- ^ Gröner, p. 22
- ^ Slavick, p. 233
Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- Bernard Edwards, Beware Raiders!: German Surface Raiders in the Second World War, Annapolis, Naval Institute Press, 2001, ISBN 978-1-55750-210-0.
- Suzanne K. Edwards, Gus: From Trapper Boy to Air Marshall, Renfrew, Ont, General Store Publishing House, 2007, ISBN 978-1-897113-74-5.
- Robert Gardiner e Randal Gray (a cura di), Conway's All the World's Fighting Ships: 1906–1922, Annapolis, Naval Institute Press, 1984, ISBN 0-87021-907-3, OCLC 12119866.
- Robert Gardiner e Roger Chesneau (a cura di), Conway's All the World's Fighting Ships, 1922–1946, Naval Institute Press, 1980, ISBN 0-87021-913-8.
- William H. Garzke e Robert O. Dulin, Battleships: Axis and Neutral Battleships in World War II, Annapolis, Naval Institute Press, 1985, ISBN 978-0-87021-101-0.
- Erich Gröner, German Warships: 1815–1945, Annapolis, Naval Institute Press, 1990, ISBN 0-87021-790-9.
- Holger Herwig, "Luxury" Fleet: The Imperial German Navy 1888-1918, Amherst, New York, Humanity Books, 1980, ISBN 978-1-57392-286-9.
- David Kahn, Hitler's Spies: German Military Intelligence in World War II, Cambridge, Massachusetts, Da Capo Press, 2000, ISBN 978-0-306-80949-1.
- Thomas M. Leonard e John F. Bratzel, Latin America during World War II, Rowman & Littlefield, 2007, ISBN 978-0-7425-3741-5.
- Charles London, Jutland 1916: Clash of the Dreadnoughts[collegamento interrotto], Oxford, Osprey Publishing, 2000, ISBN 978-1-85532-992-8.
- Michael Mueller, Canaris: The Life and Death of Hitler's Spymaster, Annapolis, Naval Institute Press, 2007, ISBN 978-1-59114-101-3.
- Ronald C. Newton, The "Nazi Menace" in Argentina, 1931-1947, Stanford, Stanford University Press, 1992, ISBN 978-0-8047-1929-2.
- Jürgen Rohwer, Chronology of the War at Sea, 1939-1945: The Naval History of World War II, Annapolis, Naval Institute Press, 2005, ISBN 978-1-59114-119-8.
- Joseph P. Slavick, The Cruise of the German Raider Atlantis, Annapolis, Naval Institute Press, 2003, ISBN 978-1-55750-537-8.
- Gary Staff, German Battleships: 1914–1918 (1), Oxford, Osprey Books, 2010, ISBN 978-1-84603-467-1.
- V. E. Tarrant, Jutland: The German Perspective, London, Cassell Military Paperbacks, 1995, ISBN 0-304-35848-7.
- Gordon Williamson, German Battleships 1939-45[collegamento interrotto], Oxford, Osprey Publishing, 2003, ISBN 978-1-84176-498-6.
- Gordon Williamson, German Light Cruisers 1939-45, Oxford, Osprey Publishing, 2003, ISBN 978-1-84176-503-7.
Voci correlate
[modifica | modifica wikitesto]Altri progetti
[modifica | modifica wikitesto]- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Schlesien
Collegamenti esterni
[modifica | modifica wikitesto]- Galleria di immagini, su maritimequest.com.
- (EN) www.german-navy.de Sito non ufficiale sulla Kriegsmarine