Il rogatismo fu un movimento religioso del cristianesimo primitivo, sorto nel IV secolo nell'Africa romana, che si separò dal donatismo per l'uso che questo faceva della violenza. Gran parte di ciò che è noto sui rogatisti deriva dagli scritti di Agostino d'Ippona.
Rogato, vescovo donatista di Cartenna, nella Mauretania Caesariensis, diede origine a questa nuova corrente modificando le idee donatiste, per una forma meno estrema e più pacifista. I suoi seguaci furono denominati «rogatisti».[1][2] Tra i principali discepoli di Rogato ci fu Vincenzo, suo successore sulla cattedra di Cartenna.[3]
Storia
[modifica | modifica wikitesto]Lo scisma nella Chiesa donatista sorse nel 360 sull'uso della violenza nella Chiesa,[4] con i rogatisti che sostenevano che «Nessuno deve essere costretto a seguire la giustizia».[5]
Agostino controbatté dicendo che anche lui l'aveva pensata così, ma si era convinto della necessità della costrizione a causa del successo delle leggi imperiali, e che Vincenzo avrebbe usato la forza se avesse avuto il potere di farlo. Agostino cercò di dimostrare con le Scritture che l'uso della forza poteva essere dimostrato. Agostino scrisse che «si usa loro [i donatisti] una grande misericordia quando, anche per mezzo delle leggi imperiali, vengono strappati, dapprima loro malgrado, dalla setta nella quale appresero tali eccessi...»,[6] sostenendo una linea già nota secondo cui la coercizione era vantaggiosa per chi la riceveva.
In seguito Agostino scrisse L'anima e la sua origine,[7] per rispondere agli insegnamenti di Vittore, un rogatista discepolo di Vincenzo, che in suo onore aveva assunto il nome di Vincenzo Vittore.[8]
Nel 407 il vescovo Vincenzo aveva scritto ad Agostino invitandolo a non perseguitare le comunità rogatiste. Agostino rispose:
«... sembrate più umani perché non vi abbandonate alla ferocia, con cui agiscono le bande di quelle belve di Circoncellioni. Nessuna belva però, anche se non azzanna alcuno, può dirsi mansueta per il solo fatto che non ha zanne o artigli. Voi affermate di non volervi abbandonare ad azioni disumane, ma io penso piuttosto che non lo potete...»
Menzionò anche che i rogatisti avevano richiesto un'azione giudiziaria per la restituzione delle loro chiese sequestrate dai donatisti, a cui Vincenzo rispose che stavano solo cercando di farsi restituire i loro beni e non di accusare qualcuno per costringerlo a convertirsi.[9]
I loro principi fondamentali di fede erano:
- l'impegno al pacifismo assoluto;
- l'impegno alla purezza sacramentale e personale.[10]
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ Mandouze, Prosopographie de l'Afrique chrétienne, pp. 990-991, Rogatus 5.
- ^ Allan D. Fitzgerald "Rogatism", in Allan D. Fitzgerald (a cura di), Augustine through the Ages: An Encyclopedia, Grand Rapds. Eerdmans, 1999, pp. 725-625 (con bibliografia).
- ^ Mandouze, Prosopographie de l'Afrique chrétienne, pp. 1208-1209, Vincentius 2.
- ^ Gaddis, p. 121.
- ^ Gaddis, p. 132.
- ^ Agostino, Lettera 185, 3.13, www.augustinus.it
- ^ Agostino, L'anima e la sua origine, www.augustinus.it
- ^ Mandouze, Prosopographie de l'Afrique chrétienne, pp. 1173-1174, Vincentius Victor 62.
- ^ Hoover, pp. 266-267, 269. Agostino, Lettera 93, 4.12 e 4.13.
- ^ Hoover, p. 270.
Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- Michael Gaddis, There is no Crime for those who have Christ, Berkeley, University of California Press, 2005.
- Jesse Hoover, The Contours of Donatism, ProQuest, 2008.
- (FR) André Mandouze, Prosopographie chrétienne du Bas-Empire, 1. Prosopographie de l'Afrique chrétienne (303-533), Paris, Éditions du Centre National de la Recherche Scientifique, 1982