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Rodolfo Canegrati (Castellazzo, 26 giugno 1912 – Rho, 28 dicembre 1944) è stato un partigiano italiano ucciso dalle forze fasciste di Rho.^[1][2]

Rodolfo Canegrati nacque in una povera e numerosa famiglia contadina di Rho. Rimasto presto orfano di padre e madre, crebbe insieme ai quattro fratelli più piccoli, dai parenti e specialmente dal fratello maggiore, Giuseppe Canegrati.

Durante la seconda guerra mondiale, Rodolfo iniziò a far parte della 106ª Brigata Garibaldi di Rho, della quale divenne Comandante militare del distaccamento di Rho.^[3]

Insieme ad altri partigiani locali si trovava segretamente nei pressi di Piazza Libertà in una tipografia di via Garibaldi a Rho, dove stampavano di nascosto volantini di propaganda anti-nazista. Le staffette le nascondevano poi negli abiti per portarle ai partigiani dei paesi vicini o nascosti in montagna.

Tra novembre e dicembre del 1944 la 106ª Brigata organizzò alcune azioni militari contro le forze nazi-fasciste, sabotando le linee. elettriche e ferroviarie e recuperando alcune armi.

Il 27 dicembre 1944 Rodolfo Canegrati venne catturato dalle brigate nere e come altri partigiani torturato nella "casa del fascio" di via dei martiri di Rho.^[4] Alcuni partigiani della 106ª Brigata cercarono inutilmente di liberare il loro comandante, ma il giorno successivo, il 28 dicembre 1944, dopo un processo farsa davanti al plotone di esecuzione formato da sei squadristi, Canegrati fu passato per le armi^[5]. I fascisti, imputati dell'uccisione di Canegrati, furono tutti condannati nel 1947, come riporta la sentenza presso l'Archivio di stato di Milano, Corte d’Assise straordinaria di Milano. Sentenza N°88 del 6 agosto 1945; n. 60 del 19 aprile 1947^[3].

• Pietro Secchia, Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza Vol. 5, La pietra (1968)

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