Repubblica di Mirdita Republika e Mirditës | |
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Dati amministrativi | |
Capitale | Prizren |
Politica | |
Forma di Stato | Repubblica |
Nascita | 17 luglio 1921 con Marka Gjoni |
Fine | 20 novembre 1921 |
Territorio e popolazione | |
Religione e società | |
Religioni preminenti | Cattolica |
Evoluzione storica | |
Preceduto da | Principato d'Albania |
Succeduto da | Principato d'Albania |
La Repubblica di Mirdita (Republika e Mirditës) fu una repubblica non riconosciuta di breve durata dichiarata nel nord dell'Albania dal capo politico Marka Gjoni e dai suoi seguaci. Durò dal 17 luglio e il 20 novembre 1921. Gjoni guidò in una ribellione la sua tribù cattolica romana di Mirdita contro la reggenza e il parlamento albanese istituiti dopo la prima guerra mondiale. Il Regno dei Serbi, Croati e Sloveni (in seguito Jugoslavia) e il suo re appena insediato Alessandro I sostennero Gjoni sulla base dell'interesse di avere un'altra regione separatista all'interno dell'Albania, indebolendo lo stato albanese appena nato e acuendo l'antagonismo religioso.
Gjoni proclamò a Prizren la fondazione di una Repubblica indipendente di Mirdita e ne fu l'unico presidente. Le truppe del governo albanese combatterono contro la nuova entità e riuscirono infine a smembrarla. Il governo della repubblica fu estromesso dal governo albanese, e i suoi principali leader non furono perseguitati. Gjoni fuggì in Jugoslavia, ma tornò in seguito in Albania, rimanendo attivo nella vita politica degli altipiani fino alla sua morte nel 1925.
Storia
[modifica | modifica wikitesto]Antefatti
[modifica | modifica wikitesto]La regione di Mirdita era tradizionalmente nota per la resistenza cattolica contro i musulmani ottomani al potere. Questa resistenza poggia le sue radici nel XV secolo, quando i mirditi sotto la guida di Giorgio Castriota Scanderbeg combatterono gli eserciti ottomani. Inoltre, si pensa, che i mirditi fossero i fratelli diretti della tribù dukagjini, un elemento che rivela la direzione di entrambe le regioni da parte di un antenato comune. I mirditi riuscirono a unire le aree di Kurbin, Lezhë, Dukagjin, Pukë, Scutari e Malësia al fine di preservare la loro cultura e religione e per ottenere l'autonomia dall'Impero ottomano.
Proclamazione e tentativo istitutivo della Repubblica di Mirdita
[modifica | modifica wikitesto]Nel 1919, Prênk Bibë Doda, un capo senza figli (kapedan) della tribù cattolica di Mirdita fu assassinato nel 1919 nei pressi delle paludi di Lezha e non lasciò alcun chiaro successore.[1][2] Marka Gjoni, un parente, divenne un pretendente e successore per la posizione di capo; tuttavia molti dei capi di Mirdita si rifiutarono di riconoscerlo, per mancanza di popolarità tra la tribù a causa della codardia mostrata durante la prima guerra mondiale.[2] Marka Gjoni permise alle autorità jugoslave di dichiarare a suo nome l'indipendenza della repubblica di Mirdita (luglio 1921) a Prizren, in Jugoslavia.[1][3][4] Gjoni ricevette il sostegno jugoslavo, armi, denaro, e per la sua impresa mise al suo servizio l'esercito russo bianco di Wrangel. La ragione dell'indipendenza era legata all'idea che il governo albanese o i "turchi" avrebbero bandito il cattolicesimo.[2][3] Gli eventi nella repubblica di Mirdita coincisero con i negoziati internazionali sulla finalizzazione del confine albanese-jugoslavo che erano in corso nel novembre 1921. Gjoni esortò le autorità jugoslave a prendere provvedimenti per garantire il riconoscimento della repubblica di Mirdita, mentre gli jugoslavi speravano che la ribellione nel nord dell'Albania fosse legata alle loro rivendicazioni territoriali nella regione.[3] La Grecia riconobbe la repubblica di Mirdita.[2] Alla Società delle Nazioni, il governo jugoslavo accusò il governo albanese di essere uno strumento delle élite fondiarie musulmane. L'Albania negò e rispose che rappresentava il popolo albanese di tutte le religioni.[3] Il governo jugoslavo contestò che il governo albanese di Tirana rappresentasse tutti gli albanesi, in ragione dell'esistenza della repubblica di Mirdita che metteva in dubbio la statualità dell'Albania, e quindi la sua appartenenza alla Società delle Nazioni. La delegazione jugoslava sostenne che c'erano due governi e che non c'era un'unità del popolo.[3]
La Gran Bretagna, che riconobbe il governo albanese nel novembre 1921, respinse la posizione della Jugoslavia inviando attraverso il suo primo ministro Lloyd George molteplici e infuocate proteste diplomatiche a Belgrado, chiedendone il ritiro dalle zone contese.[3] L'intervento della Gran Bretagna fu significativo poiché in seguito il sostegno jugoslavo a Gjoni cessò. Il governo britannico consigliò alla Società delle Nazioni di agire contro la Jugoslavia sulla base dell'articolo 16 del Patto della Lega e anche la Conferenza degli ambasciatori suggerì le sanzioni.[1][3] La Società delle Nazioni riconobbe i confini dell'Albania come quelli del 1913 con piccoli aggiustamenti territoriali a favore della Jugoslavia.[3] Ahmet Zog fu inviato nella regione di Mirdita dal governo albanese con un contingente di truppe albanesi e forze irregolari che sconfissero il movimento secessionista il 20 novembre 1921.[2][3][5] All'arrivo, Zog offrì termini indulgenti di non rappresaglia se la ribellione fosse cessata, mentre Gjoni fuggì in Jugoslavia.[2] I locali negoziarono con Zog un accordo con il governo centrale. Mirdita fu posto sotto assedio, Gjoni e i suoi seguaci furono dichiarati traditori dell'Albania e altri mirditi associati agli eventi furono puniti da un tribunale politico governativo.[5] I precedenti accordi risalenti al periodo ottomano che davano alla Mirdita l'autonomia attraverso il governo indiretto furono aboliti. Dopo qualche tempo Marka Gjoni fu autorizzato a tornare in Albania e in Mirdita dove rimase attivo negli affari locali per alcuni anni prima della sua morte.[5]
Eredità storica
[modifica | modifica wikitesto]Gli ex territori della Repubblica di Mirdita si dimezzarono per dimensione e popolazione rispetto all'odierna regione di Mirdita. Il distretto di Mirditë fu creato in seguito. Altri quartieri limitrofi comprendono le parti annesse della "Vecchia Mirdita" (in albanese "Mirdita e Vjetër"), conosciuta solo dalla gente del posto.
Governo
[modifica | modifica wikitesto]- Presidente: Marka Gjoni
- Ministro degli affari esteri: Anton Ashiku
- Ministro della guerra: Prenk Lleshi
- Ministro degli interni: Zef Ndoci
Note
[modifica | modifica wikitesto]Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- Robert Clegg Austin, Founding a Balkan State: Albania's Experiment with Democracy, 1920-1925, Toronto, University of Toronto Press, 2012, ISBN 9781442644359.
- Gerhard Besier e Katarzyna Stokłosa, European Dictatorships: A Comparative History of the Twentieth Century, Newcastle upon Tyne, Cambridge Scholars Publishing, 2014, ISBN 9781443855211.
- Robert Elsie, The Tribes of Albania: History, Society and Culture, I.B.Tauris, 2015, ISBN 9780857739322.
- Owen Pearson, Albania and King Zog: Independence, republic and monarchy 1908–1939, London, Centre for Albanian Studies, 2004, ISBN 1845110137.
- Besnik Pula, Binding Institutions: Peasants and Nation-state rule in the Albanian highlands, 1911-1939, in Julian Go (a cura di), Decentering Social Theory, Bingley, Emerald Group Publishing, 2013, pp. 37–72, ISBN 9781781907276.
- Jason Tomes, King Zog: Self-Made Monarch of Albania, Stroud, The History Press, 2011, ISBN 9780752470870.