Quinto Sanquinio Massimo | |
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Console dell'Impero romano | |
Nome originale | Quintus Sanquinius Maximus |
Nascita | 22 a.C. circa |
Morte | 46 Germania inferiore |
Gens | Sanquinia |
Padre | Marco Sanquinio |
Consolato | I: seconda metà del 21 o del 22 (suffetto); II: febbraio-giugno 39 (suffetto) |
Legatus Augusti pro praetore | Germania inferiore, ?-46 |
Prefetto | praefectus urbi, 38/39-41? |
Quinto Sanquinio Massimo (in latino: Quintus Sanquinius Maximus; 22 a.C. circa – Germania inferiore, 46) è stato un magistrato, senatore e militare romano, console dell'Impero romano.
Biografia
[modifica | modifica wikitesto]Originario sicuramente dell'Etruria[1][2][3], forse proveniente da Caere[1][4][5][6], Sanquinio[7] faceva parte di una famiglia entrata una paio di generazioni prima in senato e che sembra essersi estinta con lui[1][2][3]. Verosimilmente[1][3][5][7] egli era figlio del tresvir monetalis del 17 a.C. circa[8] Marco Sanquinio[9] e nipote del pretore e proconsole pretorio di età augustea Quinto Sanquinio[6].
Della carriera di Sanquinio non molto è noto, ma quanto si conosce ha portato illustri studiosi, come Ronald Syme e Werner Eck, a definirlo un "personaggio enigmatico"[10][11][12] e a denotare la sua carriera come "straordinaria in più di un senso"[13]. Dal momento che Tacito riporta come, nei primi mesi del 32, Sanquinio intervenne, da consolare, in un litigio tra Decimo Aterio Agrippa, Publio Memmio Regolo e Lucio Fulcinio Trione sorto nei postumi dell'eliminazione del prefetto del pretorio Seiano e dei suoi seguaci, esortando il senato a non accrescere le preoccupazioni di Tiberio con nuovi motivi di inasprimento e così salvando Regolo e protraendo il momento del supplizio di Trione[14], egli deve aver ricoperto il consolato prima di tale data[7][15][16]: gli unici posti disponibili nei fasti consulares di epoca tiberiana sono come suffetto nella seconda metà del 21 o del 22[17], ma lo stato attuale della nostra documentazione[18] non permette di scegliere tra queste due date né individuare il suo collega[3][7][15][19].
La seconda attestazione di Sanquinio risale al 39, sotto Caligola: egli, praefectus urbi, subentrò allo stesso princeps, che fu console ordinario per trenta giorni[20][21], come console suffetto per la seconda volta a febbraio, mantenendo, come sembra, la carica fino a giugno insieme all'altro console ordinario, Lucio Apronio Cesiano[21] - va notato, per inciso, che Cassio Dione, l'unico a riportare la notizia a causa della perdita dei libri su Caligola di Tacito, non definisca il consolato di Sanquinio del 39 come un secondo consolato[3][7], probabilmente perché suffetto[3]. Entrambe le cariche di praefectus urbi, ricoperta forse dal 39 al 41 in sostituzione di Lucio Calpurnio Pisone[22], e di console per la seconda volta risultano sorprendenti per un uomo come Sanquinio[3][22][23]: la prima, infatti, era stata, prima di Sanquinio, appannaggio dei nobili[22][24], mentre il secondo consolato era stato addirittura assunto dai soli membri della famiglia imperiale sin dai tempi di Tito Statilio Tauro, che ricoprì il secondo consolato nel 26 a.C.[24][25] Ciò doveva sicuramente denotare grande favore nei suoi confronti da parte di Caligola[23], la cui moglie dell'epoca, Lollia Paolina, era stata in precedenza sposata con Publio Memmio Regolo, difeso da Sanquinio nel 32 e amico di Caligola[23].
Durante il secondo consolato di Cesiano e Sanquinio, Caligola prese definitivamente le distanze dal senato, che pure aveva cercato di conciliarsi prendendo come collega Cesiano[26]: il princeps, con un potente discorso in senato[27][28], ruppe ogni rapporto con il consesso dei patres[29][30][31]; ciò provocò - o fu causato da - numerosi tentativi di dissenso contro il princeps[31][32][33], probabilmente già riscontrabili nelle condanne di Gaio Calvisio Sabino e della moglie Cornelia[32][33][34] e culminate a settembre nella congiura fallita di Marco Emilio Lepido e dello stesso Getulico, insieme alle sorelle del princeps Livilla e Agrippina[35][36]. Forse fu sempre durante il consolato di Cesiano e Sanquinio che Lucio Vitellio sugellò la sottomissione del senato al princeps compiendo l'umiliante atto della proskynesis[33][37] e che Caligola sposò la sua quarta e ultima moglie Milonia Cesonia, che solo un mese dopo partorì la piccola Giulia Drusilla[33][38][39].
Il favore imperiale di cui godette Sanquinio dovette continuare anche sotto Claudio: quest'ultimo, infatti, nominò l'ormai anziano Sanquinio come proprio legatus Augusti pro praetore della provincia di Germania Inferiore, dove egli rimase fino alla sua morte[40], avvenuta con ogni probabilità nel 46[3].
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ a b c d R. Syme, Ten Studies in Tacitus, Oxford 1970, p. 73.
- ^ a b R. Syme, Roman Papers, II, Oxford 1979, pp. 583-584.
- ^ a b c d e f g h W. Eck, Die Statthalter der germanischen Provinzen vom 1.-3. Jahrhundert, Köln-Bonn 1985, p. 116.
- ^ M. Torelli, in Epigrafia e ordine senatorio, II, Roma 1982, p. 296.
- ^ a b T. P. Wiseman, New Men in the Roman Senate, Oxford 1970, p. 259 n° 377.
- ^ a b PIR2 S 178 (Strobach).
- ^ a b c d e PIR2 S 179 (Strobach).
- ^ RIC2 Augustus 337-342 (p. 66).
- ^ PIR2 S 177 (Strobach).
- ^ R. Syme, Ten Studies in Tacitus, Oxford 1970, p. 73: "The enigmatic Sanquinius Maximus".
- ^ R. Syme, The Augustan Aristocracy, Oxford 1986, p. 183 nota 87: "This enigmatic character".
- ^ R. Syme, Roman Papers, I, Oxford 1979, p. 295: "that mysterious character"; III, Oxford 1984, p. 1432: "the enigmatic Q. Sanquinius Maximus".
- ^ W. Eck, Die Statthalter der germanischen Provinzen vom 1.-3. Jahrhundert, Köln-Bonn 1985, p. 116: "So, wie heute die Laufbahn des Sanquinius Maximus rekonstruiert wird, fällt sie in mehr als einer Hinsicht aus dem Üblichen heraus."
- ^ Tacito, Annales, VI, 4, 2-4.
- ^ a b A. Degrassi, I fasti consolari dell'impero romano, Roma 1952, p. 8.
- ^ R. Syme, Roman Papers, III, Oxford 1984, p. 1432; The Augustan Aristocracy, Oxford 1986, p. 163; Roman Papers, V, Oxford 1988, pp. 122 e 179.
- ^ A. Degrassi, I fasti consolari dell'impero romano, Roma 1952, pp. 7-10.
- ^ Ossia, il passo di Tacito che lo definisce consolare nel 32 e un'epigrafe pompeiana (CIL X, 905).
- ^ Ronald Syme, in più contributi (Roman Papers, III, Oxford 1984, p. 1432; The Augustan Aristocracy, Oxford 1986, p. 163; Roman Papers, V, Oxford 1988, pp. 122 e 179), ha proposto che il primo consolato di Sanquinio ricadesse nel 28 a causa di una lacuna nei Fasti fratrum arvalium; tale lacuna è però stata colmata da recenti ritrovamenti (AE 1991, 307), che smentiscono la sua ipotesi, che non è infatti presa in considerazione in PIR2 S 179 (Strobach).
- ^ Svetonio, Caligola, XVII, 1.
- ^ a b Cassio Dione, Storia Romana, LIX, 13, 2.
- ^ a b c R. Syme, Roman Papers, V, Oxford 1988, pp. 608-619.
- ^ a b c A. A. Barrett, Caligula. The abuse of power, London-New York 20152, p. 130.
- ^ a b R. Syme, Roman Papers, I, Oxford 1979, p. 295.
- ^ R. Syme, The Augustan Aristocracy, Oxford 1986, p. 183.
- ^ R. Cristofoli, Caligola. Una vita nella competizione politica, Firenze 2018, pp. 116-119.
- ^ Cassio Dione, Storia Romana, LIX, 16.
- ^ J.-C. Faur, Un discours de l’empereur Caligula au Sénat (Dion, Hist. rom. LIX, 16), in Klio, vol. 60 (1978), pp. 439-447.
- ^ A.A. Barrett, Caligula. The abuse of power, London-New York 20152, pp. 130-132.
- ^ R. Cristofoli, Caligola. Una vita nella competizione politica, Firenze 2018, pp. 117-118.
- ^ a b A. Winterling, Caligola: dietro la follia, Roma 2005, pp. 84-91.
- ^ a b A.A. Barrett, Caligula. The abuse of power, London-New York 20152, pp. 135-141.
- ^ a b c d R. Cristofoli, Caligola. Una vita nella competizione politica, Firenze 2018, pp. 118-129.
- ^ A. Winterling, Caligola: dietro la follia, Roma 2005, pp. 79-83, ritiene invece che la condanna di Sabino e Cornelia fosse parte di una prima congiura di consolari che avrebbe spinto il princeps a prendere le distanze definitivamente dal senato.
- ^ A. Winterling, Caligola: dietro la follia, Roma 2005, pp. 93-94.
- ^ R. Cristofoli, Caligola. Una vita nella competizione politica, Firenze 2018, p. 133.
- ^ Cassio Dione, Storia Romana, LIX, 27, 2-6.
- ^ Svetonio, Caligola, XXV, 3.
- ^ Cassio Dione, Storia Romana, LIX, 23, 7.
- ^ Tacito, Annales, XI, 18, 1.
Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- PIR2 S 179 (Strobach).
- Ronald Syme, Roman Papers, I-V, Oxford 1979-1988, passim.
- Werner Eck, Die Statthalter der germanischen Provinzen vom 1.-3. Jahrhundert, Köln-Bonn 1985, p. 116.