Il poeta vate, o soltanto vate (dal latino vates, «indovino», «profeta» o «veggente»), è un titolo attribuito a un poeta animato da spirito profetico, dotato di un'aura sacra per il tono elevato delle sue opere e l'ispirazione civile dei suoi testi poetici. [1] Vengono così definiti gli autori che cercano di interpretare e guidare i sentimenti delle masse della loro epoca.
Storia del termine
[modifica | modifica wikitesto]Tale appellativo fu attribuito per la prima volta ad autori latini, impegnati nella ricerca dei valori perduti dell'antica romanità, venuti a mancare durante il periodo di grande corruzione in cui versò Roma dall'età di Cesare in poi. La funzione di poeta-vates, attribuita ad esempio a Lucrezio o ad Orazio, è quella, secondo la concezione latina, di un poeta divinamente ispirato e quasi profetico, in grado di proporsi come guida della comunità, impegnato attivamente per il ripristino di valori morali, ma anche filosofici come nel caso dello stesso Lucrezio, scomparsi o, a volte, considerati in alcuni casi nefasti, come la stessa dottrina epicurea.
Una ripresa significativa di tale fenomeno si ebbe alla fine del Romanticismo, quando con il risorgere della poesia e del sentimentalismo poetico, in contrapposizione al periodo precedente del Neoclassicismo, in cui i sentimenti erano oscurati dal rigore e dall'ordine conferito dalla precisione dello studio e della ragione, i poeti cominciarono a sentire la necessità di aprirsi e rendersi interpreti del mondo, verso tutti coloro che avrebbero voluto apprezzarne i valori nascosti.
Poeti guida si sono riscoperti autori del romanticismo tedesco, dello Sturm und Drang come Goethe, o anche contemporanei italiani dello stesso periodo come Foscolo, portatori dei nuovi ideali del Risorgimento. Foscolo, infatti, come ogni poeta vate si abbandonava completamente alle passioni e agli istinti.[2] Anche Giosue Carducci ha ricevuto l'appellativo di poeta "vate"[3]. Gabriele D'Annunzio si faceva, inoltre, chiamare allo stesso modo per le sue poesie con versi ricchi di musicalità e sentimento e per il suo grande culto della parola.[4]
Attribuzioni
[modifica | modifica wikitesto]Nella storia della letteratura italiana, il titolo di vate è stato associato a:
- Dante Alighieri, il Sommo Vate per antonomasia;[5]
- Ugo Foscolo, durante il Risorgimento, quale vate della Patria italiana e della sua libertà;[2]
- Vittorio Alfieri, in maniera analoga a Foscolo;[6]
- Giosuè Carducci;[7]
- Giovanni Pascoli, specialmente dopo il discorso "La grande proletaria si è mossa";[8]
- Gabriele D'Annunzio.[4]
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ Vate, in Treccani.it – Vocabolario Treccani on line, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
- ^ a b Ugo Foscolo: pensiero e poetica, su library.weschool.com.
- ^ Atlante Treccani, Carducci poeta della primavera, su treccani.it, Enciclopedia Treccani, 21 marzo 2017.
- ^ a b Gabriele D'Annunzio: il Vate, su Tanogabo.it, 9 luglio 2019. URL consultato il 27 aprile 2021.
- ^ Vate, su dizionari.repubblica.it, Hoepli, 2018.
- ^ A partire dalla felice prosopopea che Foscolo gli dedicò nei Sepolcri, Vittorio Alfieri incarnò per l'Ottocento risorgimentale il ruolo di padre della patria e di profeta dell’unità nazionale: piuttosto che l’opera, ne venne entusiasticamente esaltata in funzione ideologica o politica la scultorea figura di poeta-vate "irato a' patrii Numi" e di indomito fustigatore dei vizi e dei despoti. Al di là delle strumentalizzazioni successive, il mito di Alfieri in veste di pater patriae risulta in ogni caso fondato su un’effettiva, precoce coscienza del problema dell'identità nazionale, indissolubilmente legata alla dolorosa consapevolezza della condizione di sottomissione della penisola alla tirannide nelle sue diverse manifestazioni.» (Chiara Cedrati, La libertà dello scrivere. Ricerche su Vittorio Alfieri, LED Edizioni Universitarie - ISSN 2283-6861)
- ^ Il poeta vate: Carducci e lo storicismo, su Vivit. URL consultato il 27 aprile 2021.
- ^ Pascoli dal Naturalismo al Simbolismo, su WeSchool. URL consultato il 30 novembre 2023.