Pilo | |
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Etnia | italiana |
I Pilo (il nome Pilo ha origine romano-visigota; dal latino pilum, "pilo", arma in asta da getto lunga ca. 150 cm in uso nell’esercito romano. Nel sec. II a.C. era l'arma per eccellenza dei fanti romani delle due prime file della legione (hastati, principes). Un secolo più tardi il pilum fu usato da tutti i legionari)[1] sono una famiglia nobile di origine spagnola discendente da Wilfredo I e da Raimondo Berengario III della casata di Barcellona, dal 1125 dimorante anticamente a Genova con Robualdo che adottò come cognome Pilo, la famiglia si trasferì a Palermo nel 1560 con Bartolomeo e con il figlio Lorenzo darà vita al ramo siciliano della famiglia, che rimarrà in Sicilia fino all' 8 maggio 1918 anno della scomparsa di Girolamo, figlio di Ignazio Pilo e di Rosalia Denti dei Duchi di Piraino, Girolamo non avendo contratto matrimonio, lasciò erede dei titoli nobiliari, dell’intero patrimonio mobiliare ed immobiliare secondo la legge siciliana di successione e del Regno d’Italia, la nipote Maria Concetta che con Regie Lettere Patenti dell'8 Gennaio 1920, era stata investita ufficialmente dei titoli ascritti. Ruggero Pilo Bacci, primogenito di Maria Concetta, dal canto suo, con regio decreto del 2 marzo 1921, venne investito per anticipata successione materna dei titoli nobiliari della madre, per sé e per i suoi discendenti e dell’intero patrimonio mobiliare e immobiliare.
Dal 1125 e durante la Repubblica di Genova i Pilo ebbero le signorie di Ripacandita in Basilicata, di Vitalegri in Puglia, il Governatorato di Mineo e Mongialini in Sicilia e la Signoria di Angri in Campania.
In Sicilia dalla fine del cinquecento possedette il Principato di Roccapalumba, il Ducato di Cefalà Diana, i Marchesati di Marineo e Torretta, la Contea di Capaci, la Signoria di Brucato, la Baronia della Salina di Chiusa Grande di Trapani, inoltre furono Baroni di Sommacco e Miccini, ebbero la Castellania di Porta Felice di Palermo, la Baronia di Bruca e Crisciuna, il feudo di Melia e Miraglia, e infine furono Nobili fiorentini all'epoca del Granducato di Toscana.
Un Girolamo marchese di Marineo e conte di Capaci fu capitano di giustizia e pretore di Palermo, e vicario generale del Regno. Un Rosolino figlio di Girolamo e di Antonia Gioeni figlia di Giovanni duca d'Angiò fu un cospiratore audace sognatore di una Sicilia libera. Una strada nel centro di Palermo, in molte città, nei piccoli e grandi centri italiani portano il suo nome. Una piazza a Roma nel quartiere di Monte Verde porta il suo nome.
La famiglia agli inizi del duecento si diramò anche in Sardegna da un Guantino, capitano di Alfonso V d'Aragona. Furono Signori di Romangia con Juna Pilo. Da un ramo dei Pilo di Sassari discendono i Pilo Boyl o Boyl, di cui il più famoso fu Vittorio Pilo Boyl, marchese di Putifigari, luogotenente generale, Cavaliere della SS. Annunziata.[2]
Arma
[modifica | modifica wikitesto]D'azzurro, a due leoni coronati d'oro, affrontati e controrampanti ad un albero di pino sradicato al naturale, fruttifero d'oro, sormontato da tre stelle dello stesso.[3]. Cimiero: un drago d'oro, tenente colle zampe due mazze dello stesso in decusse[3][4]
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ Fonte dall'archivio della Famiglia Pilo-Pilo Bacci di Roma.
- ^ V. Spreti, Enciclopedia storico-nobiliare italiana, vol. V, Edit. Sala Bolognese, 1901, pp. 365-366-367, rist. an., (famiglie dei marchesi di Putifigari).
- ^ a b Nobiliario di Sicilia, su regione.sicilia.it. URL consultato il 28 settembre 2010 (archiviato dall'url originale l'11 settembre 2010).
- ^ G.B. Di Crollalanza, Dizionario storico-blasonico, Pisa, Giornale Araldico, 1888, p. 340.
Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- G.B. di Crollalanza, Dizionario storico blasonico delle famiglie nobili e notabili italiane estinte e fiorenti, editore Arnaldo Forni, Pisa 1890
- Antonio Mango di Casalgerardo, Nobiliario di Sicilia, editore Forni, 1970
- Libro d'Oro della Nobiltà Italiana (Consulta Araldica)