Pieve dei Santi Ippolito e Cassiano | |
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Facciata | |
Stato | Italia |
Regione | Emilia-Romagna |
Località | Scurano (Neviano degli Arduini) |
Indirizzo | strada Enza |
Coordinate | 44°30′01″N 10°18′23.98″E |
Religione | cattolica di rito romano |
Titolare | santi Ippolito e Cassiano |
Diocesi | Parma |
Stile architettonico | romanico e barocco |
Inizio costruzione | fine dell'XI secolo |
Completamento | XVIII secolo |
La pieve dei Santi Ippolito e Cassiano, nota anche come pieve di Scurano, è un luogo di culto cattolico dalle forme romaniche e barocche situato in strada Enza a Scurano, frazione di Neviano degli Arduini, in provincia e diocesi di Parma; fa parte della zona pastorale di Traversetolo-Neviano Arduini.
Storia
[modifica | modifica wikitesto]Il luogo di culto originario fu costruito a partire dagli ultimi anni dell'XI secolo e completato prima del 1111,[1] come dimostrato dall'incisione su una pietra conservata su uno dei pilastri della chiesa.[2][3][4]
Il più antico documento che testimoni l'esistenza della pieve risale al 1230, quando l'edificio fu menzionato nel Capitulum seu Rotulus Decimarum della diocesi di Parma; il territorio amministrato comprendeva all'epoca le tre cappelle di Mediano, Ruzzano e Roncarolo, cui si aggiunsero nel 1299 Roncarolo e nella seconda metà del XIV secolo Ramiseto, oltre a numerosi oratori e benefici ecclesiastici.[2][4][5]
Nel frattempo, gli interni, originariamente sviluppati su una pianta a croce latina con abside quadrangolare, furono intonacati nel XIII secolo.[1]
Nella seconda metà del XVII secolo l'edificio cadde in profondo degrado, tanto da spingere le autorità ecclesiastiche di Parma a intervenire più volte per imporre la risistemazione del tempio; agli inizi del XVIII secolo furono quindi avviati grossi lavori di ristrutturazione della pieve, che fu profondamente trasformata con l'aggiunta delle due navatelle laterali e delle cappelle, la sopraelevazione della navata centrale con la realizzazione della volta a botte lunettata di copertura, l'intonacatura dei pilastri e la ricostruzione dell'abside a pianta poligonale.[1][2][3][4][5] Inoltre, nel 1751 fu modificato in stile barocco il portale d'ingresso principale.[6]
Nel 1828 un decreto del papa Pio VII stabilì la nuova appartenenza della chiesa e della vicina pieve di Bazzano alla diocesi di Reggio Emilia; nel 1853 i due luoghi di culto tornarono definitivamente alla diocesi di Parma, in seguito al trattato di Firenze stipulato nel 1844 tra il ducato di Parma e Piacenza e il ducato di Modena e Reggio che fissò nel torrente Enza il confine tra i due Stati.[7][8]
Nel frattempo, tra il 1832 e il 1838 fu edificato a fianco della facciata l'alto campanile, per volontà del parroco Antonio Fattori.[1][9][3][4][5]
Nel 1913, allo scopo di posizionarvi l'organo acquistato nel 1910 dalla chiesa di San Pietro di Parma, fu parzialmente modificata la zona absidale.[3][4] La sistemazione definitiva avvenne alcuni anni dopo, quando, in seguito al devastante terremoto del 7 settembre 1920, la chiesa fu danneggiata e successivamente restaurata.[4] Infine, nel 1932 gli interni furono decorati con affreschi da Valdo Bianchi.[3][9][4]
Il 9 novembre 1983 una forte scossa sismica provocò alcune lesioni all'edificio, che fu in seguito risistemato e rinforzato strutturalmente nelle coperture.[3]
Il 23 dicembre 2008 un nuovo terremoto causò vari danni alla chiesa, che l'anno seguente fu dichiarata inagibile; nel 2014 furono avviate le opere di consolidamento strutturale e restauro; al termine dei lavori, l'edificio fu solennemente riaperto al culto il 13 agosto 2017, in occasione della festa dei santi Ippolito e Cassiano, alla presenza del vescovo Enrico Solmi.[10][3]
Descrizione
[modifica | modifica wikitesto]La pieve si sviluppa su un impianto a tre navate affiancate da cappelle laterali, con ingresso a ovest e presbiterio absidato a est.[3]
La lunga e simmetrica facciata a salienti, interamente rivestita in arenaria con alcuni inserti di pietra in conci squadrati derivanti probabilmente da edifici preesistenti,[1] presenta al centro l'ampio portale d'accesso principale, delimitato da una cornice modanata in arenaria, a sostegno del frontone triangolare spezzato datato 1751;[11][6] superiormente è collocato un piccolo rosone strombato in posizione leggermente disassata, mentre in sommità è posizionata una piccola apertura a forma di croce. Ai lati sono posti i due ingressi secondari, contornati da semplici cornici in pietra; al di sopra di essi sono presenti due finestre rettangolari strombate, analoghe alle due aperture delle cappelle posizionate ancora più all'esterno.[3]
Il rivestimento in arenaria prosegue anche lungo i fianchi e il retro, al cui centro aggetta la settecentesca abside a pianta poligonale.[1]
Sulla destra della facciata si eleva su un alto basamento l'isolato campanile ottocentesco,[1] interamente rivestito in conci di pietra con spigoli in bugnato;[3] in sommità la cella campanaria si affaccia sulle quattro fronti attraverso ampie monofore ad arco a tutto sesto delimitate da cornici.
All'interno la navata centrale, coperta da una volta a botte lunettata decorata con affreschi, è suddivisa dalle laterali, chiuse superiormente da volte a crociera,[3] da una serie di arcate rette da pilastri, alcuni dei quali, coronati da capitelli di reimpiego,[12] mostrano le tracce di affreschi cinquecenteschi raffiguranti Sant'Antonio abate, Santa Rita, la Madonna e un Prelato;[1] ai lati si aprono attraverso ampie arcate a tutto sesto, delimitate da lesene, le cappelle laterali, coperte da volte a botte lunettate.[3]
Il lungo presbiterio, lievemente sopraelevato, è chiuso superiormente da una volta a botte lunettata in continuità con quella della navata centrale; nel mezzo è collocato l'altare maggiore ligneo a mensa, aggiunto tra il 1970 e il 1980;[3] a lato è posizionata una pietra scolpita con motivi vegetali, d'epoca imprecisata, mentre sul fondo si staglia, all'interno di una monumentale struttura lignea tardo-seicentesca intagliata, l'organo proveniente dalla chiesa di San Pietro di Parma.[13][12]
Le cappelle ospitano numerose opere d'arte. Di particolare pregio risulta la pala del 1541 rappresentante la Madonna col Bambino e i santi Ilario e Antonio abate, dipinta da Pier Ilario e Michele Mazzola, zii del Parmigianino; la coeva ancona lignea, ornata nella predella sottostante con le raffigurazioni della Nascita della Vergine e del Presepio, è delimitata lateralmente da due pilastri a sostegno della trabeazione e del frontone di coronamento.[14][12][4][9] Nelle altre cappelle si trovano una pala seicentesca ritraente Gesù Bambino, un santo vescovo e sant'Antonio da Padova, delimitata da un'ancona manierista, un'ancona lignea seicentesca scolpita, contenente nel mezzo una nicchia e sul contorno quindici piccoli dipinti raffiguranti i Misteri del Rosario, un olio del 1683 ritraente la Madonna col Bambino e i santi Bernardo e Antonio da Padova, una pala rappresentante la Madonna col Bambino e le anime purganti, incorniciata da un'ancona intarsiata settecentesca, e una cornice per nicchia di forme analoghe.[14]
La chiesa conserva altre opere di pregio, tra cui un'acquasantiera collocata su un capitello romanico scolpito, una croce astile in argento sbalzato risalente al XIV o XV secolo, una pianeta cinquecentesca e una veste settecentesca in broccato.[4][9][13]
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ a b c d e f g h Furlotti, Trombi.
- ^ a b c Dall'Aglio, p. 962.
- ^ a b c d e f g h i j k l m Chiesa dei Santi Ippolito e Cassiano "Scurano, Neviano degli Arduini", su Le chiese delle diocesi italiane, Conferenza Episcopale Italiana. URL consultato il 15 agosto 2024.
- ^ a b c d e f g h i La Pieve dei SS. Ippolito e Cassiano - Scurano (PDF), su parrocchianevianoarduini.it. URL consultato il 15 agosto 2024.
- ^ a b c Fallini, Calidoni, Rapetti, Ughetti, p. 113.
- ^ a b Passeggiata alla scoperta di Scurano, su nonsoloeventiparma.it. URL consultato il 15 giugno 2016 (archiviato dall'url originale il 28 settembre 2016).
- ^ Gabbi, p. 222.
- ^ Manfredi, p. 52.
- ^ a b c d Dall'Aglio, p. 963.
- ^ Matteo Ferzini, I fedeli di Scurano "ritrovano" la loro chiesa, in Gazzetta di Parma, 15 agosto 2017, p. 20.
- ^ Cirillo, Godi, p. 247.
- ^ a b c Pieve di Scurano, su parmaest.net. URL consultato il 15 giugno 2016.
- ^ a b Cirillo, Godi, p. 248.
- ^ a b Cirillo, Godi, p. 247-248.
Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- Giuseppe Cirillo, Giovanni Godi, Guida artistica del Parmense, II volume, Parma, Artegrafica Silva, 1986.
- Italo Dall'Aglio, La Diocesi di Parma, II Volume, Parma, Scuola Tipografica Benedettina, 1966.
- Marco Fallini, Mario Calidoni, Caterina Rapetti, Luigi Ughetti, Terra di pievi, Parma, MUP Editore, 2006, ISBN 88-7847-021-X.
- Sergio Gabbi, Poviglio. Un nome e una presenza nella storia, Poviglio, Edizioni Poviglio Fiera, 2000.
- Angelo Manfredi, Vescovi, clero e cura pastorale - Studio sulla diocesi di Parma alla fine dell'Ottocento, Roma, Editrice Pontificia Università Gregoriana, 1999.
- Mariarita Furlotti, Rosina Trombi, La valle e il territorio di Scurano, Scurano, Gruppo volontari di Scurano, 1996.
Voci correlate
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