Paternae charitatis Bolla pontificia | |
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Pontefice | Papa Pio VII |
Data | 16 febbraio 1820[1] |
Anno di pontificato | XIX |
Traduzione del titolo | Della carità paterna |
Argomenti trattati | riorganizzazione delle diocesi cattoliche lombarde del Regno Lombardo-Veneto |
Paternae charitatis o Paternae charitatis studium è una bolla di papa Pio VII, datata 16 febbraio 1820,[1] con la quale furono ridisegnate e razionalizzate le circoscrizioni ecclesiastiche della parte lombarda del Regno Lombardo-Veneto nell'Impero austriaco.
Decisioni
[modifica | modifica wikitesto]Il documento pontificio prende queste principali disposizioni:
- Il pontefice ricorda innanzitutto che il 1º maggio 1818,[2] con la bolla De salute Dominici gregis, erano state ridisegnate e razionalizzate le circoscrizioni ecclesiastiche della parte veneta del regno Lombardo-Veneto, che erano state tutte sottomesse ad un'unica provincia ecclesiastica, quella di Venezia.[3]
- Similmente, tutte le diocesi lombarde furono aggregate in un'unica provincia ecclesiastica, quella di Milano.[4] Per questo motivo, la diocesi di Pavia, fino a quel momento immediatamente soggetta alla Santa Sede,[5] e la diocesi di Mantova, suffraganea dell'arcidiocesi di Ferrara,[6] entrarono a far parte della provincia ecclesiastica ambrosiana. Fu tuttavia concesso che la suffraganeità di Pavia cominciasse con la morte del vescovo in carica, Paolo Lamberto D'Allègre, avvenuta il 6 ottobre 1821.[5]
In questo modo la provincia ecclesiastica ambrosiana comprendeva 7 diocesi suffraganee: Bergamo, Brescia, Como, Cremona, Lodi, Pavia e Mantova. Rimaneva esclusa la diocesi di Crema, mantenuta suffraganea dell'arcidiocesi di Bologna fino al 1835.[7] - Fu abrogata la disposizione concessa ai vescovi di Pavia da papa Benedetto XIV il 15 febbraio 1743 con la bolla Ad supremam equidem di poter aggiungere al proprio titolo anche quello di arcivescovi di Amasea.[5]
- La bolla poi ridefinì i confini delle diocesi lombarde, soprattutto quelle meridionali, in modo da far coincidere i territori diocesani con i confini del regno Lombardo-Veneto; in questa nuova delimitazione dei confini furono coinvolte anche le diocesi dell'Emilia, sulla riva destra del Po.[8]
- Infine, Karl Kajetan von Gaisruck, arcivescovo di Milano, fu nominato esecutore della bolla e delle decisioni pontificie.
Il placet regio alla bolla fu concesso a Vienna il 13 giugno 1820.[9]
Modifiche territoriali
[modifica | modifica wikitesto]Arcidiocesi di Milano
[modifica | modifica wikitesto]In primo luogo furono risolte due questioni giurisdizionali, che duravano da secoli, e che videro coinvolta l'arcidiocesi di Milano. La prima riguardava la parrocchia di Sesto Calende nell'alto milanese, che almeno dal XIII secolo era sottomessa alla giurisdizione dei vescovi di Pavia;[10] la bolla stabilì il suo passaggio definitivo alla sede milanese.[8] La stessa bolla decise il passaggio dell'arcipretura di Boscone Cusani,[11] sulle rive del Po, da Milano alla diocesi di Piacenza.[8]
Diocesi di Pavia
[modifica | modifica wikitesto]La diocesi di Pavia subì numerosi aggiustamenti territoriali. Oltre a Sesto Calende, perse anche la parrocchia dei Santi Nazario e Celso di Pagazzano,[12] ceduta alla diocesi di Bergamo.[8]
Furono poi rivisti i confini con la diocesi di Lodi, a cui Pavia cedette le parrocchie di Crespiatica, Dovera, Postino, Roncadello e Gugnano.[8]
Infine furono rivisti i confini con la diocesi di Piacenza per farli coincidere con quelli civili. A Piacenza, Pavia cedette la pieve di Revigozzo, e le parrocchie di San Bernardino, Leggio, Cogno San Bassano, Groppoducale, Bramaiano, Rigolo, tutte frazioni di Bettola, e la parrocchia di Pievetta. In compenso, da Piacenza la diocesi pavese acquisì la parrocchia di Monticelli e porzioni della parrocchia dell'Isolone di Veratto.[8][13]
Diocesi di Lodi
[modifica | modifica wikitesto]La diocesi di Lodi, oltre alle parrocchie ricevute dalla sede pavese, vide modificati i propri confini meridionali, con uno scambio di parrocchie e di territori con la diocesi piacentina. A questa furono cedute le frazioni di Zerbio e Bosco Vigliemme, appartenenti alla parrocchia di Castelnuovo Bocca d'Adda, e le frazioni di Mortizza e Gargatano, appartenenti alla parrocchia di Corno Giovine.[8][14] In cambio ottenne da Piacenza le parrocchie di Guardamiglio, San Rocco, Menuta, Fombio, Mezzana, Caselle, e porzioni delle parrocchie di Boschi del Botto, Isola del Po, Mezzanone, Isola Cornazzani.[8][14]
Diocesi di Cremona
[modifica | modifica wikitesto]La diocesi di Cremona acquisì diverse parrocchie delle diocesi di Parma e di Borgo San Donnino: dalla prima, la parrocchia di San Nicola di Torricella del Pizzo e porzioni della parrocchia di San Donnino nella stessa località; dalla seconda, le parrocchie di Brancere, Bosco Parmigiano, Stagno, Pieve, Ottoville, Zibello e Castelletto.[8]
Diocesi di Mantova
[modifica | modifica wikitesto]La diocesi di Mantova si ampliò con una serie di parrocchie e di territori che si trovavano nel mantovano, ma che appartenevano alla diocesi di Reggio Emilia. Si trattava delle parrocchie di Pegognaga, Moglia, Rolo, Palidano, Gonzaga, Bondeno, Bondanello e Cizzolo e porzioni minori di altre località.[8][15]
Diocesi di Bergamo
[modifica | modifica wikitesto]L'unica modifica territoriale riguardante la diocesi di Bergamo fu l'acquisizione della parrocchia dei Santi Nazario e Celso di Pagazzano dalla diocesi di Pavia.
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ a b La bolla è datata secondo lo stile dell'Incarnazione, che fa iniziare l'anno con il 25 marzo. Il testo pubblicato sul Bullarium usa la seguente espressione: Datum Romae anno Incarnationis Dominicae millesimo octingentesimo decimo nono, quarto decimo kalendas martii, Pontificatus Nostri anno decimo nono, ossia: «Dato a Roma, nell'anno dell'incarnazione del Signore 1819, il 14º giorno delle calende di marzo, 19º anno del nostro pontificato». Il giorno corrisponde, nel calendario corrente, al 16 febbraio 1820.
Tuttavia questa datazione non è coerente: infatti il 16 febbraio 1820 non corrisponde al 19º anno di pontificato di Pio VII, ma al 20º, iniziato il 21 marzo 1819 e terminato il 20 marzo 1820. La data dovrebbe essere 16 febbraio 1819 per corrispondere al 19º anno di pontificato del pontefice.
La bolla è pubblicata anche da Francesco Nardi (Elementi di diritto ecclesiastico, tomo primo, Padova, 1854, pp. 452-457) dove però la data è stata corretta (p. 457), con l'indicazione del 20º anno di pontificato di Pio VII (Pontificatus nostri anno vigesimo). - ^ Anche in questo punto, la bolla riporta un errore o un refuso circa la datazione della bolla De salute Dominici gregis, che viene datata 14 aprile 1818 (quarto decimo kalendas maii), mentre la bolla in questione, pubblicata sullo stesso Bullarium (pp. 36-40), ha la data del 1º maggio (kalendas maii).
- ^ Bolla, Paternae charitatis studium, p. 176, nº 2
- ^ Bolla, Paternae charitatis studium, p. 176, nº 3
- ^ a b c Bolla, Paternae charitatis studium, pp. 176-177, nº 7
- ^ Bolla, Paternae charitatis studium, p. 177, nº 8
- ^ Saverio Almini, Provincia ecclesiastica di Milano sec. IV - 1989, Lombardia Beni Culturali.
- ^ a b c d e f g h i j Bolla, Paternae charitatis studium, p. 177, nº 9
- ^ Francesco Nardi, Elementi di diritto ecclesiastico, tomo primo, Padova, 1854, p. 457.
- ^ Profili storici delle istituzioni ecclesiastiche - diocesi di Milano, XIII - XX secolo, tomo II, p. 712.
- ^ Chiesa di San Francesco d'Assisi, su beweb.chiesacattolica.it. URL consultato il 3 novembre 2024.
- ^ Chiesa dei Santi Nazario e Celso, su beweb.chiesacattolica.it. URL consultato il 3 novembre 2024.
- ^ Raccolta generale delle leggi, pp. 59 e 61
- ^ a b Raccolta generale delle leggi, pp. 59-61
- ^ Diocesi di Mantova, su lombardiabeniculturali.it. URL consultato il 3 novembre 2024.
Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- (LA) Papa Pio VII, Paternae charitatis studium, in Bullarii romani continuatio, XV, Romae, 1853, pp. 176-178
- Raccolta generale delle leggi per gli Stati di Parma, Piacenza e Guastalla. Anno 1819, Parma, 1822, pp. 58-63