Il paradosso di Epicuro, che prende il nome dal filosofo greco Epicuro (342-270 a.C.) a cui viene attribuito, riguarda il concetto stesso di Dio.
Struttura
[modifica | modifica wikitesto]Il paradosso, riportato da Lattanzio[1], che lo attribuisce ad Epicuro, si basa su alcune domande e procede per gradi fino a rendere, appunto, paradossale il concetto di Dio:
«Dio - dice Epicuro - o vuole togliere i mali, ma non può; oppure può, ma non vuole; oppure non vuole e non può; oppure vuole e può. Se vuole, ma non può, è impotente; il che è inammissibile in Dio. Se può, ma non vuole, è invidioso; il che pure è alieno da Dio. Se non vuole e non può, allora è invidioso e impotente; e anche questo non può attribuirsi a Dio. Se vuole e può, il che soltanto conviene a Dio, allora da dove vengono i mali? o perché non li toglie?»
Dio può e vuole; ma poiché il male esiste allora Dio esiste ma non si interessa dell'uomo. Questa è la conclusione alla quale giunge Epicuro al termine di queste ipotesi.
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ De Ira Dei (La collera di Dio), 13, 20-21