Palazzo della Borsa | |
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Portale di ingresso in largo Castello. | |
Localizzazione | |
Stato | Italia |
Regione | Emilia-Romagna |
Località | Ferrara |
Indirizzo | Largo Castello |
Coordinate | 44°50′19.29″N 11°37′10.42″E |
Informazioni generali | |
Condizioni | In uso |
Costruzione | 1756 - 1761 |
Realizzazione | |
Architetto | Angelo Santini |
Committente | Giovanni Francesco Banchieri, cardinale legato |
Il Palazzo della Borsa, che sarebbe più corretto definire ex palazzo della Borsa o anche palazzo dell'ex Monte di Pietà, è un edificio monumentale che si trova a Ferrara in largo Castello, di fonte al Castello Estense e accanto al palazzo della Camera di commercio, sul lato opposto di corso Ercole I d'Este.[1][2][3]
Storia
[modifica | modifica wikitesto]La storia del palazzo, che nel tempo ha subito notevoli modifiche e ristrutturazioni, potrebbe iniziare da quando l'area, sino a quel momento esterna alle mura cittadine, venne compresa nel tessuto urbano con l'Addizione Erculea di Ercole I d'Este. Per un certo periodo il sito era stato occupato dai Giardini del Padiglione che il duca vi aveva fatto costruire nel 1477 per la sua corte al posto di precedenti orti e piccole abitazioni per contadini.[2]
La nascita dell'edificio moderno è legata al cardinale legato Giovanni Francesco Banchieri che affidò la sua progettazione all'architetto Angelo Santini.[4][1]
Dopo il terremoto dell'Emilia del 2012 è stato necessario rimuovere le sue caratteristiche guglie per mettere in sicurezza la zona, anche se il palazzo non ha subito danni rilevanti.
Descrizione
[modifica | modifica wikitesto]L'edificio appare di dimensioni monumentali e con due importanti prospetti. Quello principale si affaccia su corso Ercole I d'Este ed è caratterizzato da una simmetria geometrica dei volumi laterali separati dal blocco centrale con un ampio portale al piano terra e, sopra il piano nobile, una grande targa di dedicazione a rendere manifesta la funzione dell'edificio.
La scritta nella targa recita:
"PAUPERIBUS.SUBLEVANDIS.
SERVANDISQUE.DEPOSITIS.
CURANTE.
IO.FRANCISCO.CARD.BANCHERIO.
TERT.LEGATO.
ANNO.MDCCLXI".[2]
Il prospetto secondario si affaccia su largo Castello ed è caratterizzato da un'evidente asimmetria. La parte più orientale ricalca sia il disegno sia la intonacatura di tonalità ocra della facciata in corso Ercole I d'Este, e non ha accessi, mentre la parte più occidentale sembra appartenere ad un edificio diverso, con un importante portale marmoreo con due semicolonne corinzie che reggono un frontone classico sotto il quale una grande targa, che in origine era una pala d'altare dell'altar maggiore della chiesa di San Benedetto[5] poi ceduta al cardinale Niccolò Acciaiuoli per la sede del Monte di Pietà in via Garibaldi ed infine, quando quella sede venne chiusa, utilizzata in questo palazzo.[2]
Il grande cortile d'onore interno del palazzo è completamente coperto da una struttura-intelaiatura metallica a forma di piramide molto bassa e vetrata, che conferisce allo spazio sottostante una grande luminosità e ne permette l'utilizzo con varie finalità.[2]
Le facciate sono ornate da guglie che ne evidenziano, a livello della copertura, i passaggi formali come le strutture a lesena negli spigoli laterali o nelle separazioni tra due stili diversi come avviene nel prospetto secondario e rappresentano un motivo architettonico peculiare dell'architetto Angelo Santini.[2]
I paracarri
[modifica | modifica wikitesto]Un aspetto insolito che caratterizza questo palazzo che in passato fu un Monte di Pietà, è la presenza sul limite dei marciapiedi dei due prospetti principali di paracarri in marmo o pietra bianca ornati da decorazioni a bassorilievo con l'immagine dell'Ecce Homo. Questi fittoni sono unici nel loro genere nel tessuto urbano ferrarese e sono stati oggetto all'inizio del XXI secolo di un intervento di pulizia promosso da Ferrariae Decus.[6]
Utilizzo
[modifica | modifica wikitesto]Storicamente, sin dal momento della sua costruzione, l'edificio svolse varie funzioni e passò di proprietà numerose volte. La sua costruzione iniziò nel 1756 e dal 1761 divenne la sede del Monte di Pietà quando Ferrara apparteneva allo Stato Pontificio. Con l'arrivò dell'occupazione da parte delle truppe di Napoleone Bonaparte nel 1796, malgrado le attese di libertà e rispetto, l'istituzione venne soppressa e tutti i beni più preziosi conservati nel Monte, come gioielli, pietre preziose, oro ed argento, vennero requisiti, mentre furono restituiti ai più poveri solo i pegni di minor valore. Nel 1807, quando la parentesi francese si stava concludendo, la sua gestione fu affidata ad una congregazione di carità e il Monte di Pietà divenne nuovamente indipendente a partire dal 1862 e sino al 1930.[3]
Nel 1930 l'istituto venne assorbito dalla Cassa di Risparmio di Ferrara, già proprietaria dell'edificio e già in parte operante da alcuni anni al piano terra del palazzo. Il grande spazio a disposizione fece pensare anche alla possibile apertura di un albergo diurno, che non fu mai realizzata. In seguito la struttura divenne sede della Borsa di Commercio e in quel periodo il grande cortile interno fu ricoperto con l'enorme piramide in vetro e metallo.[3]
Durante il secondo conflitto mondiale subì vari danni e la copertura venne distrutta. La ricostruzione fu possibile solo nel dopoguerra ma intanto anche la Borsa di Commercio aveva lasciato quella sede.[3]
Negli anni dieci del XXI secolo l'immobile, dopo un utilizzo da parte di varie attività commerciali e studi professionali, è stato posto in vendita ed è stato oggetto di nuove iniziative, considerando la sua posizione centrale di interesse anche turistico.
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ a b Carlo Bassi, p. 193.
- ^ a b c d e f Alfredo Santini, pp. 147-159.
- ^ a b c d Mantovani e Santini, pp. 49-53-159.
- ^ resistenzamappe.
- ^ CaRiFe.
- ^ Rimossa la patina del tempo dai paracarri di corso Ercole I d'Este, su cronacacomune.it. URL consultato l'8 aprile 2020.
Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- Alfredo Santini, Etica, banca, territorio: il Monte di Pietà di Ferrara, testi di: Alfredo Santini, Gianni Venturi, Andrea Nascimbeni, Angela Ghinato, Carlo Bassi e Andrea Emiliani, Ferrara, Cassa di Risparmio di Ferrara: Fondazione CaRiFe, 2005, SBN MOD0985519.
- Gerolamo Melchiorri, Nomenclatura ed etimologia delle piazze e strade di Ferrara e Ampliamenti, a cura di Carlo Bassi, Ferrara, 2G Editrice, 2009, ISBN 978-8889248218.
- Giorgio Mantovani e Leopoldo Santini, Ferrara svelata: da La Ferrara nascosta de Il Resto del Carlino, prefazione di Cristiano Bendin, Ferrara, 2G Editrice, 2015, ISBN 978-88-89248-52-2, SBN UFE0994605.
Voci correlate
[modifica | modifica wikitesto]Altri progetti
[modifica | modifica wikitesto]- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file sul Palazzo della Borsa (Ferrara)
Collegamenti esterni
[modifica | modifica wikitesto]- I marmi che camminano, su rivista.fondazionecarife.it. URL consultato il 7 aprile 2020 (archiviato dall'url originale il 26 dicembre 2019).
- Palazzo ex Borsa ex Monte di Pietà, su resistenzamappe.it. URL consultato il 7 aprile 2020.