Pala di San Giuseppe | |
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Autore | Giovanni Antonio Cappello |
Data | 1719 |
Tecnica | Olio su tela |
Dimensioni | 495×405 cm |
Ubicazione | Chiesa di San Giuseppe, Brescia |
La Pala di San Giuseppe è un dipinto a olio su tela (495×405 cm) di Giovanni Antonio Cappello, databile al 1719 e conservata nella chiesa di San Giuseppe a Brescia, all'altare maggiore.
Storia
[modifica | modifica wikitesto]La pala faceva parte di un monumentale ciclo di sette teleri commissionato in modo unitario al Cappello per ornare il grande presbiterio della chiesa di San Giuseppe[1]. Secondo la descrizione di Giovanni Battista Carboni (1760), alla pala centrale con l'Incoronazione della Vergine tra i santi Giuseppe, Rocco, Francesco e Chiara si affiancavano, da sinistra a destra, il Paradiso spalancato alle anime del purgatorio, il Giudizio Universale, Gesù orante nell'orto, la Flagellazione di Cristo, l'Incoronazione di spine e la Salita al Calvario[2].
Con la soppressione del monastero da parte della Repubblica Bresciana nel 1797, gran parte del patrimonio pittorico della chiesa viene disperso o distrutto, compresi i sei teleri laterali, mentre rimane al suo posto solo l'Incoronazione centrale come pala dell'altare maggiore[1].
Descrizione
[modifica | modifica wikitesto]La pala raffigura l'incoronazione della Vergine, al centro, da parte dello Spirito Santo in forma di colomba e del Padre Eterno, situati lungo il margine superiore. Alla Madonna, assisa tra le nubi, atteggiano da sinistra a destra san Rocco, san Giuseppe, san Francesco d'Assisi e santa Chiara, attorniati da alcuni angioletti che recano fiori.
Attorno alla Vergine si apre invece un'ampia corona di nubi dove è posata una moltitudine di angeli, mentre dietro i due santi francescani si intravede un gruppo di monaci e suore cantori, anch'essi rivolti verso Maria.
Stile
[modifica | modifica wikitesto]Andrea Dorosini (1961) propone la datazione al 1719[3], accettata da tutta la critica successiva: nella pala è leggibile un pennello ormai maturo, che ha assimilato e fatto propri gli elementi di un classicismo un poco ridondante, appresi durante il lungo viaggio formativo giovanile a Bologna e Roma. Nel dipinto, le forme più arrotondate e piene si accompagnano a colori poco brillanti, caratterizzati da un tono grigio-giallastro dominante[1].
La pala si impone come un importante capitolo nella storia della pittura bresciana poiché, secondo Renata Stradiotti (1981), "mai cieli si spalancarono su una tale miriade di angioletti e cherubini, una tale macchina divina incombe quasi a sopraffare la terra e a rendere più minuscole e sproporzionate le schiere di fraticelli e monachelle al seguito dei due fondatori dei rispettivi ordini"[1].
I santi in primo piano, fissati in atteggiamenti oranti e quasi pietistici, appaiono a loro volta "immaginette devozionali" ritagliate su fondo scuro e posizionate come corona all'apparizione divina, a una Madonna scarsamente espressiva nel classico atteggiamento di vittoria sul male[1].
Sono riscontrabili notevoli affinità con uno degli affreschi del chiostro minore del monastero, decorato sempre dal Cappello sei anni prima, raffigurante la Madonna tra gli angeli: ciò dimostra come il pittore, almeno nelle opere d'alta committenza, non finisca mai per discostarsi dagli schemi assunti durante il soggiorno in Italia centrale[1].
Note
[modifica | modifica wikitesto]Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- Giovanni Battista Carboni, Le Pitture e Scolture di Brescia che sono esposte al pubblico con un'appendice di alcune private Gallerie, Brescia 1760
- Andrea Dorosini, La chiesa e il convento di San Giuseppe in Brescia, Brescia 1961
- Renata Stradiotti, Giovanni Antonio Cappello in AA. VV., Brescia pittorica 1700-1760: l'immagine del sacro, Grafo, Brescia 1981