Omnia mutantur, nihil interit è una locuzione latina d'autore tratta dalle Metamorfosi di Ovidio.
Tradotta alla lettera significa "tutto muta, nulla perisce".
Significato filosofico
[modifica | modifica wikitesto]L'espressione è citata nel XV Libro, verso 165 del poema Le Metamorfosi di Ovidio, nato a Sulmona nel 43 a.C. e morto a Tomi, sul Mar Nero (oggi Costanza, in Romania) nel 17-18 d.C.
Ovidio, attraverso la voce narrante di Pitagora di Samo, espone una visione del mondo in cui le forme assunte dalle cose non sono fisse, ma mutevoli e cangianti: esse cambiano di continuo, ciascuna trasformandosi in un'altra, in un perenne processo di metamorfosi[1].
È in questa visione pitagorica che si inquadra il problema della morte: il corpo di ogni uomo muore, e insieme ad esso sparisce la sua identità, ma l'anima, in sé, resta immortale, sopravvivendo proprio attraverso le molteplici forme che essa andrà ad assumere attraverso l'infinito e incessante processo di trasmigrazione e metempsicosi[1].
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ a b (EN) David Gallagher, Metamorphosis. Transformations of the Body and the Influence of Ovid’s Metamorphoses on Germanic Literature of the Nineteenth and Twentieth Centuries, Amsterdam/New York, Rodopi, 2009, p. 159, ISBN 978-90-420-2708-4.
Voci correlate
[modifica | modifica wikitesto]- Trasmigrazione delle anime
- Immortalità dell'anima
- Le metamorfosi (Ovidio)
- Panta rei
- Divenire
- Tempora mutantur
- Parole d'autore
- Locuzioni latine
Altri progetti
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