Oj, to ne večer (in russo Ой, то не вечер?), o Oj, da ne večer (in russo Ой, да не вечер?), noto anche come Son Stepana Razina (in russo Сон Степана Разина?, Il sogno di Stepan Razin) e come Kazač'ja pritča (in russo Казачья притча?, Parabola cosacca), è un canto popolare cosacco. In esso Stepan Razin racconta un sogno premonitore di sventure.
La prima versione scritta del brano è stata pubblicata con il titolo, secondo l'ortografia dell'epoca, di Oj, ne večor'', to-li ne večor'' (Son Sten'ki Razina) [in russo Ой, не вечоръ, то-ли не вечоръ (Сон Стеньки Разина)?] nel 1899 nel libro di Aleksandra e Vladimir Železnov Pěsni ural'skich kazakov (in russo Пѣсни уральских казаков?, Canzoni dei cosacchi degli Urali). Gli autori riferiscono di averla trascritta dal «vecchio cosacco settantacinquenne F. S. Ž.»[1].
Testo
[modifica | modifica wikitesto]Russo | Traslitterazione | Traduzione in italiano |
---|---|---|
|
|
|
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ (RU) Aleksandra e Vladimir Železnov, Пѣсни уральских казаков. Имп. русское муж. об-во, San Pietroburgo, 1899, pp. 12-14.
- ^ Grado militare cosacco. Cfr. Parole russe che si incontrano, non tradotte, nel testo, in N. V. Gogol', Tutti i racconti, Newton Compton, 2001.
Altri progetti
[modifica | modifica wikitesto]- Wikisource contiene una pagina dedicata a Oj, to ne večer
Collegamenti esterni
[modifica | modifica wikitesto]- (EN) Oj, to ne večer, su MusicBrainz, MetaBrainz Foundation.