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Organizzazione per la Liberazione della Palestina - Teknopedia
Organizzazione per la Liberazione della Palestina
(AR) منظمة التحرير الفلسطينية

Munaẓẓamat at-Taḥrīr al-Filasṭīniyyah

PresidenteMahmūd Abbās
VicepresidenteHussein al-Sheikh
StatoPalestina (bandiera) Palestina
SedeRamallah
AbbreviazioneOLP
Fondazione28 maggio 1964
Partito
  • Fatah
  • Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina
  • Fronte Democratico per la Liberazione della Palestina
  • Partito Popolare Palestinese
  • Unione Democratica Palestinese
  • Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina - Comando Generale
  • Fronte per la Liberazione della Palestina
  • Fronte Arabo di Liberazione
IdeologiaNazionalismo palestinese
Nazionalismo arabo
Panarabismo
Socialismo arabo
Secolarismo
Anti-imperialismo
Soluzione dei due Stati (dal 1993)

Fazioni interne: Soluzione di uno Stato unico
Antisionismo (fino al 1993)
Ba'thismo

Seggi Consiglio legislativo palestinese
50 / 132
(2006)
Seggi Consiglio nazionale palestinese
700 / 700
Sito webwww.plo.ps/
Bandiera dell'OLP, diventata in seguito dello Stato di Palestina
Modifica dati su Wikidata · Manuale

L'Organizzazione per la Liberazione della Palestina (OLP; in arabo منظمة التحرير الفلسطينية‎?, Munaẓẓamat al-Taḥrīr al-Filasṭīniyya) è un'organizzazione politica palestinese, considerata dalla Lega araba a partire dal 1974 la legittima «rappresentante del popolo palestinese».[1]

Fondata a Gerusalemme nel maggio 1964 da una riunione di 422 personalità nazionali palestinesi, a seguito di una precedente decisione della Lega araba, il suo obiettivo era la «liberazione della Palestina» attraverso la lotta armata.[2] L'originale Statuto dell'OLP (del 28 maggio 1964)[3] dichiarava che «la Palestina all'interno dei confini che esistevano al momento del mandato britannico è una singola unità regionale» e ha cercato di «vietare [...] l'esistenza e l'attività» del sionismo.[4] Lo Statuto fa anche riferimento al diritto al ritorno e all'autodeterminazione per i palestinesi. Uno Stato palestinese non è citato, anche se nel 1974 l'OLP ha chiesto uno Stato indipendente nel territorio del mandato di Palestina.[5] Nel 1988, l'OLP ha adottato ufficialmente una soluzione a due Stati, con Israele e la Palestina che vivono fianco a fianco e con Gerusalemme Est come capitale dello Stato di Palestina.[6]

Nel 1993, il presidente dell'OLP Yasser Arafat ha politicamente riconosciuto lo Stato di Israele in una lettera ufficiale al suo primo ministro Yitzhak Rabin, come conseguenza degli accordi di Oslo, che portarono alla nascita dell'Autorità Nazionale Palestinese. Arafat è stato il presidente del Comitato esecutivo dell'OLP dal 1969 fino alla sua morte nel 2004. È stato sostituito da Mahmūd Abbās (noto anche come Abu Mazen).

Secondo un report del "National Criminal Intelligence Service" del 2002, l'OLP è stato «il più ricco di tutte le organizzazioni terroristiche», con 8-10 miliardi di dollari in attività e un reddito annuo di 1,5-2 miliardi di dollari da «donazioni, estorsioni, saldi, traffici illegali di armi, traffico di stupefacenti, riciclaggio di denaro sporco, frodi, ecc». Il Daily Telegraph ha riferito nel 1999 che l'OLP aveva almeno 5 miliardi di sterline sui conti ad essa riconducibili.[7]

L'etichetta di "organizzazione terroristica" è stata contestata[8] ed è stata de facto superata nel 1993, a seguito della stipula degli accordi di Oslo.

Tratti fondamentali

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Fondata nel 1964, l'OLP ha un teorico apparato legislativo, il Consiglio Nazionale Palestinese (CNP), ma attualmente ogni potere politico e ogni decisione sono prese e controllate dal Comitato Esecutivo dell'OLP, composto da 15 membri eletti dal CNP. L'OLP presenta al suo interno un ventaglio di ideologie sostanzialmente laiche espresse da diversi movimenti palestinesi impegnati nella lotta per il conseguimento dell'indipendenza palestinese e per la liberazione dei territori palestinesi.

L'OLP è considerata la legittima rappresentante del popolo palestinese[9] e, dal 2012, gode dello status di osservatore permanente all'interno dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite.

Organizzazione

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L'OLP non ha un organo cui spetta il processo decisionale od un meccanismo che consente di controllare direttamente le sue fazioni, ma esse devono seguire lo Statuto dell'OLP e le decisioni del Comitato Esecutivo. L'adesione è oscillante, ed alcune organizzazioni hanno lasciato l'OLP o sono stati sospesi durante i periodi di turbolenza politica, ma più spesso questi gruppi sono rientrati nell'organizzazione.

Membri attuali

  • Fatah: partito più grande, di orientamento socialista-nazionalista.
  • Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina (FPLP): secondo più grande, radicale e militante comunista.
  • Fronte Democratico per la Liberazione della Palestina (FDLP): terzo posto, comunista.
  • Partito Popolare Palestinese: ex-comunista, non militante.
  • Fronte per la Liberazione della Palestina (FLP): - Minori di sinistra.
  • Fronte Arabo di Liberazione (FAL): allineato al partito iracheno Ba'th.
  • Fronte Popolare di Lotta (FPL).
  • al-Sa'iqa, filo-siriano, oltre ad altri gruppi minori.

Ex membro dell'OLP

  • Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina - Comando Generale (PFLP-GC).

Membri di rilievo dell'OLP

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Oltre ad Abu Mazen, l'OLP ha numerosi altri capi ben conosciuti. Uno di essi è una palestinese di religione cristiana, Hanan Ashrawi, professoressa di letteratura in un ateneo cisgiordano.

Leader dell'OLP

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  • Ahmad Shuqayri (10 giugno 1964 - 24 dicembre 1967)
  • Yahya Hammuda (24 dicembre 1967 - 2 febbraio 1969)
  • Yāsir ʿArafāt "Abū ʿAmmār" (2 febbraio 1969 - 11 novembre 2004) (in esilio in Giordania, ad aprile 1971; Libano 1971 - dicembre 1982; e Tunisi dicembre 1982 - maggio 1994)
  • Mahmūd ʿAbbās "Abū Māzen" (dal 29 ottobre 2004) (delibera [per Arafat] all'11 novembre 2004)

Storia

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Creazione

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La Lega Araba nel summit del Cairo del 1964 avviò la discussione per la creazione di un'organizzazione che rappresentasse il popolo palestinese. Il Consiglio Nazionale Palestinese si riunì a Gerusalemme il 29 maggio 1964. Alla conclusione di tale incontro l'OLP fu fondata il 2 giugno 1964. Le sue Dichiarazioni di proclamazione dell'Organizzazione[10] asserivano: "... il diritto del popolo arabo palestinese alla sua sacra patria della Palestina e l'affermazione dell'inevitabilità della battaglia per liberare le sue parti usurpate e la sua determinazione a generare la sua effettiva entità rivoluzionaria e a mobilitare le sue capacità e potenzialità oltre che le sue forze materiali, militari e spirituali". All'epoca Gaza e Cisgiordania non erano occupate da Israele, ma da Egitto e Giordania. Per parti usurpate, si intendeva lo Stato di Israele.

Guida di Yasser Arafat

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La disfatta della Siria, Giordania ed Egitto nella guerra dei sei giorni del 1967 distrusse la credibilità degli Stati che intendevano essere i patroni del popolo palestinese e indebolì in modo significativo Jamāl 'Abd al-Nāsir. Una nuova strada fu inaugurata da Yasser Arafat che affermò il diritto di ricorrere alla guerriglia contro Israele e che operò con successo per rendere l'OLP un'organizzazione pienamente indipendente sotto il controllo dei fedayyin (lett. "devoti"). Alle riunioni del Congresso Nazionale Palestinese del 1969, il Fatḥ ottenne il controllo delle strutture esecutive dell'OLP. Al Congresso Nazionale Palestinese del Cairo del 3 febbraio 1969 Arafat fu eletto presidente del Comitato Esecutivo dell'OLP. Da allora Il Comitato Esecutivo fu composto essenzialmente da rappresentanti delle varie organizzazioni facenti parte dell'OLP.

Settembre Nero in Giordania

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L'OLP patì il suo maggior insuccesso con l'attacco giordano ai suoi gruppi armati negli eventi che sono meglio noti come Settembre Nero nel 1970. I gruppi palestinesi furono espulsi dalla Giordania e durante gli anni settanta il nerbo dell'OLP fu in effetti costituito da otto organizzazioni acquartierate a Damasco e Beirut, tutte devote a ciò che esse definivano "resistenza armata sia al Sionismo sia all'occupazione israeliana", col ricorso a metodi che comprendevano attacchi a civili e operazioni di guerriglia contro Israele.

Programma dei dieci punti

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Alcuni mesi dopo la guerra del Kippur, il Consiglio Nazionale Palestinese, riunitosi nella sua 12ª sessione al Cairo nel giugno 1974 e dominato dai leader di Fatah, adottò il cosiddetto «Programma dei dieci punti» o «Programma delle fasi», che invocava nel secondo punto la costituzione di una autorità nazionale «su ogni parte del territorio palestinese liberato»[11], sottintendendo che la liberazione della Palestina sarebbe potuta essere parziale, perlomeno temporaneamente. Il documento rappresentò «una svolta di tipo pragmatico che avrebbe portato alla sostituzione della lotta armata con la trattativa»[12] e al sostegno della Soluzione dei due Stati[13][14].

Tale svolta pragmatica sancì una frattura in seno all'OLP fra coloro che approvarono il documento, i «moderati», e coloro che vi si opposero, i «radicali». La tesi di questi ultimi, colizzatisi nel «Fronte delle forze palestinesi che si oppongono alla soluzioni di resa»[15], era che la creazione di una autorità nazionale palestinese in Cisgiordana e nella Striscia di Gaza avrebbe inevitabilmente condotto alla rinuncia della lotta armata, al riconoscimento dello Stato di Israele e alla coesistenza con esso, e al dominio dei regimi arabi (che il Fronte considerava reazionari) sulla Palestina, relegata così a Stato fantoccio.[16]

Il documento ribadiva comunque l'opposizione alla Risoluzione 242 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite (primo punto) e la preminenza della strategia della lotta armata, considerata però non più esclusiva (secondo punto); prometteva inoltre uno sforzo maggiore nel sostegno ai Paesi socialisti e alle forze di liberazione e progressiste di tutto il mondo (nono punto).

All'epoca l'OLP comprendeva altri gruppi che avrebbero abbandonato l'Organizzazione per svariati motivi, quale il gruppo radicale Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina - Comando Generale (FPLP-CG), una scheggia del FPLP che lasciò nel 1974 l'OLP per protesta contro il "Programma dei 10 Punti".

Summit della Lega Araba a Rabat

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Con l'approvazione del «Programma dei dieci punti», l'OLP si conquistò il supporto dei regimi arabi[16], che a sua volta facilitò la svolta pragmatica recentemente intrapresa[12]: nell'ottobre 1974[17], i Paesi della Lega Araba si riunirono a Rabat, riconoscendo l'OLP e di conseguenza Arafat come «l'unico legittimo rappresentante del popolo palestinese»[18], con voto unanime dei presenti, Giordania inclusa.[19]

L'OLP e Arafat furono invitati per la prima volta a parlare davanti all'assemblea dei Paesi aderenti.[20] Contestualmente, il Governo giordano rilasciò una dichiarazione nella quale affermava di non volersi sostituire alla Palestina e ad alcun altro Paese del Medio Oriente nei negoziati di pace.[21]

I produttori di petrolio della Lega Araba promisero un sostegno finanziario su un orizzonte pluriennale all'OLP e ai Paesi meno ricchi di questa risorsa naturale[22][23], somma della quale in realtà fu versata solamente una piccola quota simbolica.[20]

L'OLP in Libano e la guerra civile libanese

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A metà degli anni settanta, Arafat e il suo movimento al-Fath si trovavano in una posizione politicamente fragile. Il Fronte del Rifiuto dell'OLP si opponeva ai crescenti appelli di Arafat alla diplomazia, simboleggiato forse in maniera convincente dal suo favore per una risoluzione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite avanzata nel 1976, che auspicava l'istituzione di uno Stato binazionale all'interno dei confini precedenti il 1967 e l'applicazione del suo "Programma dei 10 Punti", era stato denunciato anche dalle nazioni arabe che facevano parte del Fronte del Rifiuto (e d'altra parte alla risoluzione gli Stati Uniti d'America avevano opposto il loro veto). La popolazione dei territori occupati palestinesi, per canto loro, videro Arafat come la loro unica speranza per una risoluzione favorevole del conflitto, specialmente nel periodo di tempo immediatamente successivo agli accordi di Camp David, che i Palestinesi avevano visto come un colpo assestato alle loro aspirazioni di auto-determinazione. D'altro canto i leader israeliani, che avevano i loro piani sui territori occupati, si risentirono della popolarità di Arafat e della sua crescente credibilità diplomatica. Nel frattempo, Abū Niḍāl, un nemico accanito dell'OLP fin dal 1974, assassinò l'inviato diplomatico dell'OLP alla Comunità Economica Europea, che nella dichiarazione di Venezia del 1980 aveva esortato Israele a riconoscere i diritti dei Palestinesi all'auto-determinazione. I complici dell'assassinio non furono mai definitivamente identificati ma era in ogni caso chiaro che i progetti diplomatici di Arafat non erano universalmente i benvenuti.

Nella guerra civile libanese l'OLP dapprima combatté contro i Maroniti, poi contro Israele, quindi, alla fine, contro le milizie sostenute dalla Siria, quali le milizie di Amal. Dal 1985 al 1988 Amal assediò i campi profughi palestinesi in Libano per sradicarvi i sostenitori di Arafat. Molte migliaia di Palestinesi morirono per colpi d'arma da fuoco e per inedia. Dopo che finirono gli assedi di Amal si ebbe un'esplosione di confronti tra i Palestinesi all'interno dei campi.

L'opposizione ad Arafat fu assai dura non solo fra i gruppi radicali arabi ma anche fra i sostenitori dei diritti d'Israele, fra cui Menachem Begin che ribadì in più di un'occasione che, se anche l'OLP aveva accettato la risoluzione n. 242 del Consiglio di Sicurezza e aveva riconosciuto il diritto d'Israele all'esistenza, egli non avrebbe mai negoziato con tale organizzazione. Ciò contraddiceva la posizione ufficiale degli USA secondo cui Washington avrebbe negoziato con l'OLP qualora questa avesse accettato la risoluzione n. 242 e avesse riconosciuto Israele: cosa che l'OLP era stata fino a quel momento assai riottosa a fare. Altre voci richiesero in quei tempi l'adozione di una soluzione diplomatica che mettesse fine alle ostilità in accordo col consenso internazionale, inclusi il leader egiziano Anwar al-Sādāt nel corso della sua visita a Washington nell'agosto del 1981 ed il principe ereditario dell'Arabia Saudita Fahd ibn ʿAbd al-ʿAziz Āl Saʿūd con la sua proposta di pace del 7 agosto. Unitamente alle manovre diplomatiche di Arafat, questi sviluppi resero apparentemente sempre più problematico l'argomento di Israele secondo cui non vi era alcun "partner per la pace".

Trasferimento dell'OLP in Tunisia

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Nel 1982 l'OLP si rifugiò a Tunisi dopo essere stata costretta ad abbandonare il Libano da Israele, in margine all'invasione del Libano realizzata lungo l'arco di 6 mesi. Qui subì un attacco da parte dell'aviazione israeliana il 1º ottobre 1985, nell'operazione Gamba di Legno.

Prima Intifada

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Nel 1987 la Prima Intifada esplose nei Territori Occupati. L'Intifada colse di sorpresa l'OLP e la sua dirigenza fu in grado solo dall'esterno di influenzare gli eventi mentre emergeva una nuova guida locale, il Comando Unificato dell'Intifada, che riuniva numerose importanti fazioni palestinesi. Quando re Husayn di Giordania proclamò la separazione amministrativa e legale della Sponda Occidentale (la Cisgiordania) dalla Giordania nel 1988, il Consiglio Nazionale Palestinese adottò la Dichiarazione d'indipendenza palestinese ad Algeri, proclamando uno Stato indipendente della Palestina. La dichiarazione esprimeva il proprio assenso alle risoluzioni dell'ONU senza menzionare in modo esplicito le Risoluzioni n. 242 e 338 del Consiglio di Sicurezza dell'ONU. Un mese più tardi Arafat dichiarava a Ginevra che l'OLP avrebbe appoggiato una soluzione del conflitto con Israele basata su tali Risoluzioni. In effetti l'OLP riconosceva i diritti d'Israele all'esistenza all'interno dei confini precedenti il 1967, con l'intesa che ai Palestinesi sarebbe stato consentito d'instaurare un loro Stato in Cisgiordania e a Gaza. Gli Stati Uniti d'America accettarono tale chiarimento di Arafat e presero ad autorizzare contatti diplomatici con l'OLP.

Accordi di Oslo

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Nel 1993, per diversi mesi l'OLP negoziò segretamente gli Accordi di Oslo con Israele. Gli Accordi si conclusero il 20 agosto 1993. Vi fu quindi una cerimonia pubblica a Washington il 13 settembre 1993 con Yasser Arafat e Yitzhak Rabin, con la presenza di Clinton e dei rispettivi responsabili degli Esteri delle due parti. Gli Accordi garantivano i diritti palestinesi all'autogoverno della Striscia di Gaza e della Cisgiordania tramite la creazione di un'Autorità Nazionale Palestinese. Yasser Arafat fu eletto capo dell'ANP nonostante l'OLP e l'ANP non fossero formalmente collegate, l'OLP dominò l'amministrazione palestinese. Fu permesso il ritorno dei leader palestinesi e il Quartier Generale dell'OLP fu trasferito da Tunisi a Ramallah in Cisgiordania.

Il 9 settembre 1993, Arafat rilasciò una dichiarazione di stampa nella quale stabiliva che "l'OLP riconosceva il diritto dello Stato d'Israele all'esistenza pacifica e sicura". Alcune fazioni all'interno dell'OLP e dell'ANP, che erano fautrici di una coesistenza pacifica con Israele nel processo di creazione di uno Stato palestinese sui territori di Cisgiordania e di Gaza, persero l'appoggio popolare a causa della rioccupazione da parte dell'ANP delle aree controllate in Cisgiordania.[24].

Seconda Intifada

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L'OLP nelle Nazioni Unite

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Paesi (in verde scuro) che riconoscono lo Stato di Palestina (a dicembre 2010)

L'Assemblea generale delle Nazioni Unite ha concesso lo status di osservatore all'OLP il 22 novembre 1974. Il 12 gennaio 1976 il Consiglio di sicurezza dell'ONU ha votato con 11 voti a favore, 1 contrario e 3 astenuti per consentire all'OLP di partecipare al dibattito del Consiglio di sicurezza senza diritto di voto: un privilegio normalmente riservato ai soli componenti delle Nazioni Unite.

Dopo la Dichiarazione d'indipendenza palestinese la rappresentanza dell'OLP è stata rinominata Palestina. Il 7 luglio 1998, questo status è stato esteso per consentire la partecipazione dell'OLP ai dibattiti dell'Assemblea generale, sempre senza diritto di voto.

In numerose risoluzioni dell'Assemblea generale dell'ONU, l'OLP è stata dichiarata la sola rappresentante legittima del popolo palestinese. Ciò era stato riconosciuto da Israele negli accordi di Oslo fin dal 1993.

Carta Nazionale dell'OLP

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Il testo della Carta Nazionale Palestinese, così come emendata nel 1968, contiene numerose clausole che richiamano l'esigenza della distruzione dello Stato d'Israele. Nella corrispondenza intercorsa fra Arafat e Rabin in occasione degli Accordi di Oslo del 1993, Arafat concordava che quelle clausole dovessero essere rimosse. Il 26 aprile 1996 il Consiglio Nazionale Palestinese votò per rendere nulle o emendare ognuna di queste clausole, e invitò alla redazione di un nuovo testo. Una lettera inviata da Arafat al Presidente USA Clinton nel 1998 elencava le clausole coinvolte e comunicava che, in un incontro, il Comitato Centrale Palestinese aveva approvato tale lista. Un incontro pubblico dell'OLP, dei membri del Consiglio Nazionale Palestinese e del Comitato Centrale Palestinese confermò del pari la lettera alla presenza di Clinton e il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu accettò tutto ciò come un impegno per l'annullamento delle clausole anzidette. Ciò nonostante un nuovo testo della Carta Nazionale palestinese non è stato mai redatto e questo costituisce una fonte di continue controversie e non manca chi afferma che tale fallimento nel produrre un nuovo testo dimostra la mancanza di sincerità dell'impegno ad annullare dette clausole ma una delle repliche avanzate da numerosi Palestinesi è che un'appropriata sostituzione della Carta avverrà solo con la costituzione del futuro Stato della Palestina. La bozza pubblicata della Costituzione stabilisce che il territorio palestinese "costituisce un'unità indivisibile basata sui suoi confini esistenti il 4 giugno 1967".

La Carta dell'OLP del 1968 approva l'uso della violenza, specificatamente della "lotta armata" contro ciò che essa chiama "imperialismo sionista". L'articolo 10 della Carta Nazionale Palestinese specifica che "le azioni di guerriglieri (fidāʾiyyūn) rappresentano il nucleo della guerra di liberazione popolare palestinese. Ciò richiede un'escalation, la loro completezza e la mobilitazione di tutti gli sforzi popolari palestinesi, di ogni impegno nel campo dell'istruzione e delle sue organizzazioni e il coinvolgimento nella rivoluzione armata palestinese. Viene altresì richiesto il conseguimento dell'unità per la lotta nazionale (waṭanī) fra i diversi raggruppamenti del popolo palestinese e delle masse arabe, così da assicurare la continuazione della rivoluzione, la sua intensificazione e la vittoria".

Note

[modifica | modifica wikitesto]
  1. ↑ Madiha Rashid al Madfai, Jordan, the United States and the Middle East Peace Process, 1974-1991, Cambridge Middle East Library, Cambridge University Press (1993). ISBN 0-521-41523-3. p. 21:"On 28 October 1974, the seventh Arab summit conference held in Rabat designated the PLO as the sole legitimate representative of the Palestinian people and reaffirmed their right to establish an independent state."
  2. ↑ Articles 1, 2 and 3 of the Palestinian National Covenant, su cyberus.ca.
  3. ↑ Helena Cobban,The Palestinian Liberation Organisation(Cambridge University Press, 1984) p.30
  4. ↑ Articles 2 and 23 of the Palestinian National Covenant, su cyberus.ca.
  5. ↑ (EN) The PNC Program of 1974, 8 giugno 1974. Sul sito del MidEastWeb for Coexistence R.A. - Middle East Resources. Incluso commentario. Visitato il 5 dicembre 2006.
  6. ↑ William L. Cleveland, A History of the Modern Middle East, Westview Press (2004). ISBN 0-8133-4048-9.
  7. ↑ Where Does the Palestinian Aid Money Go?, su jewishvirtuallibrary.org. URL consultato il 13 maggio 2021.
  8. ↑ Metro Matters; Shutting the Door On the P.L.O. In New York - NYTimes.com, su query.nytimes.com.
  9. ↑ G. Travalio, Terrorism, International law, and the use of military force, 18 Wis. International law journal 145, 183 (2000), in cui si indica nell'Organizzazione per la Liberazione della Palestina un caso di gruppo sufficientemente organizzato ed in sufficiente controllo di popolazione e territorio per essere considerato un quasi-Stato abilitato a vedersi applicato il diritto umanitario dei conflitti armati; peraltro, esso rientra tra i movimenti di liberazione nazionale, che rispondono al principio di autodeterminazione dei popoli, ai quali la prassi delle sedi internazionali (in primo luogo le risoluzioni dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite) riconosce una soggettività talmente elevata da considerare applicabili integralmente il diritto umanitario, anche senza disporre del riconoscimento di belligeranza da parte della controparte. Per una disamina della problematica del rapporto tra terrorismo ed insorti, cfr. Jan Klabbers, Rebel with a Cause? Terrorists and Humanitarian Law, in European Journal of International Law, 2003, Vol. 14, No. 2, pp. 299-312.
  10. ↑ Copia archiviata, su palestine-un.org. URL consultato il 27 novembre 2005 (archiviato dall'url originale il 18 ottobre 2005).
  11. ↑ Il testo completo del Programma è disponibile in lingua inglese sul sito della Missione osservatrice permanente dello Stato della Palestina presso le Nazioni Unite.
  12. 1 2 Ilan Pappé, Storia della Palestina moderna. Una terra, due popoli, collana Piccola Biblioteca Einaudi, traduzione di Piero Arlorio, Torino, Einaudi, 2014, p. 273, ISBN 978-88-06-21520-0, OCLC 894971064.
  13. ↑ (EN) Jamil Hilal, Where now for Palestine? The demise of the two-state solution, Zed Books, p. 3, ISBN 9781848138018.
  14. ↑ (EN) Colin Shindler, A History of Modern Israel, 2ª ed., Cambridge University Press, 2012, p. 184, ISBN 9781107311213.
  15. ↑ (EN) Ilan Pappé, Historical Dictionary of Palestine, Rowman & Littlefield, 2022, p. 394, ISBN 9781538119860.
  16. 1 2 (EN) Sameer Abraham, The PLO at the Crossroads, in Middle East Report, n. 80, settembre / ottobre 1979.
  17. ↑ (EN) Spencer C. Tucker e Priscilla Roberts, The Encyclopedia of the Arab-Israeli Conflict: A Political, Social, and Military History [4 volumes]: A Political, Social, and Military History, I, ABC-CLIO, 12 maggio 2008, p. 1198, ISBN 978-1-85109-842-2, OCLC 212627327. URL consultato il 17 giugno 2019 (archiviato il 17 giugno 2019).
  18. ↑ (EN) Yezid Sayigh e Avi Shlaim, The Cold War and the Middle East, Clarendon Press, 22 maggio 1997, p. 13, ISBN 978-0-19-157151-0, OCLC 1086405211. URL consultato il 17 giugno 2019 (archiviato il 17 giugno 2019).
  19. ↑ (EN) Curtis R. Ryan, Inter-Arab Alliances: Regime Security and Jordanian Foreign Policy, Gainesville, University Press of Florida, 2009, p. 82, ISBN 978-0-8130-3307-5, OCLC 226356620. URL consultato il 17 giugno 2019 (archiviato il 17 giugno 2019).
  20. 1 2 (EN) Barry Rubin, Barry M. Rubin e Judith Colp Rubin, Yasir Arafat: A Political Biography, Oxford University Press, 3 marzo 2005, p. 70, ISBN 978-0-19-518127-2, OCLC 49671646. URL consultato il 17 giugno 2019 (archiviato il 17 giugno 2019).
  21. ↑ (EN) American Jewish Committee, American Jewish Yearbook 1985, University of Press Florida, p. 124, ISBN 978-0-8130-3307-5, OCLC 226356620. URL consultato il 17 giugno 2019 (archiviato il 17 giugno 2019).
  22. ↑ (EN) Avraham Sela, Continuum Political Encyclopedia of the Middle East: Revised and Updated Edition, Bloomsbury Academic, 5 settembre 2002, p. 158, ISBN 978-0-8264-1413-7, OCLC 237680040. URL consultato il 17 giugno 2019 (archiviato il 17 giugno 2019). Ospitato su Google.
  23. ↑ Bickerton, Ian J., Carla L. Klausner. A Concise History of the Arab-Israeli Conflict. 4th ed. Upper Saddle River: Prentice Hall, 2002. p. 176
  24. ↑ Contenuto degli Accordi e scambio di missive tra Arafat e Rabin, su Jewishvirtualibrary.org.

Voci correlate

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Organi dell'OLP

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  • Consiglio Nazionale Palestinese
  • Presidente della Palestina
  • Commissione palestinese indipendente per i diritti del cittadino

Altre

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  • Violenza politica palestinese
  • Palestina
  • Palestina (stato)
  • Cisgiordania
  • Striscia di Gaza
  • Gerusalemme est
  • Polizia di frontiera palestinese a Gaza
  • Fronte di resistenza popolare
  • Unione nazionale araba palestinese
  • Ufficio politico dell'azione unita delle forze rivoluzionarie palestinesi
  • Autorità nazionale palestinese

Altri progetti

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Collegamenti esterni

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  • Sito ufficiale, su plo.ps. Modifica su Wikidata
  • OLP, su Treccani.it – Enciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Modifica su Wikidata
  • OLP, in Dizionario di storia, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 2010. Modifica su Wikidata
  • (EN) Palestine Liberation Organization / Palestine Liberation Front, su Enciclopedia Britannica, Encyclopædia Britannica, Inc. Modifica su Wikidata
  • (EN) Organizzazione per la Liberazione della Palestina, su Comic Vine, Fandom. Modifica su Wikidata
  • Dipartimento dell'OLP per i negoziati di pace, su nad-plo.org. URL consultato il 27 novembre 2005 (archiviato dall'url originale il 3 febbraio 2020).
  • Consiglio economico palestinese per lo sviluppo e la ricostruzione, su pecdar.org. URL consultato il 9 luglio 2010 (archiviato dall'url originale l'11 dicembre 2007).
  • Missione permanente della Palestina (OLP) alle Nazioni Unite, su un.int. URL consultato il 9 luglio 2010 (archiviato dall'url originale il 17 giugno 2010).
  • Missione dell'OLP negli Stati Uniti, su plomission.us.

Documenti di provenienza palestinese

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  • Statement of Proclamation of the Organization (1964), su palestine-un.org. URL consultato il 27 novembre 2005 (archiviato dall'url originale il 18 ottobre 2005).
  • The Avalon Project published by at Yale Law School
  • Palestinian National Charter (1968) Archiviato il 10 dicembre 2006 in Internet Archive. published by the Permanent Observer Mission of Palestine to the United Nations Archiviato il 9 marzo 2021 in Internet Archive.
  • PLO Political Program Archiviato il 19 dicembre 2005 in Internet Archive. Adopted at the 12th Session of the Palestine National Council Cairo, 8 giugno 1974 published by the Permanent Observer Mission of Palestine to the United Nations Archiviato il 9 marzo 2021 in Internet Archive.
  • Decisions and Actions related to the Palestine National Charter (1996) Archiviato il 19 dicembre 2005 in Internet Archive. published by the Permanent Observer Mission of Palestine to the United Nations Archiviato il 9 marzo 2021 in Internet Archive.
  • Unofficial Translation Archiviato il 9 ottobre 2006 in Internet Archive. of the Statement by the Central Council of the Palestine Liberation Organization 1996 document above
  • Draft constitution (2003) as published by the Palestine National Authority Ministry of Foreign Affairs

Analisi

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  • Another translation of the draft constitution, with commentary by the Palestinian Center for Policy and Survey Research
  • Commentary on the Palestine National Charter published by the Jewish Virtual Library

Generalità

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  • Collection of Documents, Biographies and other information on the Palestine Liberation Organization published by the Jewish Virtual Library
  • The Palestinian Vision of Peace (2002) as stated by the PLO Negotiations Affairs Department
  • Scholars debate the PLO vs. Zionism, suicide bombing and related issues, su emperors-clothes.com.
  • Documents regarding the Soviet Ministry of Defense 1983 special operation requested by Yasir Arafat: delivery of two German-built coast guard cutters belonging to the PLO from Syria to Tunis - (PDF in Russian) from the Soviet Archives collected by Vladimir Bukovsky
  • Photo enlargement shows Palestinians marching in West Berlin, 15 Nov 69.
V · D · M
Palestina (bandiera) Conflitto arabo-israeliano Israele (bandiera)
Paesi e istituzioni Persone Conflitti Diplomazia

Israele (bandiera) Israele:

Tsahal
Polizia israeliana
Mossad
Shin Bet


Palestina (bandiera) Palestina:

Principali:

OLP
ANP
Al-Fatah
Hamas

Altri:

Martiri di al-Aqsa
FDLP
FLP
Jihad Islamica palestinese
FLPP
FPLP
FPLP-CG
CPR
Hezbollah

Influenze:

ONU
Europa (bandiera) Unione europea
Lega araba
Egitto (bandiera) Egitto
Germania (bandiera) Germania
Francia (bandiera) Francia
Iran (bandiera) Iran
Iraq (bandiera) Iraq
Giordania (bandiera) Giordania
Libano (bandiera) Libano
Libia (bandiera) Libia
Fratelli Musulmani
Russia (bandiera) Russia
Arabia Saudita (bandiera) Arabia Saudita
Siria (bandiera) Siria
Tunisia (bandiera) Tunisia
Regno Unito (bandiera) Regno Unito
Stati Uniti (bandiera) Stati Uniti d'America
Yemen (bandiera) Yemen

Israele (bandiera) Yigal Allon
Israele (bandiera) Moshe Arens
Israele (bandiera) Amihai Ayalon
Israele (bandiera) Ehud Barak
Israele (bandiera) Haim Bar-Lev
Israele (bandiera) Menachem Begin
Israele (bandiera) David Ben Gurion
Israele (bandiera) Meir Dagan
Israele (bandiera) Moshe Dayan
Israele (bandiera) Avi Dichter
Israele (bandiera) Yuval Diskin
Israele (bandiera) Abba Eban
Israele (bandiera) David Elazar
Israele (bandiera) Levi Eshkol
Israele (bandiera) Ephraim Halevy
Israele (bandiera) Dan Halutz
Israele (bandiera) Tzipi Livni
Israele (bandiera) Golda Meir
Israele (bandiera) Shaul Mofaz
Israele (bandiera) Yitzhak Mordechai
Israele (bandiera) Benjamin Netanyahu
Israele (bandiera) Ehud Olmert
Israele (bandiera) Shimon Peres
Israele (bandiera) Yaakov Peri
Israele (bandiera) Yitzhak Rabin
Israele (bandiera) Amnon Lipkin-Shahak
Israele (bandiera) Yitzhak Shamir
Israele (bandiera) Ariel Sharon
Israele (bandiera) Shabtai Shavit
Israele (bandiera) Moshe Ya'alon
Israele (bandiera) Danny Yatom
Israele (bandiera) Zvi Zamir


Palestina (bandiera) Abu Abbas
Palestina (bandiera) Mahmūd Abbās
Palestina (bandiera) Moussa Arafat
Palestina (bandiera) Yasser Arafat
Palestina (bandiera) Fārūq Qaddūmī
Palestina (bandiera) Yahya Ayyash
Palestina (bandiera) Marwan Barghuthi
Palestina (bandiera) Mohammed Dahlan
Palestina (bandiera) Mohammed Deif
Palestina (bandiera) George Habash
Palestina (bandiera) Wadie Haddad
Palestina (bandiera) Isma'il Haniyeh
Palestina (bandiera) Nayef Hawatmeh
Palestina (bandiera) Amin al-Husseini
Palestina (bandiera) Ghazi Jabali
Palestina (bandiera) Ahmed Jibril
Palestina (bandiera) Abu Jihad
Palestina (bandiera) Salah Khalaf
Palestina (bandiera) Leila Khaled
Palestina (bandiera) Sheikh Khalil
Palestina (bandiera) Khaled Mesh'al
Palestina (bandiera) Zuheir Mohsen
Palestina (bandiera) Abu Ali Mustafa
Palestina (bandiera) Abu Nidal
Palestina (bandiera) Izz al-Din al-Qassam
Palestina (bandiera) Jibril Rajoub
Palestina (bandiera) Abd al-Aziz al-Rantissi
Palestina (bandiera) Ali Hasan Salama
Palestina (bandiera) Salah Shahade
Palestina (bandiera) Ramadan Shallah
Palestina (bandiera) Fathi Shaqaqi
Palestina (bandiera) Ahmed Yassin
Palestina (bandiera) Mohammed Sinwar

1920 - moti palestinesi
1921 - moti di Giaffa
1929 - moti palestinesi
1929 - massacro di Hebron
1936–1939 - Grande Rivolta Araba
1937–1939 - attacchi dell'Irgun
1947 - moti di Gerusalemme
1947-1949 - guerra arabo-israeliana
- 1947-1948 guerra civile
- 1947-1948 - eventi nei centri urbani
- 1948 - massacri di guerra
- Piano Dalet
- 1948 - massacro di Deir Yassin
- 1948 - massacro Hadassah
- 1948 - esodo palestinese
1948-1967 - esodo ebraico
1948-1967 - lista degli attacchi terr. contro Israele
1953-1955 Unità 101
1956 - crisi di Suez
1966 - incidente di Samu
1967 - guerra dei sei giorni
1968 - battaglia di Karameh
1968-1970 - guerra d'attrito
1970 - massacro dello scuolabus di Avivim
1970 - Settembre nero in Giordania
1972 - massacro di Monaco
- 1972 - operazione Ira di Dio
- 1972 - raid aerei israeliano in Siria e Libano
- 1973 - operazione Primavera di Gioventù
1973 - guerra del Kippur
- 1973 - strage di Fiumicino
1974 - massacro di Kiryat Shmona
1974 - massacro di Ma'alot
1975 - attacco all'hotel Savoy
1975 - inizio della guerra civile libanese
1975 - attentati della Ben Yehuda Street
1976 - operazione Entebbe
1978 - massacro della Strada costiera
1978 - 1ª invasione israeliana del Libano
1979 - vicenda dei missili di Ortona
1980 - attacco di Misgav An
1982 - 2ª invasione israeliana del Libano
- 1982 - assedio di Beirut
- 1982 - massacro di Sabra e Shatila
- 1982 - attentato alla sinagoga di Roma
1984 - caso del Kav 300
1985 - dirottamento del volo TWA 847
1985 - attentato al Café de Paris di via Veneto
1985 - attentato contro la British Airways in via Bissolati
1985 - attacco di Larnaca e sequestro della First
1985 - operazione Gamba di Legno
1985 - dirottamento della nave Achille Lauro
- 1985 - omicidio di Leon Klinghoffer
- 1985 - crisi di Sigonella
1985 - strage di Fiumicino
1987 - Notte dei deltaplani
1987-1993 - Prima Intifada
- 1988 - raid di Tunisi
- 1989 - massacro del bus 405
1993-1999 - attentati suicidi palestinesi
1994 - massacro di Hebron
1997 - attentato al mercato di Mahane Yehuda
2000-2005 - Seconda Intifada
2000 - linciaggio di Ramallah
2001 - Santorini
2002 - operazione Arca di Noè
2002 - massacro di Pesach
2002 - operazione Scudo difensivo
- 2002 - battaglia di Jenin
- 2002 - attentato al mercato di Mahane Yehuda
- 2002 - assedio di Betlemme
- 2002 - battaglia di Nablus
2002 - operazione Percorso Determinato
2003 - raid aereo Ain es Saheb
2004 - conflitto Israele-Gaza
- 2004 - operazione Arcobaleno
- 2004 - operazione Giorni di penitenza
2006 - operazione Bringing Home the Goods
2006 - 3ª invasione israeliana del Libano
2006 - conflitto Israele-Gaza
- 2006 - esplosione alla spiaggia di Gaza
- 2006 - operazione Piogge estive
- 2006 - operazione Nuvole d'autunno
- 2006 - bombardamento di Beit Hanoun
2006-2007 - conflitto Fatah-Hamas
- 2007 - battaglia di Gaza
2007 - blocco della Striscia di Gaza
2008 - conflitto Israele-Gaza
- 2008 - operazione Inverno caldo
2008 - massacro di Mercaz Harav
2008 - attacco bulldozer di Gerusalemme
2008-2009 - operazione Piombo fuso
2010 - incidente della Freedom Flotilla
2010 - campagna di militanza palestinese
2011 - attacco di Itamar
2012 - operazione Colonna di nuvola
2014 - operazione Margine di protezione
2021 - crisi israelo-palestinese
2023 - attacco di Hamas a Israele
2023 - guerra Israele-Hamas
1915 - Corrisp. Husayn-McMahon
1916 - Accordo Sykes-Picot
1917 - Dichiarazione di Balfour
1919 - Accordo Faysal-Weizmann
1919 - Commissione King-Crane
1920 - Conferenza di Sanremo
1937 - Commissione Peel
1939 - Libro Bianco
1947 - Piano di partizione dell'ONU
1948 - Indipendenza israeliana
1948 - Risoluzione ONU 194
1967 - Risoluzione ONU 242
1978 - Accordi di Camp David
1988 - Indipendenza palestinese
1991 - Conferenza di Madrid
1993 - Accordi di Oslo
1995 - Oslo II
1997 - Protocollo di Hebron
1998 - Memorandum di Wye River
1999 - Memorandum di Sharm el-Sheikh
2000 - Vertice di Camp David
2001 - Summit di Taba
2002 - Iniziativa di pace araba
2002 - Road map for peace
2002 - Quartetto per il Medio Oriente
2005 - Disimpegno israeliano da Gaza
2007 - Conferenza di Annapolis
2011 - Palestina 194
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2012 - Accordo di Doha
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