Castello Manservisi | |
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Localizzazione | |
Stato | Italia |
Regione | Emilia-Romagna |
Località | Alto Reno Terme |
Indirizzo | via Manservisi 3, Castelluccio |
Coordinate | 44°09′09.42″N 10°55′40.83″E |
Informazioni generali | |
Condizioni | In uso |
Stile | neogotico |
Il Castello Manservisi è una dimora storica in stile neogotico e dalle sembianze di castello medievale, situata al centro del borgo di Castelluccio, nel comune di Alto Reno Terme, in Emilia-Romagna. Ospita il Museo etnografico LabOrantes.
Storia
[modifica | modifica wikitesto]Il complesso di Castelluccio era di proprietà della famiglia dei Nanni-Levera, nobili possidenti dell'Appennino che avevano fatto fortuna al servizio del cardinale Lambertini, futuro Papa Benedetto XIV.[1]
Nel 1886 Alessandro Manservisi, assieme ad altri tre soci in seguito liquidati, acquistò il complesso e diede in via ad importanti lavori di ristrutturazione secondo la moda del tempo.[1] Al cantiere parteciparono abili scalpellini e maestri del ferro battuto a mano, che scolpirono e forgiarono grate, lampioni, mensole, anelli per legare cavalcature, ferramenta per infissi di legno.[1]
Nella nuova dimora signorile i Manservisi organizzavano feste e ricevimenti nel periodo estivo, a cui partecipavano l'alta borghesia e la nobiltà bolognese e alcuni artisti dell'epoca, tra cui si segnala Alfredo Testoni.[2]
Alla morte di Alessandro Manservisi, nel 1912, il complesso architettonico subì nuove trasformazioni per accogliere una colonia scolastica. Fu quindi rinnovato con terrazze e coperture, e ampliato, ad esempio con l'aggiunta degli spazi oggi adibiti a museo.[1][3]
Descrizione
[modifica | modifica wikitesto]Il castello è al centro del borgo di Castelluccio, situato a 810 m s.l.m. lungo il crinale tra il Monte Cavallo e il Monte Tresca, a dominare le vallate sottostanti.[4]
Il complesso attuale rivela proporzioni e linee tipiche di quell'architettura romantica che fu di moda nell'ultimo trentennio del XIX secolo e agli albori del Novecento, quando venne pesantemente rimaneggiato in stile neogotico, con l'aggiunta di torri, portici e archi a sesto acuto.[1][5]
All'interno si scoprono lo scalone affrescato, sale e saloni ancora arredati e stufe in maiolica colorata. Nei sotterranei sono presenti alcune grotte.[4] Nella Sala degli "arazzi" sono esposte otto tele a trama grossa realizzate a inizio Novecento da Giacomo Lolli (1857-1930). Le tele, restaurate, raffigurano degli arazzi a trompe-l'œil.[6]
L'antica casa Nanni, che precedeva la costruzione del castello, venne usata come scuderia.[3][7]
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Il castello (lato nord ovest)
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Il castello (lato sud est)
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Scuderia (ex casa Nanni)
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Colonia
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Busto di Alessandro Manservisi all'apice della scalinata monumentale
Museo etnografico LabOrantes
[modifica | modifica wikitesto]Il museo etnografico LabOrantes occupa un'intera ala del castello e si articola in 26 sale, affermandosi come il museo più grande dell'Appennino bolognese.[8]
Il museo documenta la vita della comunità dell'Appennino bolognese, conservando oggetti e strumenti legati alla cultura montanara e alle attività della tradizione, ormai abbandonate a seguito dell'urbanizzazione e dei cambiamenti nello stile di vita nel corso del Novecento. L'esposizione, nata grazie all'iniziativa della Pro Loco, si è arricchita successivamente di materiali donati dagli stessi abitanti.[9]
Percorso museale
[modifica | modifica wikitesto]Il percorso museale è articolato in due sezioni: la prima, quella etnografica, raccoglie ed espone oggetti della tradizione, dell'attività artigianale e della vita domestica. In particolare, è stato ricostruito l'ambiente della cucina, in cui sono esposti gli strumenti per la raccolta delle castagne, capi d'abbigliamento d'epoca e rudimentali sistemi d'illuminazione.[9]
La seconda sezione invece espone arredi sacri ed oggetti liturgici provenienti dall'Oratorio parrocchiale di Castelluccio, dal Santuario della Madonna del Faggio e dal santuario della Madonna del Ponte. La raccolta si compone di tavolette votive, ex voto, libri, paramenti, abiti talari, addobbi religiosi e varie testimonianze di religiosità popolare. Di particolare interesse, si segnala un presepe del XVII secolo. L'esposizione è corredata da supporti informativi utili all'approfondimento dei contenuti trattati.[9]
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Antico telaio
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Tombolo
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ a b c d e Castello Manservisi, MuseiOnLine.
- ^ Feste e teatro al castello, su castellomanservisi.it. URL consultato il 3 maggio 2024 (archiviato il 3 ottobre 2023).
- ^ a b La struttura, su castellomanservisi.it. URL consultato il 3 maggio 2024 (archiviato il 6 giugno 2023).
- ^ a b Castelli. Alto Reno Terme. Bologna (dépliant), su discoveraltorenoterme.it, Ufficio Informazioni e Accoglienza Turistica del Comune di Alto Reno. URL consultato l'11 maggio 2024.
- ^ Per approfondire lo stile neo-medievale, cfr. Lo stile neo-medioevale, su castellomanservisi.it, 8 marzo 2015. URL consultato il 3 maggio 2024 e Il progetto architettonico, su castellomanservisi.it, 7 marzo 2015. URL consultato il 3 maggio 2024, tratti da Bill Homes e Renzo Zagnoni 2013
- ^ La sala degli "arazzi", su castellomanservisi.it. URL consultato il 3 maggio 2024 (archiviato il 6 giugno 2023).
- ^ Mappa del castello, su castellomanservisi.it. URL consultato il 3 maggio 2024.
- ^ Il Museo LabOrantes il più grande della montagna bolognese, su castellomanservisi.it. URL consultato il 3 maggio 2024 (archiviato il 17 aprile 2024).
- ^ a b c dati.beniculturali.it.
Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- Bill Homes e Renzo Zagnoni, Un sarto e il suo castello a Castelluccio, Porretta Terme, Gruppo di studi Alta Valle del Reno ; Associazione Castello Manservisi, 2013.
Altri progetti
[modifica | modifica wikitesto]- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Castello Manservisi
Collegamenti esterni
[modifica | modifica wikitesto]- Sito ufficiale, su castellomanservisi.it.
- Daniela Schiavina, Castello Manservisi, in Storia e Memoria di Bologna, Comune di Bologna.
- Parte del testo è tratta da Castello Manservisi, su museionline.info. URL consultato il 17 aprile 2024 (archiviato il 30 novembre 2023) e da Museo etnografico "Laborantes", su dati.beniculturali.it, Ministero della Cultura. URL consultato il 17 aprile 2024 (archiviato l'8 maggio 2023), pubblicati con licenza CC-BY-SA
- Il museo LabOrantes, su DiscoverAltoRenoTerme, 20 gennaio 2018. URL consultato il 17 aprile 2024.
- Museo LabOrantes, su appenninobolognese.cittametropolitana.bo.it. URL consultato il 17 aprile 2024.
- Museo etnografico "LabOrantes", su PatER - Catalogo del Patrimonio culturale dell’Emilia-Romagna, Regione Emilia-Romagna, ultima modifica 30 novembre 2023. URL consultato il 17 aprile 2024 (archiviato il 17 aprile 2024).