Morimus asper | |
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Esemplare in una legnaia a Piazzo (Trentino) | |
Classificazione scientifica | |
Dominio | Eukaryota |
Regno | Animalia |
Sottoregno | Eumetazoa |
Ramo | Bilateria |
Phylum | Arthropoda |
Subphylum | Tracheata |
Superclasse | Hexapoda |
Classe | Insecta |
Sottoclasse | Pterygota |
Coorte | Endopterygota |
Superordine | Oligoneoptera |
Sezione | Coleopteroidea |
Ordine | Coleoptera |
Sottordine | Polyphaga |
Infraordine | Cucujiformia |
Superfamiglia | Cerambycoidea |
Famiglia | Cerambycidae |
Sottofamiglia | Lamiinae |
Tribù | Phrissomini |
Genere | Morimus |
Specie | M. asper |
Nomenclatura binomiale | |
Morimus asper (Sulzer, 1776) | |
Sinonimi | |
Cerambyx asper |
Morimus asper (Sulzer, 1776) è un insetto dell'ordine dei coleotteri e della famiglia Cerambycidae.
Descrizione
[modifica | modifica wikitesto]L'adulto è attero (le elitre sono fuse tra loro), grande dai 15 ai 40 mm, con livrea granulosa di colore grigio opaco, con due macchie più scure per ogni elitra; l'aspetto è variabile a seconda della sottospecie (M. a. asper è grigio scuro, quasi nero, le macchie sono pressoché invisibli, mentre M. a. funereus è più chiaro e le macchie sono ben contrastate)[3][4].
Come molte specie di cerambicidi, anche M. asper presenta dimorfismo sessuale nelle antenne, che nel maschio possono raggiungere i 7,5 cm, mentre nella femmina non superano mai la lunghezza del corpo[3][4]; i primi cinque segmenti sono particolarmente robusti[5]. Il capo è ipognato (ossia con l'apparato boccale rivolto verso il basso)[5].
Le uova sono grandi circa 4,5x1,2–1,6 mm, di color avorio[3]. La larva ha la morfologia tipica dei cerambicidi saproxilofagi, ossia è apoda, bianca e carnosa, con capo sclerificato e antenne piccole; all'uscita dall'uovo, misura circa 5 mm; con la crescita si scurisce, e può raggiungere i 60 mm all'ultimo stadio larvale[3].
Morimus asper è facilmente confondibile con altre specie di cerambicidi, in particolare Herophila tristis e Lamia textor[3]. H. tristis è un po' più corta, di colore marroncino più che grigio, e ha antenne e zampe più corte e spesse; L. textor è dotata di ali e il primo antennomero è più lungo del terzo (mentre in M. asper è il contrario)[3].
Biologia
[modifica | modifica wikitesto]Si tratta di una specie xilofaga, che si nutre preferibilmente di legno morto[3][4]. Il ciclo vitale si compie principalmente su legno di quercia e faggio[4], ma la larva è marcatamente polifaga e può nutrirsi anche di carpino, ontano, salice, pioppo, acero, noce, castagno, nocciolo, pruno, platano, olmo, tiglio e anche conifere come pino, peccio, abete e larice[3][6][7] (mentre l'adulto preferisce la corteccia o la linfa di determinate specie di alberi[8]).
Le femmine depongono circa cento uova nel legno circa due settimane dopo essere emerse dal legno, e le larve si sviluppano in 3-5 anni; all'ultimo stadio, la larva scava una camera di circa 8 cm dentro la quale s'impupa. L'adulto sfarfalla in circa venti giorni, e rimane all'interno del legno per circa altrettanti, prima di uscire tramite fori di 8–12 mm[3][4]. Il maschio adulto tende a controllare la femmina, e ad allontanare altri potenziali partner[3].
L'adulto preferisce le ore serali e notturne. Il periodo di attività è variabile a seconda della zona; in Italia è circa dalla fine di marzo fino a metà luglio; in condizioni ottimali, può svernare ibernandosi, e superare i 400 giorni di vita (in cattività può raggiungere i 560)[3][4]. È una specie con poca capacità dispersiva, con gli adulti che difficilmente si spostano di più di 450 metri[3][4].
Distribuzione e habitat
[modifica | modifica wikitesto]È distribuito in una larga fascia tra l'Europa centrale e meridionale, che va dalla penisola iberica alla Turchia europea, includendo le regioni atlantica, mediterranea, centroeuropea, alpina e balcanica[3][6]. In Italia è presente ovunque, incluse le isole maggiori, dal livello del mare fino a 1800 metri di altitudine[4]. L'habitat naturale di M. asper sono le foreste di latifoglie o miste mature, con alberi morti, tronchi caduti e ceppaie; prospera anche nella legna accatastata, se il diametro dei ciocchi è maggiore di 13 cm e la corteccia è ancora presente[3][4].
La sua diffusione è in declino, sebbene non sia a rischio di estinzione, e in alcune zone sono riportate solo colonie che sono rimaste isolate dalle altre per decenni o addirittura secoli; tale declino è dovuto in parte alla scarsa capacità di ampliare il proprio raggio di diffusione, ma soprattutto alla scomparsa dell'habitat ideale, ossia boschi con alberi particolarmente vecchi e ricchi di legno morto[3][6].
Sottospecie
[modifica | modifica wikitesto]Le sottospecie registrate sono le seguenti:
- Morimus asper asper (Sulzer, 1767)[3]
- Morimus asper funereus (Mulsant, 1863)[3][4][5]
- Morimus asper ganglbaueri Reitter, 1884[3]
Va notato che il genere Morimus presenta una tassonomia complessa e non risolta, e la sottospecie M. a. funereus era considerata, precedentemente, specie a sé stante (Morimus funereus)[3][4][5].
Cultura
[modifica | modifica wikitesto]Negli ambienti dell'Appennino tosco-emiliano, soprattutto nel pistoiese, è conosciuto col nome di "carbonaio" date le abitudini xilofaghe e il colore nero intenso. Il motivo principe di questo nome è che il periodo di comparsa degli adulti coincideva con il ritorno dei "mei" (garzoni, giovani aiutanti) e dei mastri carbonai dai luoghi di lavoro, assieme al relativo prodotto. In Calabria viene chiamato "pisasale"[senza fonte]
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ (EN) Morimus asper (Sulzer, 1776), su BioLib. URL consultato il 24 aprile 2020.
- ^ (EN) Morimus asper (Sulzer, 1776), su Gbif. URL consultato il 24 aprile 2020.
- ^ a b c d e f g h i j k l m n o p q r s (EN) Guidelines for the monitoring of Morimus asper funereus and Morimus asper asper, su Nature Conservation. URL consultato il 20 aprile 2020.
- ^ a b c d e f g h i j k Monitoraggio di Morimus asper (PDF) [collegamento interrotto], su InNat. URL consultato il 24 aprile 2020.
- ^ a b c d Morimus asper, su MontagneAperte Network - Ambiente e Biodiversità. URL consultato il 24 aprile 2020.
- ^ a b c van Helsdingen et al., pp. 60-63.
- ^ Minelli, p. 97.
- ^ Attraction of different types of wood for adults of Morimus asper (Coleoptera, Cerambycidae), in Nature Conservation, luglio 2017. URL consultato il 20 aprile 2020.
Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- Alessandro Minelli, La fauna in Italia, Touring Editore, 2002, ISBN 88-365-2621-7.
- P. J. van Helsdingen, L. Willemse, M. C. D. Speight, Background Information on Invertebrates of the Habitats Directive and the Bern Convention: Crustacea, Coleoptera and Lepidoptera, Council of Europe, 1996.
Altri progetti
[modifica | modifica wikitesto]- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Morimus asper
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