Michele Aiello (Palermo, 2 settembre 1953) è un mafioso e imprenditore italiano. È stato condannato a 15 anni e 6 mesi di carcere per associazione mafiosa nel processo "Talpe alla DDA", lo stesso nel quale è stato condannato Salvatore Cuffaro.
Biografia
[modifica | modifica wikitesto]Di professione ingegnere, Aiello iniziò negli appalti per la costruzione di strade interpoderali di campagna ed investì anche nel settore della sanità, divenendo proprietario di cinque cliniche mediche, tra cui Villa Santa Teresa a Bagheria, centro oncologico all'avanguardia.[1]
Secondo il collaboratore di giustizia Nino Giuffrè, Aiello era prestanome del boss Bernardo Provenzano e di altri mafiosi di Bagheria[2][3]. Aiello venne arrestato la prima volta nel 2003, all'esplodere dell'inchiesta "Talpe alla DDA".[4][5]
Dopo l'arresto, gli sono stati sequestrati dei beni di un valore complessivo di circa 800 milioni di euro, compresa Villa Santa Teresa, in cui la terapia contro il cancro alla prostata veniva rimborsato dalla Regione Siciliana molto di più che in altre regioni.[6]
Gli arresti domiciliari
[modifica | modifica wikitesto]Nel marzo 2012, dopo circa un anno e due mesi di reclusione, il Tribunale di sorveglianza dell'Aquila, presieduto da Laura Longo, gli ha concesso di avere gli arresti domiciliari per un anno perché affetto da favismo e perché il menù del carcere di Sulmona non era adeguato al suo problema. In seguito a questo sono sorti degli interrogativi da parte di molte persone. Il sostituto procuratore della DDA di Palermo Nino Di Matteo si è chiesto che cosa avesse impedito di cambiare il menù del carcere o di trasferire Aiello in un'altra struttura penitenziaria.[6] Giovanna Maggiani Chelli, presidente dell'Associazione familiari delle vittime della strage di via dei Georgofili, ha parlato di un insulto all'intelligenza.[7] Il ministro della giustizia Paola Severino ha incaricato l'Ispettorato di svolgere degli accertamenti preliminari.[8] L'indagine si è chiusa nel settembre 2012 con una archiviazione.[9] Nell'aprile 2013 è tornato in carcere – questa volta nella casa di reclusione di Opera, a Milano – e gli viene concessa una dieta adatta alla sua patologia.[10]
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ Giorgio Dell’Arti, Michele Aiello, su Cinquantamila.corriere.it, 30 luglio 2014. URL consultato il 21 settembre 2023 (archiviato dall'url originale il 4 marzo 2016).
- ^ 'Dietro Aiello c' è Provenzano' - la Repubblica.it, su Archivio - la Repubblica.it. URL consultato l'8 settembre 2021.
- ^ Aiello, una fabbrica di soldi - la Repubblica.it, su Archivio - la Repubblica.it. URL consultato l'8 settembre 2021.
- ^ Repubblica.it/cronaca: Operazione antimafia, in carcere un imprenditore e due marescialli, su repubblica.it. URL consultato l'8 settembre 2021.
- ^ Anna Petrozzi, Arresti eccellenti a Palermo, su Antimafia Duemila. URL consultato il 21 settembre 2023 (archiviato dall'url originale il 5 novembre 2013).
- ^ a b Il menù del carcere ha soltanto piselli e fave Aiello intollerante, il giudice: "Ai domiciliari", su Il Fatto Quotidiano, 23 marzo 2012. URL consultato l'8 settembre 2021.
- ^ Il boss Aiello soffre di favismo: ai domiciliari. I familiari delle vittime: per noi è un insulto, su TGcom24, 26 marzo 2012. URL consultato il 21 settembre 2023 (archiviato dall'url originale il 1º luglio 2012).
- ^ Redazione online, Aiello scarcerato per favismo, il ministro invia gli ispettori, su Corriere del Mezzogiorno. URL consultato l'8 settembre 2021.
- ^ Mafia: Aiello è allergico alle fave, "fu giusto scarcerarlo". Archiviata inchiesta., su Agenzia Giornalistica Italia, 5 settembre 2012. URL consultato il 21 settembre 2023 (archiviato dall'url originale l'11 settembre 2012).
- ^ Scarcerato perché affetto da favismo, Aiello torna in cella: avrà «dieta speciale», su Corriere del Mezzogiorno.it, 10 aprile 2013. URL consultato il 21 settembre 2023 (archiviato dall'url originale il 15 maggio 2013).