Il Luristān (versione araba di Lorestān) è una regione storica, collocata approssimativamente tra l'attuale Iraq (ad ovest) e la Parside (ad est), nell'attuale Iran sud-occidentale[1], al centro dei Monti Zagros[2]. È tradizionalmente divisa in due zone, una settentrionale (Lur-i kūçūk, ossia "Piccolo Lur") e una meridionale (Lur-i bozorg, ossia "Grande Lur")[1].
Il nome della regione deriva dai Lur, antico gruppo etnico curdo, che si sarebbe mosso dalla Siria verso i Zagros dopo che gli Arabi avevano invaso la Persia (VII secolo d.C.)[1].
Storia
[modifica | modifica wikitesto]Due tra i siti-guida della cosiddetta "produzione incipiente" (ca. 10000-7500 a.C.) si trovano nel Lurestan: Ganjdareh e Asiab[3]. A un periodo ormai pienamente neolitico (7500-6000 a.C. ca.) appartiene invece Tepe Guran, che all'inizio dell'VIII millennio a.C. ospitava forse qualche centinaio di abitanti, dediti all'allevamento di caprovini e alla coltivazione di graminacee, e che apparentemente non ricorrevano all'arte ceramica[4][5].
In epoca storica, un importante fattore per le quasi contemporanee crisi dell'impero di Akkad e della dinastia elamica di Awan (entrambe intorno al 2200 a.C., secondo la cronologia media) furono gli attacchi delle popolazioni provenienti dai Zagros, i Lullubiti e i Gutei, questi ultimi provenienti proprio dal Luristan. Gli Accadi avevano in effetti tentato (con Naram-Sin e Shar-kali-sharri) di liberarsi delle popolazioni di montagna, dando comunque sempre priorità al confronto con Ebla ed Elam[6][7]. In Elam, la dinastia successiva ad Awan, cioè la dinastia di Simash, era anch'essa originaria del Luristan. In questa fase, l'altopiano iranico è colpito da una fase di crisi demografica[7].
La regione, a motivo della sua collocazione, è stata fin dai tempi antichi al centro di intensi traffici[8]. Ancora tra XII e IX secolo a.C., il confronto tra Assiri e Babilonesi per il possesso degli Zagros è incentrato sul dominio commerciale che quelle posizioni offrivano[9].
I bronzi del Luristan
[modifica | modifica wikitesto]Assai noti sono i cosiddetti "bronzi del Luristan", inizialmente venuti alla luce attraverso una serie di scavi su larga scala, effettuati illegalmente negli anni venti[10].
Tali scavi hanno posto difficoltà insormontabili all'individuazione di provenienza e datazione dei bronzi così giunti ai musei europei e americani, relegando l'analisi a rilievi tipologici, stilistici e iconografici[8]. Per lungo tempo, l'unica spedizione scientifica fu quella di Erich Friedrich Schmidt (in due fasi: 1934-1935 e 1937-1938), promossa dalla Holmes Luristan Expedition per conto dell'American Institute for Persian Art and Archaeology (oggi Asia Institute)[8].
Regolari scavi svoltisi tra il 1971 e il 1972 nella necropoli di Pusht-i Kuh (con ritrovamenti di morsi per cavalli, asce rituali e armi) hanno fissato come terminus a quo della produzione bronzistica classica lorestana la prima metà del III millennio a.C. Esistono però anche reperti più datati, collegabili alla successiva produzione bronzistica e riferibili alla ceramica calcolitica di Hakalan (fine del V millennio a.C.): si tratta di raffigurazioni della capra di montagna (e le rappresentazioni zoomorfe saranno sempre caratteristiche della produzione locale)[2].
Complessivamente sono tre i periodi di fioritura dei bronzi del Luristan[2]:
- Bronzo antico
- I: 2800-2400 a.C.
- II: 2400-2000 a.C.
- Bronzo medio
- 2000-1600 a.C.
- Bronzo recente
- 1600-1300 a.C.
Nell'età del ferro lorestana c'è una ripresa di questa produzione bronzistica, con stili rinnovati, così come attestano gli arredi delle tombe di Kutal-i Gulgul (vicino Chaikhanah). È solo in una seconda fase dell'età del ferro lorestana (1000-800 a.C.) che si ha evidenza archeologica di oggetti in ferro, proprio nel periodo più fiorente in assoluto della produzione bronzistica e in coincidenza dell'affacciarsi dei nomadi cimmeri[2].
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ a b c Lorestan, in Treccani.it – Enciclopedie on line, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. URL consultato il 14 novembre 2022.
- ^ a b c d Grande Enciclopedia De Agostini, ed. De Agostini, Novara, 1985, ad vocem.
- ^ Liverani, p. 66.
- ^ Liverani, pp. 66-69.
- ^ Philip E. L. Smith, Iran, 9000-4000 B.C.: The Neolithic Archiviato il 24 gennaio 2013 in Internet Archive., tratto da Expedition, volume 13, n. 3-4 primavera-estate 1971 Archiviato il 2 dicembre 2013 in Internet Archive., p. 10, su penn.museum.
- ^ Liverani, p. 263.
- ^ a b Liverani, p. 251.
- ^ a b c M. T. Lucidi, LURISTAN, Arte del, in Enciclopedia dell'arte antica, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 1961. URL consultato il 14 novembre 2022.
- ^ Liverani, p. 758.
- ^ Bruno Overlaet, Luristan bronzes - i. The field research, 2006, su iranicaonline.org.
Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- Mario Liverani, Antico Oriente: storia, società, economia, Roma-Bari, Laterza, 2009, ISBN 978-88-420-9041-0.
Voci correlate
[modifica | modifica wikitesto]Altri progetti
[modifica | modifica wikitesto]- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file sul Luristan
Collegamenti esterni
[modifica | modifica wikitesto]- Lorestan, su Treccani.it – Enciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
- Bruno Overlaet, Luristan bronzes ii. Chronology, 2006, su iranicaonline.org.
- Bruno Overlaet, The chronology of the iron age in the Pusht-i Kuh, Luristan, IranicaAntiqua, archive.org