Loligo reynaudii | |
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Stato di conservazione | |
Rischio minimo[1] | |
Classificazione scientifica | |
Dominio | Eukaryota |
Regno | Animalia |
Phylum | Mollusca |
Classe | Cephalopoda |
Ordine | Myopsida |
Famiglia | Loliginidae |
Genere | Loligo |
Specie | L. reynaudii |
Nomenclatura binomiale | |
Loligo reynaudii A. d'Orbigny, 1841 | |
Sinonimi | |
Loligo vulgaris reynaudii |
Loligo forbesii A. d'Orbigny, 1841, comunemente noto come calamaro del Capo o chokka in Sudafrica, è un cefalopode appartenente alla famiglia Loliginidae.[2]
Descrizione
[modifica | modifica wikitesto]Questa specie è caratterizzata da un corpo allungato e slanciato, con otto braccia corte e due tentacoli retrattili più lunghi, entrambi dotati di ventose. Le pinne, di forma romboidale, si estendono per oltre la metà della lunghezza del mantello, che può raggiungere fino a 40 cm. Gli occhi sono coperti da una membrana integrata nella pelle della testa. Il colore del mantello varia dal rosso scuro al quasi trasparente, grazie alla presenza di cromatofori e cellule riflettenti.[3]
Distribuzione e habitat
[modifica | modifica wikitesto]La distribuzione geografica di L. reynaudii si estende lungo la costa sudafricana, principalmente tra il fiume Orange e Port Alfred, con popolazioni significative anche nell'Angola meridionale. Questa distribuzione è influenzata dalla calda e veloce Corrente di Agulhas, che scorre lungo la costa orientale del Sudafrica e la parte esterna della Piattaforma di Agulhas. La maggior parte della biomassa adulta di questa specie si concentra lungo la costa sud-orientale del Sudafrica. L. reynaudii si trova a profondità che vanno dalla superficie fino a 200 metri.[3]
Biologia
[modifica | modifica wikitesto]Ecologicamente, il calamaro del Capo è un predatore importante di piccoli pesci e forma dense aggregazioni riproduttive in baie tra Cape Point e Port Elizabeth durante l'estate, depositando masse di uova sul fondo marino. Le uova si schiudono in larve che vengono trasportate verso ovest dalla Corrente di Agulhas, maturando sulla Piattaforma di Agulhas. Gli adulti migrano poi verso est per tornare ai siti di riproduzione. I predatori naturali di L. reynaudii includono razze, squali, foche e varie specie di pesci e uccelli.[3]
Pesca
[modifica | modifica wikitesto]Dal punto di vista della pesca, L. reynaudii rappresenta una risorsa significativa per l'industria sudafricana. Tuttavia, valutazioni recenti hanno mostrato un declino nella biomassa dei calamari e risorse limitate rispetto agli anni precedenti, suggerendo la necessità di ridurre la pressione di pesca per garantire la sostenibilità della specie.[3]
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ (EN) Allcock, A.L., Taite, M., Headlam, J. & Allen, G. 2019, Loligo reynaudii, su IUCN Red List of Threatened Species, Versione 2020.2, IUCN, 2020.
- ^ (EN) MolluscaBase eds. (2024), Loligo 220316 A. d'Orbigny, 1841, in WoRMS (World Register of Marine Species). URL consultato il 2 dicembre 2024.
- ^ a b c d P. Jereb e C. F. E. Roper (a cura di), Loligo reynaudii (PDF), in Cephalopods of the world. An annotated and illustrated catalogue of cephalopod species known to date. Vol 2. Myopsid and oegopsid squids, collana FAO Species Catalogue for Fishery Purposes, vol. 1, n. 2, Roma, FAO, 2010, pp. 46-47.
Altri progetti
[modifica | modifica wikitesto]- Wikispecies contiene informazioni su Loligo reynaudii
Collegamenti esterni
[modifica | modifica wikitesto]- Michael Vecchione e Richard E. Young, Loligo reynaudii Orbigny 1845 Capo Hope squid, su tolweb.org, The Tree of Life Web Project, 2010. URL consultato il 2 dicembre 2018.