Lofrano | |
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D'oro all'aquila di nero. | |
Stato | Regno di Napoli |
Fondatore | Nicola Lofrano |
Data di fondazione | XVIII secolo |
Etnia | Italiana Ebrei |
La famiglia Lofrano è stata una famiglia di artigiani napolitani di origini italo-ebraica che ha operato tra il XVIII e XIX secolo come gioiellieri per la nobiltà europea.
Storia
[modifica | modifica wikitesto]Il primo membro documentato della famiglia è l'orefice Nicola Lofrano[1], vissuto dal 1708 al 1718. Altri membri prominenti della famiglia includono:
- Marco Lofrano: noto come doratore[1]
- Gennaro Lofrano: documentato come un importante gioielliere al servizio dell'aristocrazia[1]
- Michele Lofrano: il più illustre membro della famiglia[2] Durante il suo periodo, raggiunse uno status quasi aristocratico servendo come console delle arti sotto il regno di Carlo III di Spagna e Ferdinando I delle Due Sicilie. Fu anche deputato del Tribunale della Fortificazione, Mattonata e Acqua di Napoli.
Origine
[modifica | modifica wikitesto]Le radici della famiglia Lofrano possono essere rintracciate fino alle persecuzioni dei ebrei[3] nei regni di Napoli e delle Due Sicilie tra il XV e XIX secolo. Si crede che la famiglia Lofrano sia un ramo italiano della più ampia famiglia ebraica Kalonymos[4], parte della quale emigrò nell'Impero germanico.
Con l'avvento della moderna migrazione, i discendenti della famiglia si sono trasferiti in vari paesi, tra cui Stati Uniti, Argentina e Brasile.
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ a b c Andrea Bacchi, Ritorno Al Barocco, Roma, Marinotti, 2021-03-25, pp. 126, ISBN 978-88-8273-181-6.
- ^ Alvar González-Palacios, Il tempio del gusto: le arti decorative in Italia fra classicismi e barocco, Roma, Longanesi, 1984-12-18, pp. 349,352, ISBN 978-88-3040-377-2.«Michele Lofrano è sempre il Catello che ci racconta che fu console d'arte nel 1753 e nel 1756 e ancora nel 1761. Dopo aver firmato integralmente la donazione del re al santo patrono di Napoli, Lofrano si qualifica come gioielliere della Camera di Sua Maestà Siciliana: as
Verrà detto subito, probabilmente aveva già diritto a quel titolo tanti anni fa. Nel 14 del maggio 1739, infatti, re Carlo lo nominò in considerazione «joyelero ad honorem». alla perizia con cui eseguì «las dos cruces de S.n Genaro y de S. Spiritus, la pietre diamantate, le decoro con le stesse pietre e altre foglie diverse." Questo documento che ho ritrovato di recente, dettato in quell'ineffabile gergo ibero-napoletano della Corte, stabilisce indiscutibilmente che Lofrano era già all'inizio un famoso orafo del regno. Innanzitutto resta da chiarire cosa «<las dos cruces de S.n Genaro y de S. Spirito>>. Si tratta, come mi sembra probabile, delle decorazioni dell'Ordine di San Gennaro, creati da Carlos, e quelli di Saint-Esprit, oppure vogliamo citare la croce di diamanti e rubini che il re aveva donato al santo poco dopo il suo arrivo a Napoli e che tuttora si conserva
conservato nel Tesoro di San Gennaro?» - ^ Viviana Bonazzoli, Gli Ebrei del regno di Napoli all'epoca della loro espulsione II parte: Il periodo spagnolo (1501-1541), su https://www.jstor.org/, Roma, Archivio Storico Italiano, vol. 139, no. 2, 1984-12-18, pp. 349,352. URL consultato il 16 giugno 2023.«Va qui evidenziata la precocità con cui, al Sud
In Spagna appare un divario a livello logico-politico che i Re Cattolici e la pratica governativa si muovono che ispira gli indirizzi del viceregno; Proprio adesso per i sovrani, che è legato agli ebrei meridionali è quasi esclusivamente un problema di natura ideologica- politica che coinvolge le finalità stesse della quale potere monarchico è considerato stabilito, da allora trae la sua autorità principalmente da argomenti da carattere religioso – di carattere provvidenziale,10 e non – come avvenne il caso della tradizione statale meridionale – di tipo giuridico – politico". Gli ebrei si presentavano come una necessità urgente, non in termini di verifica della plenitudo potestatis stabilito, ma come condizione inevitabile, affinché quel potere ha continuato a ricevere l'unica sanzione che stabilito la sua preminenza, di carattere sacro e, pertanto, assoluto, rispetto ad altri centri di potere nei domini
individuo.» - ^ (EN) Nathan Koren, Jewish Physicians, su https://www.google.com.br/books/, Tel Aviv, Israel Universities Press, 1973, pp. 178. URL consultato il 16 giugno 2023.«Kalonymos (Carlo Marco) ben David, in Naples and Venice,
poet and trad., physicist. for Robert of Anjou (14.-1527). EX.449; EJ.V,14; M.88.91; St.412,1245; W.III.382; JL.IV.30; VR.II,52,438; ZHB. (1906),35; JE.VII,426; Sa.III/1,428. Kalonymos ben Judah (Kalo), physicist. and scholar, b. Naples, lived in Venice (early 16th century), trans. many works in Hebrew and Latin. JE.VII,426;VIII,418; F.580; LL.452. Kalonymos ben Kalonymos ben Meir (conductor Calo Provinciale) (Arles, 1286-Rome, 1328), w. Sefer Refuoth a collection of med. Galen's treatises and additions later, trans. from Arabic to Hebrew: "From phlebotomy" and "Columnafundumummedicine" by Ali Ibn Ridhwan. EG.445; F.73,178,680; JE.VII,426; EJ.IX,841; Complete,165; kg. 98; Mt.36; Sa.ll, 359,838; Wi.94; Sa.ll1/1,429; BI.II/1.44; Rit.96; W.,382; JL.IV.29; Gr.80,84,389; Oz.1572; M.88. Kalonymos ben Samuel, victim of the plague in Padua (1631).
C.170.261; L.74; 418th Street.»