I Libui erano un antico popolo ligure stanziato nel territorio dell'attuale provincia di Vercelli, giunti dalla Francia meridionale attorno al IV secolo a.C.[1][2][3].
Etnonimo
[modifica | modifica wikitesto]Questo popolo è identificato in vari modi dagli autori antichi[4]:
- Λεβέκιοι (Lebeci) da Polibio,
- Λιβικιοί (Libici) da Tolomeo,
- Libui da Tito Livio,
- Libicii da Plinio il Vecchio.
Si ipotizza che l'etnonimo sia all'origine del toponimo Livorno Ferraris, comune in provincia di Vercelli[5].
Territorio
[modifica | modifica wikitesto]Il territorio dei Libui, caratterizzato da piccole alture alternate a zone pianeggianti e palustri[6], era delimitato a nord dalle propaggini collinari alpine dell'attuale Biellese e della Valsesia, a sud dal fiume Po, a est dalla Sesia e a ovest dalla Dora Baltea. Tolomeo ipotizza che il confine orientale potesse spingersi fino all'Agogna, comprendendo parte della Lomellina, considerando lui Lomello un oppidum dei Libui[1][3].
Storia
[modifica | modifica wikitesto]Il territorio dei Libui fu coinvolto durante la guerra tra Romani e Galli nel 196 a.C., quando gruppi di Boi, all'inseguimento dell'esercito romano che li aveva precedentemente sconfitti, avevano attraversato il Po e compivano pesanti scorrerie ai danni dei Libui e dei vicini Levi (questi ultimi stanziati nell'attuale Pavese). Tali attacchi indicano che entrambi questi popoli liguri erano da tempo usciti dall'antica alleanza con gli Insubri (l'esistenza di quest'alleanza non ha mai trovato il pieno consenso tra gli storici, a partire da Tolomeo, che non ha incluso Levi e Libui nella cerchia degli alleati del popolo gallico). A ulteriore conferma della rottura del legame, in loro difesa i Romani sconfissero i Boi, che nel frattempo avevano riattraversato il Po e si dirigevano al confine dei territori liguri verso i colli piacentini[1].
Come conseguenza, al momento della sconfitta definitiva degli Insubri del 194 a.C., si ritiene che i Levi e Libui abbiano goduto di condizioni più favorevoli, probabilmente grazie a precedenti vincoli di deditio stipulati coi Romani. Ne sarebbe derivata una situazione di sostanziale stabilità che portò alla fondazione di vari centri urbani, nei cui nomi si possono trovare tracce di toponimi indigeni: questo attesterebbe la presenza di consistenti nuclei di popolazione autoctona[1].
Società
[modifica | modifica wikitesto]Le abitazioni erano costituite da basamenti argillosi in cui erano infissi pali che sostenevano le strutture superiori in legno e paglia, avevano focolari e fosse di scarico. Alcune presentavano tracce di attività artigianali e metallurgiche[3].
Praticavano inoltre l'agricoltura, per la quale sfruttavano la fitta rete di canali, sia naturali che artificiali, che irrigava la pianura da occidente a oriente[7].
Il ritrovamento della necropoli libua in Vercelli ha fatto luce sulle usanze funerarie di questo popolo: ogni tomba era costituita da una piccola fossa al cui interno era conservata l'urna cineraria chiusa da una ciotola rovesciata; il defunto era accompagnato da un corredo di vasellame e suppellettili, a seconda del sesso e del censo[6].
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ a b c d Migliario.
- ^ Balbo, p. 348.
- ^ a b c d Sommo, Capitolo 15: L'oppidum dei Libui, pp. 194-196.
- ^ Eric Franc, Capitolo IV - I Boii cispadani nel quadro della boicità europea: le fonti classiche ed epigrafiche - Sezione 2: I Boii cispadani nelle fonti classiche (PDF), in Teoria dell'etnicità e protostoria: il caso dei Boii cispadani dall'inizio del IV all'inizio del II secolo a.C., Università degli Studi di Udine, 2017, p. 203. URL consultato il 16 aprile 2022. Ospitato su Università degli Studi di Udine.
- ^ Sommo, Capitolo 20: La rete stradale, p. 268, nota 20.
- ^ a b Museo Archeologico della Città di Vercelli, 1. Il villaggio dei Libui, su izi.TRAVEL. URL consultato il 19 aprile 2022.
- ^ Sommo, Capitolo 15: L'oppidum dei Libui, p. 197.
Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- Elvira Migliario, A proposito di penetrazione romana e controllo territoriale nel Piemonte orientale: qualche considerazione (PDF), in Monica Chiabà (a cura di), HOC QVOQVE LABORIS PRAEMIVM - Scritti in onore di Gino Bandelli, Polymnia: Collana di Scienze dell'Antichità - Studi di Storia romana, Trieste, EUT - Edizioni Università di Trieste, 2014, pp. 343-358, ISBN 978-88-8303-552-4. URL consultato il 15 aprile 2022. Ospitato su OpenstarTs.
- Mattia Balbo, Serena Solano, Tra Galli e Liguri: l'etnogenesi dei Libui di Vercellae, Da Camunni a Romani: archeologia e storia della romanizzazione alpina - Breno - Cividate Camuno (BS) - 10-11 ottobre 2013, Roma, Edizioni Quasar, 2016, pp. 247-255. URL consultato il 15 aprile 2022.
- Giovanni Sommo, Vercellae storia e archeologia - Una città della Cisalpina e il suo territorio, Vercelli, Edizioni del Cardo, 2020. URL consultato il 16 aprile 2022. Ospitato su Academia.