Pigo | |
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Stato di conservazione | |
Vulnerabile[1] | |
Classificazione scientifica | |
Dominio | Eukaryota |
Regno | Animalia |
Phylum | Chordata |
Classe | Actinopterygii |
Ordine | Cypriniformes |
Famiglia | Cyprinidae |
Genere | Rutilus |
Specie | R. pigus |
Nomenclatura binomiale | |
Rutilus pigus Lacépède, 1803 | |
Sinonimi | |
Cyprinus pigus, Leuciscus roseus, Leuciscus ryzela | |
Distribuzione | |
Il pigo[2] (Rutilus pigus Lacépède, 1803) è un pesce osseo d'acqua dolce appartenente alla famiglia Cyprinidae[3].
Distribuzione e habitat
[modifica | modifica wikitesto]Il pigo è una specie endemica dell'Italia settentrionale, in particolare del bacino idrografico del Po e dei fiumi sfocianti nell'alto mare Adriatico, a partire ad est dal fiume Livenza. Vive anche nei laghi Maggiore, di Lugano e di Como. Risulta introdotto, con risultati di acclimatazione variabili, in Italia centrale sia nel versante tirrenico (fiumi Arno, Ombrone e Tevere) che su quello adriatico nelle Marche (fiume Potenza)[3][4].
Popola soprattutto i fiumi di medie e grandi dimensioni dove si incontra nei tratti a maggior profondità e a corrente lenta. È presente anche nei grandi laghi subalpini evitando laghetti, stagni e ruscelli a bassa profondità e portata[3][4].
Descrizione
[modifica | modifica wikitesto]Questo ciprinide presenta un corpo fusiforme ma relativamente alto e compresso lateralmente; gli esemplari di grossa taglia hanno il profilo dorsale nettamente convesso. La testa è conica, di dimensioni relativamente piccole, l'iride è argentata. Il colore è bronzeo con riflessi dorati, le pinne sono scure e le pinne pettorali, le ventrali e l'anale possono avere una colorazione rossiccia che si accentua durante l'epoca degli amori. Le scaglie sono bordate di scuro dando al pesce un aspetto reticolato. Nei grandi esemplari alcune scaglie disposte casualmente prendono una colorazione più scura delle altre conferendo all'animale un caratteristico aspetto a macchie irregolari, tipico della specie. Il maschio nella stagione nuziale presenta vistosi tubercoli nuziali sulla testa e i fianchi fin quasi al peduncolo caudale, sono più grandi che nei ciprinidi affini, appuntiti e disposti in due file irregolari[3][4].
Gli esemplari adulti raggiungono eccezionalmente una lunghezza massima di 45 cm ed un peso di 2 kg. Più comunemente la taglia si aggira sui 25 cm[3].
Biologia
[modifica | modifica wikitesto]La letteratura riporta una massima di 9 anni[3] ma sembra che possano essere raggiunti perfino i 15 anni[4].
Comportamento
[modifica | modifica wikitesto]Gregario, forma banchi di piccole dimensioni[4].
Riproduzione
[modifica | modifica wikitesto]Il periodo riproduttivo è compreso tra i mesi di aprile e maggio. Per la riproduzione vengono effettuate brevi migrazioni per raggiungere i siti riproduttivi, in acque poco profonde. Anche le popolazioni lacustri risalgono gli immissari per la riproduzione. La femmina depone sulle pietre o nella vegetazione sommersa un notevole numero di uova, fino a 6000, che si schiudono dopo una quindicina di giorni[4]. La maturità sessuale viene raggiunta a 3-4 anni nei maschi e a 5 anni nelle femmine, a una lunghezza di circa 30 cm[3].
Alimentazione
[modifica | modifica wikitesto]È onnivoro, si nutre sia di alghe e materiale vegetale che di invertebrati[4].
Conservazione
[modifica | modifica wikitesto]La specie è in regressione anche se alcune popolazioni sembrano in buono stato[1]. Le minacce sono costituite soprattutto dall'introduzione di specie aliene di pesci come l'abramide, la blicca e il gardon; con l'ultima specie il pigo si può ibridare unendo al pericolo della competizione alimentare anche quello dell'inquinamento genetico[4]. Altre cause di minaccia sono il prelievo di acqua e ghiaia e l'inquinamento che distruggono i letti di frega e la costruzione di sbarramenti come dighe e briglie che impediscono le migrazioni riproduttive. In alcuni ambienti infine la sovrapesca può essere un'ulteriore causa di minaccia[1][4]. La riproduzione artificiale viene praticata in alcuni impianti allo scopo di liberare i nati negli ambienti aumentando la consistenza delle popolazioni naturali[4]. Visto il decremento della specie, non considerato allarmante, la Lista rossa IUCN classifica questa specie come "a rischio minimo"[1].
Pesca
[modifica | modifica wikitesto]Le carni sono tradizionalmente consumate in alcune zone rivierasche, soprattutto lacustri; come la generalità di ciprinidi sono molto ricche di lische. Il valore commerciale è scarsissimo tranne che sul Lago di Como, dove questi pesci vengono essiccati, salati e pressati in barile, andando a costituire un piatto tipico locale. Per la pesca sportiva rappresenta una tipica preda della passata; le esche impiegate sono le più varie, sia di origine animale (larve, vermi) che vegetale (impasti, frutta, alghe)[4].
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ a b c d (EN) Rutilus pigus, su IUCN Red List of Threatened Species, Versione 2020.2, IUCN, 2020.
- ^ Decreto Ministeriale n°19105 del 22 settembre 2017 - Denominazioni in lingua italiana delle specie ittiche di interesse commerciale, su politicheagricole.it.
- ^ a b c d e f g (EN) Rutilus pigus, su FishBase. URL consultato il 19 marzo 2024.
- ^ a b c d e f g h i j k Fortini N., Nuovo atlante dei pesci delle acque interne italiane, Aracne, 2016, ISBN 978-88-548-9494-5.
Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- Stefano Porcellotti, Pesci d'Italia, Ittiofauna delle acque dolci Edizioni PLAN 2005
- Zerunian S. Condannati all'estinzione? Biodiversità, biologia, minacce e strategie di conservazione dei Pesci d'acqua dolce indigeni in Italia, Edagricole 2002
- Bruno S., Maugeri S. Pesci d'acqua dolce, atlante d'Europa, Mondadori 1992
- Kottelat M., Freyhof J. Handbook of European Freshwater Fishes, Publications Kottelat, Cornol (CH), 2007
Altri progetti
[modifica | modifica wikitesto]- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Rutilus pigus
Collegamenti esterni
[modifica | modifica wikitesto]- (EN) World Conservation Monitoring Centre 1996, Rutilus pigus, su IUCN Red List of Threatened Species, Versione 2020.2, IUCN, 2020.
- (EN) Rutilus pigus, su FishBase. URL consultato il 19 marzo 2024.