Le lavorazioni non convenzionali sono processi tecnologici apparsi negli ultimi 50 anni grazie al progresso tecnico che ha permesso di sfruttare principi fisici prima non disponibili per lavorare materiali in cui i processi convenzionali sono inefficaci o antieconomici. Si basano su processi termici, chimici, elettrici o meccanici diversi da quelli tradizionali (fusione, stampaggio, asportazione di truciolo).[1]
In questa classe di lavorazioni rientrano, spesso indicati con gli acronimi inglesi:
- Lavorazioni chimiche (CM: Chemical Machining)
- Lavorazioni elettrochimiche (ECM: Electrochemical Machining)
- Elettroerosione (EDM: Electrical Discharge Machining)
- Lavorazioni con fascio laser (LBM: Laser Beam Machining)
- Lavorazioni con fascio elettronico (EBM: Electron-beam Machining)
- Lavorazioni con getto d'acqua (WJM: Water Jet Machining)
- Lavorazioni con getto abrasivo (AJM: Abrasive Jet Machining)
- Lavorazioni con getto d'acqua abrasivo (AWJM: Abrasive Water Jet Machining)
- Lavorazioni ad ultrasuoni (USM[2], Ultrasonic Machining)
Si può dire che in generale queste tecniche richiedono maggiore energia e sono più lente rispetto a quelle convenzionali, e che in generale il principale meccanismo di rimozione non è la sollecitazione di taglio esercitata dall'utensile come invece accade nei metodi convenzionali.[1]
Principali caratteristiche e impiego
[modifica | modifica wikitesto]Lavorazioni chimiche
[modifica | modifica wikitesto]Utilizza sostanze reagenti per lavorare superfici metalliche rimuovendo piccole quantità di materiale. Sono utilizzate per realizzare cavità in piastre e lamiere e come alternativa alla tranciatura meccanica. Sono indicate per rimozioni superficiali (≤ 12 mm) su grandi aree (fino a 4 × 15 m²), hanno tipici tassi di rimozione sono 0,15 ÷ 6 mm/h[3] e i reagenti sono idrossido di sodio (per l'alluminio) e acido cloridrico e nitrico (per acciaio).
Lavorazioni elettrochimiche
[modifica | modifica wikitesto]Nelle lavorazioni elettrochimiche viene generata una corrente tra l'utensile e il pezzo da lavorare, che fungono rispettivamente da catodo e anodo, tra i quali scorre un elettrolita costituito solitamente da una soluzione di cloruro di sodio in acqua. In questo modo tramite elettrolisi il pezzo viene eroso seguendo la forma dell'utensile; sono così prodotti idrossidi che vengono allontanati dal pezzo tramite l'azione del flusso elettrolitico. I materiali più comuni per l'utensile sono rame, ottone e bronzo. La densità di corrente tipica è 2 ÷ 8 A/mm² cui corrispondono tassi di asportazione di 2,5 ÷ 12 mm/min.[3] Queste lavorazioni sono indicate per cavità profonde o forme complesse e sono caratterizzate da bassa velocità e elevata qualità ottenibile. Per questi motivi le lavorazioni elettrochimiche sono spesso in competizione con l'elettroerosione.
Elettroerosione
[modifica | modifica wikitesto]Si basa sulla rimozione del metallo per mezzo di scariche generate da un'adeguata differenza di potenziale tra il pezzo (catodo) e utensile (anodo) che producono piccoli crateri. Il tasso di asportazione volumetrico è di 2 ÷ 400 mm³/min tipicamente di 300 mm³/min[3] con differenze di potenziale di 50 ÷ 380 V. È indicato per il taglio e la formatura di pezzi complessi in metallo molto duri.
Lavorazioni con fascio laser
[modifica | modifica wikitesto]Si utilizza un fascio di luce coerente (laser) ad alta intensità che produce una grande quantità di calore localizzata che induce l'erosione del pezzo, nel punto in cui il raggio è puntato. È usato per operazioni di taglio, foratura, saldatura con tassi di penetrazione di 0,5÷7,5 m/min,[3] utilizzando come fonti laser a CO2 fino a 45 W e Laser Nd:YAG fino a 4÷5 W.
Lavorazioni con fascio elettronico
[modifica | modifica wikitesto]Simile per applicazioni alle lavorazioni con fascio laser, se ne differenzia per la sostituzione del laser con un raggio di elettroni ad alta velocità e alla necessità di operare nel vuoto. Si utilizzano differenze di potenziale fino a 200 kV per accelerare gli elettroni a velocità fino all'80% di quella della luce. Sono indicate per saldature ad elevata profondità (fino a 300 mm sull'alluminio) con cordoni stretti. Tipici tassi di asportazione sono di 1 ÷ 2 mm³/min.[3]
Lavorazioni con getto
[modifica | modifica wikitesto]Con getto d'acqua
[modifica | modifica wikitesto]Si usa un potente getto d'acqua a 400 MPa emesso da un ugello dotato di un piccolo foro (diametro = Template:ValM) la cui variazione di quantità di moto genera la forza necessaria a tagliare il materiale. È indicato al taglio di carta, legno e gomma e anche di generi alimentari, tutti prodotti non metallici fino a 25 mm di spessore[3], con velocità di taglio variabili.
Con getto abrasivo
[modifica | modifica wikitesto]In tal caso il getto è costituito da aria e granuli abrasivi di carburo di silicio o allumina. È indicato per operazioni di taglio e pulitura su materiali duri o materiali fragili non metallici. Le velocità di taglio variano molto a seconda del materiale del pezzo.
Con getto d'acqua abrasivo
[modifica | modifica wikitesto]Risulta dalla combinazione delle due precedenti tecniche, un potente getto d'acqua in pressione con particelle di allumina e carburo di silicio. È indicato per operazioni di taglio multistrato infatti gli spessori tranciabili sono maggiori ottenibili col getto d'acqua senza abrasivo e le velocità di taglio sono più alte, fino a 7,5 m/min[3] per il taglio delle plastiche.
Lavorazioni con ultrasuoni
[modifica | modifica wikitesto]Sono usate sia per saldare che per tagliare un materiale. Nella saldatura i due pezzi sono premuti uno contro l'altro e vibrano trasversalmente a frequenze di 10÷75 kHz, questo contatto sfregato ne induce la saldatura. Nel taglio invece si usa un fango abrasivo, acqua con il 20%÷60% di granuli in carburo di boro o silicio o in allumina, che a seguito della vibrazione di un utensile a frequenza di 20 kHz asporta il materiale per micro-scheggiatura. È indicato per il taglio di materiali duri e fragili, ad esempio le pietre preziose.
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ a b (EN) Rob Ramsdale (a cura di), Manufacturing: Non-traditional Machining - Introduction, su engineershandbook.com, 2004-2006. URL consultato il 13 luglio 2015 (archiviato dall'url originale il 2 maggio 2015).
- ^ (EN) H.A.G. El-Hofy, List of Abbreviations, in Fundamentals of Machining Processes: Conventional and Nonconventional Processe, 2ª ed., CRC Press, 2013, p. XLIII.
- ^ a b c d e f g P. Andreini (a cura di), Tab. 10.15, in Manuale dell'ingegnere meccanico, collana Ingegneria meccanica, Hoepli, 2002, p. 567.
Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- P. Andreini (a cura di), Manuale dell'ingegnere meccanico, collana Ingegneria meccanica, Hoepli, 2002, pp. 566-575, ISBN 9788820333805.
- M. Monno, B. Previtali e M. Strano, Tecnologia meccanica. Le lavorazioni non convenzionali, Città Studi, 2012, ISBN 9788825173772.
- (EN) H.A.G. El-Hofy, Fundamentals of Machining Processes: Conventional and Nonconventional Processe, 2ª ed., CRC Press, 2013, ISBN 9781466577022.
Voci correlate
[modifica | modifica wikitesto]Altri progetti
[modifica | modifica wikitesto]- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Lavorazioni non convenzionali
Collegamenti esterni
[modifica | modifica wikitesto]- (EN) Non–Traditional Machining su EngineersHandbook.com