L'impiccagione | |
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Una scena del film | |
Titolo originale | 絞死刑 Kôshikei |
Lingua originale | giapponese |
Paese di produzione | Giappone |
Anno | 1968 |
Durata | 117 min |
Dati tecnici | b/n |
Genere | grottesco, drammatico |
Regia | Nagisa Ōshima |
Sceneggiatura | Nagisa Ōshima, Michinori Fukao, Sasaki Mamoru, Tamura Takeshi |
Produttore | Masayuki Nakajima, Tatsuji Yamaguchi, Nagisa Ōshima |
Fotografia | Yasuhiro Yoshioka |
Montaggio | Keiichi Uraoka |
Musiche | Hikaru Hayashi |
Interpreti e personaggi | |
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L'impiccagione (絞死刑?, Kôshikei) è un film del 1968 diretto da Nagisa Ōshima. Considerato uno dei capolavori del regista,[1] il film parte in cadenza di documentario per poi lasciare spazio ad una rappresentazione quasi teatrale della vicenda, in un contesto ricco di umorismo nero e simbolismi, con rimandi all'opera di Bertolt Brecht ed al Teatro dell'assurdo.
Trama
[modifica | modifica wikitesto]Giappone: R, uno studente coreano, colpevole di aver stuprato ed ucciso due ragazze giapponesi, viene condannato a morte per impiccagione. L'esecuzione ha luogo sotto gli occhi di un funzionario, di un prete, un dottore e delle guardie carcerarie; l'uomo viene impiccato, ma il suo cuore batte ancora, non è morto ma soltanto svenuto. Tutti quanti sono immediatamente colti dal panico: un evento simile non si era mai verificato prima e, a peggiorare la situazione, l'imputato si risveglia, in stato confusionale, senza ricordare nulla di ciò che gli è successo. R non può perciò venire "nuovamente" giustiziato, in quanto incosciente dei crimini da lui commessi; c'è un'unica soluzione che possa risolvere questo intoppo, ovvero far tornare la memoria al condannato.
Dopo aver esaminato a fondo il suo fascicolo, i presenti mettono in atto una vera e propria recita sotto gli occhi di R - eseguita prima nel braccio della morte, poi sul tetto dell'università frequentata dall'imputato - in cui ripercorrono le fasi salienti della sua vita, fino a giungere al primo degli omicidi da lui commessi. Nonostante l'impegno degli "attori", che si sono talmente calati nelle proprie parti da non distinguere più il confine tra realtà e finzione, R non riesce ancora a riacquisire coscienza della propria colpevolezza. A questo punto, entra in scena una ragazza coreana, connazionale di R; lei prova a convincerlo che i suoi crimini in territorio giapponese sono motivo d'orgoglio per la sua patria, ma anche questo tentativo va a vuoto.
Non sembra esserci più nulla che si possa fare e il funzionario gli concede la grazia; messo piede fuori dal carcere, R viene invaso da una luce, talmente opprimente da impedirgli di uscire. Per lui non c'è spazio nel mondo lì fuori. L'imputato ammette finalmente di aver commesso i crimini, ma nello stesso tempo si proclama innocente, mettendo in guardia i boia dal commettere a loro volta un omicidio, la sua impiccagione. L'esecuzione ha nuovamente luogo e la botola del patibolo si apre per la seconda volta; ma stavolta il cappio non stringe nulla, il corpo di R sembra svanito...
Critica
[modifica | modifica wikitesto]- Uno dei più potenti film di Oshima: un grido di rivolta (contro il potere), un divertimento macabro, una fiaba allucinata. Commento del Dizionario Morandini che assegna al film tre stelle e mezzo su cinque di punteggio.[2]
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ ’68: il mio film. “L’impiccagione” di Nagisa Oshima | La linea dell'occhio, su lalineadellocchio.it. URL consultato il 10 febbraio 2023.
- ^ MYmovies.it, L'impiccagione, su MYmovies.it. URL consultato il 10 febbraio 2023.
Collegamenti esterni
[modifica | modifica wikitesto]- (EN) L'impiccagione, su IMDb, IMDb.com.
- (EN) L'impiccagione, su AllMovie, All Media Network.
- (EN, ES) L'impiccagione, su FilmAffinity.
- (EN) L'impiccagione, su Box Office Mojo, IMDb.com.