Ismail Qasim Naji | |
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Dati militari | |
Paese servito | Governo federale di transizione della Somalia Somalia |
Forza armata | Esercito nazionale somalo |
Anni di servizio | 2005-in servizio |
Grado | Generale |
Guerre | Guerra civile in Somalia Guerra in Somalia |
Comandante di | Esercito nazionale somalo Comandante dell'esercito del Governo federale di transizione Capo di stato maggiore delle Forze armate somale |
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Ismail Qasim Naji (in lingua somala: Ismaaciil Qaasim Naaji in arabo إسماعيل قاسم ناجي; ...) è un generale e diplomatico somalo, ambasciatore della Somalia in Yemen, uno dei principali comandanti militari somali emersi nel corso della guerra civile somala.
Carriera militare
[modifica | modifica wikitesto]Governo Nazionale di Transizione
[modifica | modifica wikitesto]Naji fu un ufficiale superiore dell'esercito somalo già durante la dittatura del generale Siad Barre. Caduto il regime di Barre nel 1991, la Somalia precipitò nell'anarchia, in mancanza di un governo centrale e di strutture istituzionali nazionali. Il primo tentativo riuscito di creare un nuovo governo somalo fu compiuto nel 2000 con la nascita del Governo Nazionale di Transizione (TNG), che nello stesso anno nominò il generale Naji Comandante in Capo dell'esercito somalo[1][2]. All'epoca l'esercito nazionale contava soltanto 2000 unità e dovette fronteggiare l'opposizione armata del Consiglio di Riconciliazione e Restaurazione della Somalia guidato da vari signori della guerra, tra cui Hussein Mohammed Farah e Mohamed Omar Habeb Dhere. L'esercito riuscì nel complesso a difendere il governo, che comunque si rappacificò con il Consiglio nel 2003.
Governo Federale di Transizione
[modifica | modifica wikitesto]Nel novembre 2004 il TNG fu sostituito dal Governo Federale di Transizione, da cui il 15 aprile 2005 Naji fu comunque confermato capo dell'esercito[3].
Nell'ottobre 2005 un rapporto ONU accusò il generale Naji di aver accettato un grosso carico di beni dallo Yemen in violazione dell'embargo ONU sulla vendita di armi alla Somalia. Il carico comprendeva 5000 armi, bombe a mano e mine antiuomo[4].
Nel novembre 2006 Naji ammise il passaggio di numerosi soldati somali dalla parte dell'Unione delle Corti Islamiche.[5] , peraltro sconfitta nel dicembre successivo dal resto dell'esercito somalo con l'aiuto dell'Etiopia.
Carriera diplomatica
[modifica | modifica wikitesto]Sconfitte le Corti Islamiche, il 10 febbraio 2007 Naji fu sostituito al comando dell'esercito da Abdullahi Ali Omar[6] . Lo stesso giorno il Primo Ministro Ali Mohammed Ghedi ha nominato Naji ambasciatore in Oman[6]. Il 15 ottobre 2012 il generale è divenuto ambasciatore in Yemen[7].
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ The Lives of 18 American Soldiers Are Not Better Than Thousands of Somali Lives They Killed, Somalia's TNG Prime Minister Col. Hassan Abshir Farah says, su somaliawatch.org, Somalia Watch, 22 gennaio 2002. URL consultato il 17 gennaio 2007 (archiviato dall'url originale il 3 gennaio 2007).
- ^ Somalia: Warlords lay down weapons, su somalinet.com, SomaliNet, 17 gennaio 2007. URL consultato il 17 gennaio 2007 (archiviato dall'url originale il 14 ottobre 2008).
- ^ Somali cabinet fills key posts, Al-Jazeera, 15 aprile 2005. URL consultato il 17 gennaio 2007 (archiviato dall'url originale l'11 dicembre 2006).
- ^ LM Report 2006: Yemen, su icbl.org, Landmine Monitor, 12 settembre 2006. URL consultato il 17 gennaio 2007.
- ^ Somali women demonstrate to support state, Sapa-AP, 10 novembre 2006. URL consultato il 17 gennaio 2007.
- ^ a b Somalia’s army commander sacked as new ambassadors are appointed, Shabelle Media Network, 10 febbraio 2007. URL consultato il 10 febbraio 2007 (archiviato dall'url originale il 14 novembre 2007).
- ^ Il Presidente riceve le credenziali di 11 nuovi diplomatici, tra cui il nuovo Ambasciatore italiano » Yemen Embassy Archiviato il 4 marzo 2016 in Internet Archive.