Nella mitologia greca Irie era la madre di Cicno. Quest'ultimo per dispetto a Fíllio che lo amava e lo corteggiava, ma non voleva donargli un toro, si getta da una rupe e viene trasformato in cigno; la madre credendolo morto si strugge e diventa un lago della Beozia[1].
Il mito e la fonte principale della storia è narrata da Ovidio nelle Metamorfosi[2]:
«Inde lacus Hyries videt et Cycneïa Tempe,
quae subitus celebravit olor: nam Phyllius illic
imperio pueri volucresque ferumque leonem
tradiderat domitos; taurum quoque vincere issus,
vicerat, et spreto totiens iratus amore,
praemia poscenti taurum suprema negabat;
ille indignatus "Cupies dare" dixit et alto
desiluit saxo. Cuncti cecidisse putabant:
factus olor niveis pendebat in aëre pennis.
At genetrix Hyrie, servari nescia, flendo
delicuit stagnumque suo de nomine feci.»
«Vide quindi il lago di Irie e la vallata di Cicno,dove improvvisamente venne ad abitare un cigno: lì infatti un certo Fíllio, per accontentare Cicno, capriccioso fanciullo, aveva ammaestrato degli uccelli e un feroce leone e glieli aveva regalati; e pregato di domare anche un toro, lo aveva domato, ma poi, adirato al veder disprezzato tante volte il suo amore, si rifiutò di darglielo.
E Cicno impermalito disse "Rimpiangerai di non avermelo dato" e saltò giù da un'alta rupe. Tutti credevano che fosse caduto: divenuto cigno, stava sospeso in aria su ali color di neve. Ma Irie, la madre, non sapendo che si fosse salvato, a furia di piangere si strusse, e fece un lago che porta il suo nome.»
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ P.B. Marzolla, p. 666.
- ^ P.B. Marzolla, p. 267.
Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- P.B.Marzolla, Metamorfosi di Ovidio, Einaudi, 1979, p. 161.