La questione dell'invecchiamento di una traduzione si lega alla possibilità di ritradurre uno stesso prototesto[1] più volte negli anni per diverse ragioni. La più ovvia riguarda il linguaggio adottato nella versione precedente, ormai obsoleto, ma non è l'unica causa.
Secondo Bruno Osimo (2004:38), se si prende in esame una serie di traduzioni di una stessa opera verso una stessa lingua in un certo arco storico, è possibile inferire retroduttivamente gli sviluppi culturali di quel periodo e cercare di intuire le idiosincrasie dei singoli traduttori, i tabù sociali, le influenze socioculturali e le mode lessicali. Parlando di traduzioni datate bisogna considerare che, al di là dell'invecchiamento, esistono anche lettori e critici che hanno bisogno o sono semplicemente curiosi di consultare un'altra versione, un altro punto di vista sul testo originale.
Atto comunicativo traduttore
[modifica | modifica wikitesto]Per quanto riguarda la semplicità con cui una traduzione diventa “obsoleta”, Anton Popovič si sofferma sulla natura specifica del processo traduttivo: «La serialità della traduzione come modalità della sua esistenza rispetto alla compiutezza dell'opera creativa originale è una proprietà pericolosa. In forza della sua "apertura" la traduzione è più presto soggetta a invecchiamento. Può ritrovarsi esclusa dal "giro" letterario. Questo fatto determina anche il posto della traduzione nel processo letterario» (Popovič 1975: 128). Secondo Popovič, dunque, è la ritraduzione stessa che mette in risalto l'invecchiamento di una traduzione precedente. In altre parole, sarebbe la comparsa di una nuova versione di un certo prototesto a mettere in evidenza le carenze e il residuo traduttivo presenti in una versione precedente e fino a quel momento considerata canonica, e accettata a pieno titolo come "rappresentante" di quel prototesto.
Osimo afferma che la causa dell'invecchiamento va ricercata nella circostanza che la lingua e lo stile della traduzione dipendono dal canone dell'espressione vigente al momento in cui la traduzione viene fatta. A tale canone si attiene anche il ricevente, nel caso della traduzione i lettori, tra cui anche il "protolettore" che è il traduttore. Il ricevente valuta la traduzione sia in relazione ad altre precedenti attualizzazioni dello stesso prototesto nella lingua ricevente, sia in relazione all'originale.
L'accettabilità
[modifica | modifica wikitesto]Secondo Toury le traduzioni tendono a invecchiare più rapidamente quando il traduttore adotta la strategia dell'accettabilità: il metatesto[2] è creato per lettori contemporanei, quindi i suoi requisiti sono dettati dai criteri di accettabilità di una data generazione di lettori e critici. In realtà, l'invecchiamento di una traduzione non è un fenomeno assoluto, ma relativo: gli esempi tratti dalla pratica mostrano che ai lettori interessano anche le traduzioni più vecchie. In esse c'è l'attrattiva di ciò che è vecchio, una sorta di patina arcaica, uguale a quella dei prototesti di origine antica. Dunque, il canone di accettabilità dei lettori di ciascuna generazione fa sì che, a seconda dei momenti storici, i lettori abbiano propensione per un certo tipo di residuo. La traduzione è quell'atto comunicativo ripetibile, portatore di residuo, nei confronti del quale il gusto di un lettore può esprimersi anche ex negativo: e la predilezione di una versione rispetto alle altre è anche predilezione per una certa perdita di contenuto del messaggio rispetto alle altre perdite rappresentate dalle altre versioni, siano esse reali o potenziali (Osimo 2000-2004, 4).
L'invecchiamento di una traduzione induce Popovič (1975) a riflettere sul modo in cui una cultura riceve un testo tradotto (129). A questo proposito, Osimo afferma che il fatto stesso che, per esempio, la traduzione di un classico fatta un secolo fa possa non essere considerata più leggibile e che si ricorra quindi a una ritraduzione più "moderna" è indice che il canone di ricezione di una cultura è determinante, che potrebbe essere diverso (e lo è nei diversi paesi), e cambia nel tempo. L'approccio diacronico contrastivo [...] è un modo per superare il blocco che il critico si trova di fronte a causa dell'implicito culturale. «Il raffronto delle versioni pubblicate con gli originali è il metodo migliore per elaborare una teoria generale e particolare della traduzione» (Gak 1979, citato in Torop 1995:159)
Note
[modifica | modifica wikitesto]Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- Bruno Osimo, Corso di traduzione, Modena, Logos, 2000-2004, disponibile anche online al sito https://web.archive.org/web/20080414231535/http://www.logos.it/pls/dictionary/linguistic_resources.traduzione?lang=it.
- Bruno Osimo, Manuale del Traduttore, Milano, Hoepli, 2004
- Anton Popovič, La scienza della traduzione. Aspetti metodologici. La comunicazione traduttiva, a cura di Bruno Osimo, Milano, Hoepli, 2006.