I vespri siciliani | |
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Autore | Francesco Hayez |
Data | 1846 |
Tecnica | olio su tela |
Dimensioni | 225×300 cm |
Ubicazione | Galleria nazionale d'arte moderna e contemporanea, Roma |
I vespri siciliani è un dipinto a olio su tela (225×300 cm) del pittore italiano Francesco Hayez, realizzato nel 1846 e conservato alla Galleria nazionale d'arte moderna e contemporanea di Roma.
Storia
[modifica | modifica wikitesto]Hayez si confrontò con il tema patriottico dei vespri siciliani in numerosi quadri, fra i quali quello del 1846 rappresenta certamente la redazione più nota. La prima redazione dell'opera, che misura 150×200 cm, fu commissionata dalla marchesa Visconti d'Aragona e fu dipinta da Hayez a Milano, nello studio di Brera. Attualmente fa parte di una collezione privata[1].
Il secondo olio sul medesimo tema, che misura 91×114 cm e anch'esso facente parte di una collezione privata, fu dipinto su commissione del conte Arese, da poco tempo uscito dal carcere[1].
Infine, il terzo quadro (quello oggetto della presente voce) che misura 225×300 cm, fu commissionato ad Hayez dal principe collezionista Vincenzo Ruffo, principe di Sant'Antimo[2]. In quell'occasione il pittore venne ospitato nella dimora napoletana della famiglia Ruffo e realizzò anche altre opere per questo committente[3], come il ritratto di Sarah Louise Strachan Ruffo, con protagonista la moglie del principe.
Descrizione
[modifica | modifica wikitesto]L'opera di Hayez rappresenta il momento iniziale dei vespri siciliani, la rivolta popolare che scoppiò in Sicilia nel 1282 contro la dominazione degli Angioini francesi, nata da un'offesa che, in concomitanza con la funzione serale dei vespri del 30 marzo 1282, lunedì di Pasqua, sul sagrato della chiesa del Santo Spirito, a Palermo, un soldato francese di nome Drouet arrecò ad una nobildonna che stava uscendo di chiesa al termine del suo matrimonio[4][5][6]. A seguito poi della ventennale guerra che ne derivò, il dominio sull'isola passò agli spagnoli della casa aragonese[6].
Il quadro di Hayez, dipinto a olio su tela, raffigura il momento in cui Drouet - riconoscibile dal giglio francese ricamato sul petto - è ucciso, trafitto dalla sua stessa spada, sottrattagli dal fratello della nobildonna[2]. L'opera ha una connotazione molto descrittiva, ma, secondo alcuni, povera di profondità emotiva[6]. Tutte le figure sono rappresentate come se fossero in una quinta teatrale, con pose statiche e levigate. Ciò nonostante, la rappresentazione - pur nella sua impaginazione calcolata, memore di Jacques-Louis David[6] - riesce a dare anzi la sensazione della concitazione del momento, grazie all'utilizzo delle linee diagonali e dei movimenti delle pieghe degli abiti. Il dipinto, connotato geograficamente dall'emergenza del Monte Pellegrino sullo sfondo, denota comunque tratti precisi, frutto dell'utilizzo del chiaroscuro, in modo da conferire profondità alla scena e un'immagine nel complesso molto chiara[6].
Gli unici aspetti dell'opera che la fanno inquadrare all'interno dell'orizzonte romantico sono il soggetto, una storia di epoca medievale (XIII secolo), e il significato, che Hayez fa trasparire. Hayez dipinse, infatti, questa opera in pieno Risorgimento: il quadro, pertanto, si trovava ad assumere il significato simbolico della rivolta contro lo straniero (fosse esso francese, austriaco o spagnolo) finalizzata all'unificazione dell'Italia[6]. Di seguito, in tal senso, si riporta una citazione di Piero Adorno che approfondisce un parallelismo tra il quadro di Hayez e le opere musicate da Giuseppe Verdi:
«Poco dopo che Hayez ha dipinto I vespri siciliani (1846) anche Giuseppe Verdi musica un'opera lirica con lo stesso soggetto (1855) e già aveva fatto rappresentare melodrammi in cui il popolo italiano oppresso riconosceva sé stesso e le proprie aspirazioni alla libertà, dal Nabucco (1842) ai Lombardi alla prima crociata (1843) [...] Ed anche Hayez concepisce teatralmente le storie che narra. [...] Ma il paragone con il melodramma verdiano si ferma all'aspetto esteriore. Se Verdi dà vita al fatto attraverso la forza trascinante della musica, con la quale colpisce e commuove gli spettatori collettivamente, a qualunque livello culturale appartengano, così da impersonare la coscienza nazionale e poter essere considerato il più grande artista del Risorgimento italiano, Hayez, al contrario, non riesce a dare anima a ciò che narra. Gli manca soprattutto la maggiore qualità romantica: l'appassionata partecipazione al fatto. Il pittore, in realtà, è un neoclassico, che sceglie soggetti storici, senza sentirli romanticamente»
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ a b Stefano Busonero, I vespri siciliani di Francesco Hayez, su frammentiarte.it, 2 febbraio 2016. URL consultato il 23 marzo 2023.
- ^ a b I vespri siciliani, su gnam.beniculturali.it, Roma. URL consultato il 23 marzo 2023 (archiviato dall'url originale il 3 febbraio 2021).
- ^ Dario Mastromattei, Vespri siciliani di Hayez: analisi, in Arteworld.it, 5 giugno 2018. URL consultato il 6 giugno 2018.
- ^ Steven Runciman, I vespri siciliani, Edizioni Dedalo, 1997, p. 280, ISBN 88-220-0508-2.
- ^ Indro Montanelli, Roberto Gervaso, L'Italia dei secoli d'oro - Il Medio Evo dal 1250 al 1492, collana Storia d'Italia, Milano, Rizzoli Editore, 1967, p. 34.
- ^ a b c d e f Francesco Morante, I vespri siciliani, su francescomorante.it. URL consultato il 20 maggio 2013 (archiviato dall'url originale il 19 maggio 2013).
- ^ Piero Adorno, L'arte italiana, vol. 3, G. D'Anna, maggio 1988 [gennaio 1986], p. 183-184.
Voci correlate
[modifica | modifica wikitesto]Altri progetti
[modifica | modifica wikitesto]- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su I vespri siciliani
Collegamenti esterni
[modifica | modifica wikitesto]- I Vespri siciliani (I versione) su frammentiarte.it
- I Vespri siciliani[collegamento interrotto] (III versione) - scheda dell'opera sul sito della Galleria nazionale d'arte moderna e contemporanea, Roma
- I Vespri siciliani (archiviato dall'url originale il 19 maggio 2013) (III versione) - Storia dell'arte, su francescomorante.it