Il gyula, riportato anche nelle forme Yula, Gula, Gila, era, secondo le fonti musulmane e bizantine, il titolo riservato a uno dei due re a capo della società tribale degli antichi Ungari nel IX-X secolo. Nominalmente di grado inferiore rispetto all'altro capo, il kende, era in realtà il gyula ad esercitare il potere effettivo e ad assumere le vesti, oltre che di legislatore, di comandante militare. Nelle più vecchie fonti ungheresi, il titolo è riportato soltanto come nome di persona (Gyyla, Geula, Gyla, Iula).
Secondo le cronache magiare, la Transilvania del IX-X secolo era governata da una linea di principi di nome Gyula e la loro terra fu occupata durante il mandato del re Stefano I d'Ungheria (1000/1001-1038).
Etimologia
[modifica | modifica wikitesto]L'origine etimologica del titolo resta incerta, ma probabilmente si tratta di un termine di origine turca, (*yula, ovvero "luce, torcia").[1]
Storia
[modifica | modifica wikitesto]Il gyula nel IX secolo
[modifica | modifica wikitesto]I primi riferimenti relativi al titolo, compiuti da Ibn Rusta e Gardēzī, risalgono anche ai primi lavori di Abu Abdallah Jayhani.[2][3] Secondo queste prime testimonianze, nell'antica società degli Ungari vi era la presenza di due «re», il kende e il gyula. Il primo, pur essendo probabilmente ritenuto la figura apicale della società, disponeva nei fatti soltanto di un potere nominale ed esercitato perlopiù in campo religioso (una sorta di re sacro), mentre il potere in ambito militare e politico restava in capo al gyula.[4][5] Alcuni studiosi hanno affermato che il dualismo al potere in essere tra gli antichi magiari fosse un prestito politico nato nel periodo in cui erano vassalli dei Cazari.[6] Nella sostanza, l'unica informazione utile fornita dalle fonti musulmane riguarda il fatto che il gyula era incaricato delle questioni militari.[4]
«I Majgar [cioè gli Ungari] sono una razza di Turchi e il loro capo cavalca con cavalieri fino al numero di 20.000. Il loro capo si chiama künde [kende], ma si tratta soltanto di un titolo nominale, perché l'uomo che in realtà è il loro re si chiama jila [jula] e tutti i Majgar accettano gli ordini del loro jila [jula] in materia di guerra, difesa e ambiti simili.»
«Questi Magiari sono una delle razze dei Turchi. Il loro capo cavalca con 20.000 guerrieri. Questo comandante è da loro detto künde [kende] e si tratta del più importante dei loro re. Il capo che nomina i funzionari viene chiamato jula [jole]. I Majgar fanno ciò che lo jula comanda.»
I gyula nel X-XI secolo
[modifica | modifica wikitesto]Dopo la conquista magiara del bacino dei Carpazi intorno all'896, il titolo dei gyula fa la sua comparsa De administrando imperio scritto dall'imperatore bizantino Costantino VII Porfirogenito.[8] L'imperatore conferma che intorno al 950 il gyla era uno dei due importanti ufficiali che assistevano il capo della federazione tribale ungherese, il gran principe; inoltre, ogni tribù aveva un suo capotribù.[8]
«Loro [gli Ungari] hanno come primo capo il principe che viene per successione dalla famiglia di Árpád, e altri due, i gylas e i karchas, che hanno il grado di giudice; e ogni clan ha un principe.
Il karchas Boultzous è il figlio del karchas Kalis, ma mentre Kalis è un nome proprio karchas è un titolo, esattamente come gylas, un funzionario superiore al karchas.»
Servendosi di fonti scritte di epoca precedente, il bizantino Giovanni Scilitze nella seconda metà dell'XI secolo racconta del battesimo del capotribù Gyula (o gyula) a Costantinopoli nella metà del X secolo, segno di come gli Ungari stessero iniziando a tessere dei rapporti diplomatici in Europa centrale.[10] Secondo Giovanni Scilitze, Gyula rimase fedele alla sua nuova fede e portò con sé un vescovo missionario, Ieroteo.[10] Anche alcune fonti slave contengono informazioni relative al mondo degli Ungari, sia pur in maniera frammentaria.[11]
I quasi contemporanei Annales Hildesheimenses ("Gli Annali di Hildesheim") afferma che, nel 1003, «il re Stefano d'Ungheria guidò un esercito contro suo zio materno, il re Gyula» e «con la forza obbligò la sua terra ad adottare la fede cristiana».[12]
Persone di nome Gyula nelle cronache ungheresi
[modifica | modifica wikitesto]Gesta Hungarorum
[modifica | modifica wikitesto]L'anonimo autore delle Gesta Hungarorum fu il primo cronista ungherese a compilare l'elenco dei sette capitribù magiari che parteciparono alla conquista della pianura pannonica tra XII e XIII secolo. Tra di essi si menziona Tétény (Tuhutum), suo figlio Horka (Horca) e i figli di quest'ultimo, Gyula (Gyyla/Geula) e Zombor (Zubor).[13] Secondo l'autore delle Gesta, Zombor (Zubor) era il padre del giovane Gyula (Geula/Gyla).[13] Le Gesta narrano anche che Tétény occupò le terre della Transilvania possedute dal duca valacco Gelou; né Tétény né Gelou sono menzionati in altre fonti primarie e si dubita della loro effettiva esistenza.[14]
«E mentre si fermavano lì un po' Tuhutum, padre di Horca, da uomo scaltro qual era, quando seppe dagli abitanti della bontà della terra di Transilvania, dove regnava Gelou, un certo valacco, cercò, forte del consenso del duca Árpád, suo signore, di acquisire quella regione per sé e per la sua progenie. Ciò avvenne in seguito, poiché i posteri di Tuhutum fino al tempo del santo re Stefano detennero la terra della Transilvania e l'avrebbero trattenuta ancor più a lungo se il giovane Gyula, assieme ai suoi due figli Bolya e Bonyha, non avesse voluto diventare cristiano e, pertanto, non sempre si oppose al santo re, come si dirà in seguito.
Mentre era in fuga, affrettandosi al suo castello presso il fiume Szamos, i guerrieri di Tuhutum, inseguendo coraggiosamente il duca Gelou, lo uccisero a ridossò del fiume Kapus. Allora gli abitanti del paese, vedendo la morte del loro signore, dando la mano destra di loro spontanea volontà, scelsero come proprio signore Tuhutum, padre di Horca, e in quel luogo, che è chiamato Esculeu, confermarono la loro fede con un giuramento e da quel giorno il luogo si chiama Esculeu per ricordare l'evento. Tuhutum possedette quella terra pacificamente e felicemente da quel giorno, ma la sua posterità la possedette solo fino ai tempi del santo re Stefano. Tuhutum generò Horca, quest'ultimo Geula e Zubor, Geula ebbe due figlie, di cui una si chiamava Caroldu e l'altra Sarolta, e Sarolta era la madre del santo re Stefano. Zumbor generò Geula giovane, padre di Bua e Bucna, al tempo del quale il santo re Stefano soggiogò a sé la terra della Transilvania e condusse Geula in ceppi in Ungheria e lo tenne imprigionato per il resto della sua vita perché adorava i falsi idoli e si rifiutò di essere cristiano, avendo inoltre compiuto molte cattiverie contro il santo re Stefano, pur essendo con quest'ultimo imparentato.»
Gesta Hunnorum et Hungarorum
[modifica | modifica wikitesto]Simone di Kéza, che scrisse le sue Gesta Hunnorum et Hungarorum tra il 1280 e il 1285, menziona anch'egli di un legame tra Gyula/Iula/ e la Transilvania nel momento in cui elenca i sette capitribù magiari.[16] Egli, al contrario dell'anonimo autore delle Gesta Hungarorum, non parla di due ma soltanto di un Gyula:[16]
«La terza armata era comandata da Gyula/Iula/. Pur essendo arrivato in Pannonia con gli altri, Gyula si stabilì infine in Transilvania.
Dopo che Santo Stefano fu incoronato e il ribelle Koppány fu finalmente messo a morte, il re portò suo zio Gyula/Iula/ con la moglie e i figli dalla Transilvania alla Pannonia.»
La Chronica Picta
[modifica | modifica wikitesto]Questa cronaca fa salire a tre i membri della famiglia Gyula che recano lo stesso nome.[16] Tuttavia, l'autore non si dimostra molto sicuro nel riuscire a tenere distinte le tre figure.[16]
La cronaca attribuisce la scoperta delle rovine di Gyulafehérvár (letteralmente dall'ungherese "Castello bianco di Gyula", in Romania) al conquistatore Gyula:
«Gyula era il terzo capitano da cui discende Gyula, figlio di Ladislao. Questo Gyula era un capo grande e potente; durante una battuta di caccia, trovò una grande città costruita dai romani molto tempo prima. Aveva un'affascinante figlia chiamata Sarolta, della cui bellezza parlavano da tempo i signori di diverse province. Il principe Géza la sposò come sua legittima moglie su consiglio e con l'aiuto di Beliud, che possedeva la terra di Kulán.
Alla fine, poiché Gyula era ostile e spesso in contrasto con gli Ungari che popolavano la Pannonia, il re Santo Stefano lo allontanò da quella terra. Tuttavia non si trattava di questo capitano Gyula, bensì del terzo in linea di discendenza.»
Elenco dei gyula
[modifica | modifica wikitesto]L'elenco delle persone che hanno ricoperto la carica di gyula resta ancora oggetto di dibattito storiografico. Alcuni studiosi hanno ipotizzato che, al tempo della conquista magiara del bacino dei Carpazi, Árpád, progenitore di una dinastia che sarebbe rimasta al potere in Ungheria fino al 1301, avesse dapprima ricoperto il ruolo di kende, assicurandosi in seguito le funzioni di gyula.[18] L'unico dato certo su cui concordano tutti i cronisti ungheresi riguarda il fatto che la conquista del bacino dei Carpazi fu condotta da Árpád.[19] Il confronto degli studiosi si divide sull'eventualità che, nella seconda metà del IX secolo, il kende si chiamasse Kurszán e che, alla morte di quest'ultimo, avvenuta nel corso di un'incursione intorno al 904, fosse subentrato Árpád abolendo la precedente carica e istituendo una monarchia guidata da un'unica figura del popolo magiaro.[20] Gli scritti slavi relativi il battesimo di Gyula a Costantinopoli a metà del X secolo menziona che il suo nome di battesimo era Stefano.[16] Secondo il cronista Tietmaro di Merseburgo (975-1018), il nome dello zio di re Stefano la cui terra fu occupata dal re ungherese nel 1003 era Procui.[21]
Quello che segue è un elenco dei gyula presunti dagli storici moderni:[22]
- Kurszan (prima dell'894-902) o Árpád (prima dell'894-902/dopo il 902)
- "Gyula I" o un membro sconosciuto della dinastia degli Arpadi (?-?); "Gyula I" potrebbe corrispondere a Kurszán
- "Gyula II" (952/953 circa); il suo nome di battesimo era Stefano
- "Gyula III"/ (980 circa-1003 circa); il suo nome potrebbe essere stato Procui
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ (EN) Marcell Jankovics, Book of the Sun, Social Science Monographs, 2001, p. 55, ISBN 978-08-80-33983-4.
- ^ Di Cave (1995), p. 67.
- ^ Róna-Tas (1999), p. 347.
- ^ a b Engel (2001), p. 55.
- ^ Steinhübel (2020), p. 240.
- ^ Golden et al. (2007), p. 13.
- ^ a b Róna-Tas (1999), p. 343.
- ^ a b Róna-Tas (1999), p. 345.
- ^ De administrando imperio, pp. 115-116.
- ^ a b Steinhübel (2020), p. 306.
- ^ Istrate et al. (2022), p. 257.
- ^ Kristó (2001), p. 24.
- ^ a b Gesta Hungarorum, cap. 2.27-33, pp. 81-85.
- ^ Engel (2001), p. 44.
- ^ Gesta Hungarorum, cap. 27, p. 65.
- ^ a b c d e f Kristó (2003), pp. 1-264.
- ^ Gesta Hunnorum et Hungarorum, p. 103.
- ^ Steinhübel (2020), p. 242.
- ^ Engel (2001), p. 58.
- ^ Steinhübel (2020), p. 241.
- ^ Urbańczyk (2001), p. 146.
- ^ Curta (2006), pp. 189-191.
Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]Fonti primarie
[modifica | modifica wikitesto]- Anonimo notaio di re Béla, Gesta Hungarorum, traduzione di Martyn Rady e László Veszprémy, CEU Press, 2010, ISBN 978-963-9776-95-1.
- Dezső Dercsényi (a cura di), Chronica Picta, Corvina, Taplinger Publishing, 1970, ISBN 0-8008-4015-1.
- (EN) Costantino Porfirogenito, De administrando imperio, a cura di Gyula Moravcsik, traduzione di Romillyi J. H. Jenkins, Dumbarton Oaks Center for Byzantine Studies, 1967, ISBN 0-88402-021-5.
- Simone di Kéza, Gesta Hunnorum et Hungarorum, traduzione di László Veszprémy e Frank Schaer, CEU Press, 1999, ISBN 963-9116-31-9.
Fonti secondarie
[modifica | modifica wikitesto]- (EN) Florin Curta, Southeastern Europe in the Middle Ages, 500-1250, Cambridge, Cambridge University Press, 2006, ISBN 978-0-511-81563-8.
- Carlo Di Cave, L'arrivo degli Ungheresi in Europa e la conquista della patria: fonti e letteratura critica, Centro italiano di studi sull'Alto medioevo, 1995, ISBN 978-88-79-88379-5.
- (EN) Pál Engel, The Realm of St Stephen: A History of Medieval Hungary, 895-1526, traduzione di Tamas Palosfalvi, Bloomsbury Publishing, 2001, ISBN 978-08-57-73173-9.
- (EN) Peter B. Golden, Haggai Ben-Shammai e András Róna-Tas, The World of the Khazars: New Perspectives, Brill, 2007, ISBN 978-90-04-16042-2.
- (EN) Daniela Marcu Istrate, Dan Ioan Muresan e Gabriel Tiberiu Rustoiu, Christianization in Early Medieval Transylvania: A Church Discovered in Alba Iulia and its Interpretations, BRILL, 2022, ISBN 978-90-04-51586-4.
- * (EN) Gyula Kristó, The Life of King Stephen the Saint, in Saint Stephen and His Country: A Newborn Kingdom in Central Europe - Hungary, Lucidus Kiadó, 2001, pp. 15-36, ISBN 978-963-86163-9-5.
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- (EN) András Róna-Tas, Hungarians and Europe in the Early Middle Ages: An Introduction to Early Hungarian History, CEU Press, 1999, ISBN 978-963-9116-48-1.
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- (EN) Przemysław Urbańczyk, Europe Around the Year 1000, Wydawn. DiG, 2001, ISBN 978-83-71-81211-8.