Guido Iannello | |
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Nascita | Santa Margherita, 1893 |
Morte | Messina, 9 aprile 1931 |
Dati militari | |
Paese servito | Regno d'Italia |
Corpo | Corpo Aeronautico |
Specialità | Caccia |
Unità | 253ª Squadriglia 260ª Squadriglia |
Grado | 2° Capo |
Comandanti | Federico Martinengo |
Guerre | Guerra Italo-Turca Prima guerra mondiale |
Decorazioni | Medaglia d'Argento al Valor Militare |
Altre cariche | Pilota Collaudatore Pilota da Corsa |
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Guido Iannello, conosciuto anche come Jannello, (Santa Margherita, 1893 – Messina, 9 aprile 1931) è stato un militare e aviatore italiano.
Biografia
[modifica | modifica wikitesto]Esperienza Militare
[modifica | modifica wikitesto]Guido Iannello nasce a Santa Margherita nel 1893[1]; sopravvive al terremoto di Messina del 1908[1] e si arruola volontario nella Guerra Italo-Turca[1].
Dopo la conclusione del conflitto, continua la propria esperienza militare nella Marina[1], per poi trasferirsi nel neonato Corpo Aeronautico e combattere la Grande Guerra[1]. Il 4 maggio 1916 il 2° capo Guido Jannello colse su Macchi L.1 la prima vittoria in combattimento aereo di un idro italiano, abbattendo con l'osservatore Dante Falconi l'incursore austriaco Lohner L 89 (Konjovic/Pljanec della Seeflugstation di Kumbor) su Brindisi.
Nel 1917 entra a far parte della 253ª Squadriglia dove il 13 giugno con il Sottotenente di vascello osservatore Primo Baggioni costringono ad ammarare un idro tipo A nel golfo di Trieste ma devono ritirarsi per l'arrivo di altri tre idrovolanti. Passa poi nella 260ª Squadriglia del Tenente di Vascello Federico Martinengo[1]: durante una missione di scorta e ricognizione[2], il 4 Maggio 1918 abbatterà tre idrocaccia imperiali Hansa-Brandenburg W.18 su Trieste[2], insieme allo stesso Martinengo, al Sottotenente di Vascello Umberto Calvello, al Marinaio Pilota Giuseppe Pagliacci ed al 2° Capo Andrea Rivieri. Al comando di uno dei tre velivoli abbattuti era Goffredo de Banfield, maggior asso austro-ungarico su idrovolanti.
Jannello concluderà la guerra con due abbattimenti all'attivo[3] e una Medaglia d'Argento al Valor Militare.
Esperienza nella Coppa Schneider
[modifica | modifica wikitesto]Dopo la guerra, Iannello viene assunto dalla SIAI di Sestri Levante come pilota collaudatore[1]: in questa veste, nel 1919, potrà distinguersi come primo italiano a prender parte alla terza edizione della prestigiosa Coppa Schneider[1][3], ospitata dagli inglesi a Bournemouth, in qualità di vincitori dell'edizione 1914[1][3].
La Schneider del 1919
[modifica | modifica wikitesto]La sua iscrizione fu più di rappresentanza[3] che motivata da una reale speranza di vittoria, anche perché gli avversari erano concorrenti ben più collaudati come Francia e Inghilterra[3], vincitrici rispettivamente della prima e seconda Coppa Schneider. Esse schieravano due velivoli con i colori d'Oltralpe e tre per quelli d'Oltremanica[3]; ciò era testimoniato anche dall'idrovolante iscritto alla competizione per rappresentare l'Italia, un modesto idroricognitore SIAI S.13[3], velivolo già ben collaudato, ma dotato di un motore Isotta Fraschini V6 da 250 CV di potenza[3], ben meno prestante dei motori stranieri, che disponevano di potenze dai 350 ai 400 CV[3].
Nonostante ciò, partendo da sfavorito[3], Iannello fu l'unico pilota a rimanere in gara per via del ritiro dei concorrenti inglesi e francesi durante la corsa[3] e riuscì a conquistare la prima posizione[1][3], percorrendo i 370 km previsti in 1h e 49', ad una media (per l'epoca molto alta)[3] di 204 km/h[3]; tuttavia, nonostante il brillante risultato conseguito, un giudice invaliderà la vittoria, sostenendo di non averlo visto compiere il giro previsto intorno ad uno dei piloni del percorso[1][3] (decisione discussa e ritenuta pregiudizievole, dato che, sussistendo in zona una forte nebbia, non era possibile verificarla[1][3]). Iannello sarà così squalificato[3] e l'edizione della competizione rimarrà senza alcun vincitore[3].
Iannello e la SIAI fecero notevoli pressioni sull'AeroClub d'Italia affinché facesse ricorso presso la giuria della gara[3], ma a causa dello scarso interesse da parte di quest'ultimo[3] furono costretti a presentare le loro proteste di persona[3]; la giuria, infine, decise di non dare la vittoria a Iannello, ma di concedere che l'edizione del 1920 della Coppa Schneider si tenesse in Italia[3].
Le successive edizioni e gli ultimi anni
[modifica | modifica wikitesto]Iannello fu selezionato come pilota del SIAI S.19 per partecipare alla Coppa Schneider del 1920[4], ma dovette ritirarsi all'ultimo momento, insieme al suo aeroplano, per via di alcuni interventi necessari sull'impennaggio di coda[4]; anche nel 1921 avrebbe dovuto prender parte alla quinta edizione della prestigiosa gara[5], ai comandi di un SIAI S.21, inoltre era stato collaudatore a Monaco del SIAI S.22[6] che avrebbe dovuto essere pilotato da Umberto Maddalena[6] nella stessa edizione. Tuttavia, ammalatosi, fu costretto al ritiro[5].
Passò gli ultimi anni della sua vita a Messina e, dopo una lunga malattia, morì il 9 aprile 1931[1], lasciando la moglie e i due figli[1].
Onorificenze
[modifica | modifica wikitesto]Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ a b c d e f g h i j k l m n Guido Iannello, un grande messinese dimenticato, su tempostretto.it.
- ^ a b Marco Mattioli, Federico Martinengo. Un marinaio tra cielo e mare, in Aerei nella Storia. Ali del Valore, vol. 96, 2003, pp. 19-22.
- ^ a b c d e f g h i j k l m n o p q r s t u v Valfredo Fradeani, Storia di un Primato - dalla Coppa Schneider all'Impresa di Agello, pp. 23-24.
- ^ a b Valfredo Fradeani, Storia di un Primato - dalla Coppa Schneider all'Impresa di Agello, pp. 138-139.
- ^ a b Valfredo Fradeani, Storia di un Primato - dalla Coppa Schneider all'Impresa di Agello, p. 140.
- ^ a b Valfredo Fradeani, Storia di un Primato - dalla Coppa Schneider all'Impresa di Agello, p. 143.
Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- Valfredo Fradeani, Storia di un Primato - dalla Coppa Schneider all'Impresa di Agello.