Nella mitologia aborigena australiana, Gnowee è una divinità solare[1][2] del sud-est dell'Australia.[3][4] Gnowee è una parola presente in molte lingue e culture del nord-ovest dell'attuale stato di Victoria; allude alla luce e al calore necessari per la proliferazione di piante e animali e implica una natura femminile del Sole in molte culture native dell'Australia.[2]
Mito della torcia
[modifica | modifica wikitesto]Secondo il popolo wotjobaluk, Gnowee è una dea la cui torcia è il Sole stesso.[1][4] Il mito narra che in principio ella era una donna che viveva sulla Terra in un'era in cui regnava un'oscurità perenne, e le persone potevano muoversi e orientarsi solo con l'aiuto di torce di legno. Un giorno, lasciò suo figlio a dormire mentre lei andava a raccogliere yam. Il cibo era scarso e Gnowee vagò così tanto per trovarne da raggiungere i confini della Terra, passarci sotto e riemergere dal lato opposto. Non sapendo dove fosse, non riusciva più a ritrovare suo figlio, perciò si arrampicò fino al cielo con la torcia per avere una visuale migliore. Gnowee starebbe ancora vagando per i cieli, illuminando l'intero mondo nella ricerca del suo figlio perduto.[5][6][3][4]
Mito dell'uovo di emù
[modifica | modifica wikitesto]Secondo una versione differente del mito diffusa tra i boorong della Victoria occidentale, il Sole/Gnowee era in origine un uovo di emu cucinato e lanciato nello spazio da Pupperimbul, che illuminò così il mondo all'epoca avvolto nelle tenebre.[2][7][8][9][10] Chargee Gnowee, ossia Venere, era la sorella del Sole/Gnowee, ed era la consorte di Ginaborg-bearp, ovvero Giove.[7][8][9][10]
Esistono altre varianti di questo mito nell'Australia orientale[8][11]. In una versione Bermberm-gl preparò l'uovo e Penmen lo mandò nello spazio.[7][9]
Un'altra versione racconta che, nell'epoca in cui il cielo era buio ad eccezione della Luna e delle stelle e in cui la scarsità di cibo provocava particolari conflitti tra gli animali, nella pianura del Murrumbidgee avvenne un diverbio tra Dinewan (l'Emù) e Bralgah (la Gru o Brolga), allorché quest'ultima rubò un uovo deposto dall'emù. Il brolga volò in cielo e pose l'uovo su Gnowee, che era una pila di legna da ardere a forma di donna. Il contatto fece bruciare la pila/Gnowee, illuminando a giorno il mondo. Il Re dei Cieli (a volte denominato Nugurundere), favorevole alla novità, ordinò agli animali che venisse portata altra legna per mantenere vivo il fuoco, ma solo al mattino, all'apparire di una stella a est. La maggior parte degli animali era troppo pigra per svolgere il compito, così il Re affidò all'uccello kookuburra l'incarico di schiamazzare per segnalare agli altri animali il momento giusto per riaccendere il Sole. Dopo l'avvento degli umani, ai bambini fu insegnato a non imitare il verso del kookuburra, soprattutto di notte, per non rischiare di far anticipare l'alba, con la minaccia della crescita di un dente gigante come marchio per la loro disobbedienza.[11]
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ a b (EN) Nancy Hathaway, The Friendly Guide to Mythology, New York, Viking Press, p. 83, ISBN 0-670-85770-X..
- ^ a b c (EN) David Kyhber Close (a cura di), BUCKLEY, BATMAN & MYNDIE: Echoes of the Victorian culture-clash frontier Sounding 1: Before 1840 and Sounding 2: Dispossession At Melbourne 2021, BookPOD, 2021, p. 10, ISBN 9780992290405. URL consultato il 4 marzo 2023.
- ^ a b (EN) Tamara Von Forslun, Encyclopedia of the Divine Feminine - Goddess of 10,000 Names, Xlibris AU, 2021, p. 51, ISBN 9781664105690. URL consultato il 4 marzo 2023.
- ^ a b c (EN) Patricia Monaghan, Encyclopedia of Goddesses and Heroines, ABC-CLIO, 2009, p. 272, ISBN 9780313349904. URL consultato il 4 marzo 2023.
- ^ (EN) Jennifer Isaacs, Australian Dreaming: 40,000 Years of Aboriginal History, New South Wales, New Holland, 2005, p. 142, ISBN 1-74110-258-8.
- ^ (EN) Richard Leigh Watts, Bill Bridges e Marc Rudgley, Rage Across Australia, White Wolf, 1994, p. 106, ISBN 9781565041271. URL consultato il 4 marzo 2023.
- ^ a b c (EN) Ethnological Society, Transactions of the Ethnological Society of London, 1861, p. 301. URL consultato il 4 marzo 2023.
- ^ a b c (EN) Helaine Selin & Sun Xiaochun (a cura di), Astronomy Across Cultures - The History of Non-Western Astronomy, Springer Netherlands, 2012, p. 57, ISBN 9789401141796. URL consultato il 4 marzo 2023.
- ^ a b c (EN) Robert Brough Smyth, The Aborigines of Victoria, vol. 1, J. Ferres, Government printer, 1878, pp. 432-433. URL consultato il 4 marzo 2023.
- ^ a b (EN) Nicholas Campion, Astrology and Cosmology in the World’s Religions, NYU Press, 2012, p. 29, ISBN 9780814717134. URL consultato il 4 marzo 2023.
- ^ a b (EN) J.G. Griffin, Australian Aboriginal Astronomy, in Journal of the Royal Astronomical Society of Canada, vol. 17, p. 156. URL consultato il 5 marzo 2023.