La gioia di vivere | |
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Autore | Henri Matisse |
Data | 1906 |
Tecnica | Olio su tela |
Dimensioni | 176,5×240,7 cm |
Ubicazione | Barnes Foundation, Filadelfia |
La gioia di vivere (Le bonheur de vivre) è un dipinto di Henri Matisse del 1906. Viene considerato il suo dipinto più ambizioso del suo periodo Fauve.[1]
L'opera fu esposta al Salon des Indépendants a Parigi.[2] La tecnica è leggermente puntinista e per questo motivo l'opera fu criticata da Paul Signac,[3] che lo definì "un dipinto con colori ripugnanti e troppo spessi con contorno largo un pollice".[4]
In questo dipinto ispirato alla pittura di Gauguin ed all'arte orientale e africana,[3] Matisse rappresenta dei nudi femminili dipinti a macchie, senza rispettare i colori naturalistici, e fonde uomo e natura in una sorta di ritorno al primitivo[senza fonte], mentre la forma dei soggetti viene armonizzata e semplificata. Anche il paesaggio presenta colori innaturali, come ad esempio l'albero rosa che è lo stesso colore utilizzato per la pelle delle persone, quasi a sottolineare l'unione tra uomo e natura. Per la prima volta, Matisse deforma le linee del corpo umano, elemento visibile in tre delle bagnanti ivi raffigurate[senza fonte]. Il quadro ritrae un esterno, ma non è dipinto dal vero: a Matisse non interessava l’aria aperta, preferiva il chiuso di una stanza.[5]
Troviamo svariate citazioni nell'opera: l'uomo e la donna abbracciati nell'angolo a destra alludono a Tiziano, le bagnanti richiamano Cézanne e la posa delle due donne distese al centro della composizione è ripresa dal Manet di Déjeuner sur l'herbe.
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ (EN) American Federation of Arts, Magazine of Art - Volume 44 (pag. 64), 1951.
- ^ Dorothy M. Kosinski, Jay McKean Fisher, Steven A. Nash, Matisse: Painter as Sculptor, Yale University Press, 2007, pp. 53.
- ^ a b Michele Tavola, Storia dell'arte, Volume 3, Alpha Test, 2007, pp. 93.
- ^ Hilary Spurling, The Unknown Matisse: A Life of Henri Matisse : The Early Years, 1869-1908, University of California Press, 2001, pp. 337-338.
- ^ Gillo Dorfles e Angela Vettese, Storia dell'arte. Vol. 4: Il Novecento, Vol. 4, ATLAS.
Collegamenti esterni
[modifica | modifica wikitesto]- Profilo del dipinto nel sito ufficiale della Barnes Foundation, su collection.barnesfoundation.org. URL consultato il 1º marzo 2022.