Tartaruga di stagno punteggiata | |
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Stato di conservazione | |
Vulnerabile[1] | |
Classificazione scientifica | |
Dominio | Eukaryota |
Regno | Animalia |
Phylum | Chordata |
Classe | Reptilia |
Ordine | Testudines |
Famiglia | Geoemydidae |
Sottofamiglia | Geoemydinae |
Genere | Geoclemys Gray, 1856 |
Specie | G. hamiltonii |
Nomenclatura binomiale | |
Geoclemys hamiltonii (Gray, 1830) | |
Sinonimi | |
Emys hamiltonii |
La tartaruga di stagno punteggiata (Geoclemys hamiltonii Gray, 1830), unica specie del genere Geoclemys Gray, 1856, è una tartaruga della famiglia dei Geoemididi[2].
Descrizione
[modifica | modifica wikitesto]È una testuggine di medie dimensioni. Il guscio delle femmine, leggermente più grandi dei maschi, può raggiungere 400 mm di lunghezza. Il carapace è convesso, seghettato sul margine posteriore e tri-carenato[3]; la colorazione di fondo è nera, con macchie giallo-crema (talvolta anche arancioni negli esemplari giovani) cuneiformi e/o irregolari. Il piastrone è stretto, con una profonda intaccatura sul margine posteriore; la pigmentazione di base è nera con distinte macchie giallastre che, durante la crescita, perdono di contrasto e nitidezza, assumendo la forma di raggi. Anche la testa è nera ed è decorata con spot gialli o bianchi; l'iride è nerastra con puntini gialli disposti a formare una circonferenza attorno alla pupilla; il collo è grigio con chiazze bianche. Le femmine depongono 18-30 uova per ognuno dei due nidi che scavano in terreni argillosi tra dicembre e maggio. La dieta è costituita prevalentemente da invertebrati acquatici (molluschi, insetti, crostacei) e, secondariamente, da pesci e vegetali[4].
Distribuzione e habitat
[modifica | modifica wikitesto]È distribuita nella fascia settentrionale del subcontinente indiano, dal Pakistan orientale, al Bangladesh, passando per il Nepal e per le regioni settentrionali dell'India (Assam, Bihar, Jammu, Meghalaya, Punjab, Rajasthan, Uttar Pradesh, Bengala Occidentale) che si trovano nel bacino idrografico del Gange. Dulciacquicola, popola preferenzialmente sistemi lentici con acque limpide, poco profonde e ricche di vegetazione sommersa (laghi, stagni e pozze stagionali, meandri fluviali abbandonati, paludi)[4].
Conservazione
[modifica | modifica wikitesto]Il rapido declino delle popolazioni in alcune regioni dell'areale (in particolare in Bangladesh) sembra dovuto alla perdita dell'habitat (conversione dei sistemi lentici in risaie e terreni agricoli), all'inquinamento delle acque e al prelievo eccessivo a scopo alimentare. Per limitare quest'ultimo fenomeno sono stati proposti progetti di sensibilizzazione delle popolazioni locali e di allevamento in cattività finalizzato al ripopolamento[5].
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ (EN) Asian Turtle Trade Working Group 2016, Geoclemys hamiltonii, su IUCN Red List of Threatened Species, Versione 2020.2, IUCN, 2020.
- ^ Geoclemys hamiltonii, su The Reptile Database. URL consultato il 4 novembre 2016.
- ^ Queste tre caratteristiche sono particolarmente accentuate negli immaturi.
- ^ a b Geoclemys hamiltonii, su Turtles of the World. URL consultato il 4 novembre 2016 (archiviato dall'url originale il 5 novembre 2016).
- ^ Geoclemys hamiltonii. Conservation Biology of Freshwater Turtles and Tortoises: A Compilation Project of the IUCN/SSC Tortoise and Freshwater Turtle Specialist Group.
Altri progetti
[modifica | modifica wikitesto]- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Geoclemys hamiltonii
- Wikispecies contiene informazioni su Geoclemys hamiltonii
Collegamenti esterni
[modifica | modifica wikitesto]- (EN) Geoclemys hamiltonii, su Fossilworks.org.