Gabriele di Melitene ((HY) Ghavril Malatyatsi; 1055 – 1103[1]) è stato un politico armeno, governatore bizantino di Melitene (la moderna Malatya).
Biografia
[modifica | modifica wikitesto]Forse nipote di un certo Ddlmush[2] era di religione greco-ortodossa.
Come Thoros di Edessa Gabriele proveniva dai ranghi dell'esercito bizantino, era uno luogotenente di Philaretus Brachamius e fu da questi insediato come governatore di Melitene.
All'epoca i Turchi selgiuchidi avanzavano in Anatolia dopo la battaglia di Manzicerta; delle varie piazzeforti della Cilicia armena Melitene era la più avanzata nel territorio turco-curdo, di conseguenza Gabriele dovette respingere diversi attacchi ed assedi, ma più che la forza fu la diplomazia che gli permise di far fronte alle incursioni turche.
Dopo la morte di Philaretos, nel 1086, Melitene si rese completamente indipendente dal controllo bizantino. Gabriele inviò sua moglie a Baghdad per farsi confermare dal califfo e dal sultano Selgiuchidi, anche se, in teoria, era vassallo dell'Impero bizantino.
Più tardi fece appello alla mediazione dall'emiro danishmendide per sbarazzarsi dei Turcomanni.
Nel 1097 il sultano selgiuchide, Qilij Arslan I, assediò la città, ma l'arrivo dei cristiani della prima Crociata che assediavano Nicea lo costrinse a togliere l'assedio e lasciare la regione.
In seguito però i Danishmendidi iniziarono ad attaccare la stessa Melitene e Gabriele, a partire dal 1100, chiese aiuto ai comandanti crociati.
Boemondo I d'Antiochia nel 1100 venne in soccorso di Gabriele con il cugino Riccardo di Salerno ed i vescovi armeni di Marash ed Antiochia; caddero però in una imboscata, furono entrambi catturati ed i vescovi uccisi dai Danishmendidi, nella battaglia di Melitene.
Questi ultimi continuarono a fare continue razzie nei territori di Gabriele che, temendo un imminente attacco alla stessa città, chiese l'aiuto di BaldovinoII nonostante il timore che questi potesse prendersi Melitene così come aveva fatto con Edessa.
Baldovino scacciò gli assedianti di Melitene e nel 1103 riscattò Boemondo, dopo di che Gabriele lo riconobbe come sovrano della città.
Ma la pressione dei Turchi si fece sempre più forte e, in quello stesso 1103, Melitene cadde nelle mani dei Danishmendidi[3]; Gabriele fu giustiziato dai soldati.
Alleati costosi
[modifica | modifica wikitesto]Gabriele, che era molto ricco, dovette pagare profumatamente per la sua alleanza con i Crociati.
Per cementare tale alleanza diede sua figlia Morfia in sposa a Baldovino con una dote di 50.000 bisanti d'oro. Egli inoltre contribuì a pagare il riscatto per Boemondo quando fu fatto prigioniero da Danishmendidi.
Persino la barba di Baldovino gli costò cara, Guglielmo di Tiro riferisce, in aneddoto, che Baldovino manipolò la sensibilità orientale di Gabriele, in particolare la reverenza per la barbata riuscendo ad carpirgli 30.000 bisanti. Ingannò il governatore con una scena, concordata con i suoi cavalieri, per fargli credere che doveva dare la sua barba in pegno per la paga dei soldati. Gabriele saldò subito il conto e Baldovino ed i suoi cavalieri se ne andarono divertiti dal successo del loro stratagemma, ridendo di cuore della ridicola venerazione degli orientali per la barba. Non si hanno notizie in merito alla restituzione di questa somma, in nessuna forma, da parte di Baldovino o di suoi parenti[4].
Matrimonio e discendenza
[modifica | modifica wikitesto]Gabriele aveva sposato una figlia, di cui non si conosce il nome, di Costantino I d'Armenia; l'identità ed il numero dei loro figli è incerta[5]:
- Morfia di Melitene nel 1101 sposò Baldovino di Bourcq (†; 1131), conte di Edessa, e futuro Re di Gerusalemme;
- forse una figlia sposò, attorno al 1100-3, Leone I (†; 1140), principe delle Montagne[7].
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ (EN) Genealogy.
- ^ Vardan, op. cit., p. 63.
- ^ Grousset, pp. 184-85.
- ^ Keightley.
- ^ (EN) Foundation for Medieval Genealogy : Lords of Melitene[collegamento interrotto]
- ^ l'esistenza di questa figlia è dedotta da l'Histoire di Vardan, che precisa che Gabriele era il suocero del curopalate di Edessa nel 1098. Anche la Cronaca dello sparapet Sambat indica che Gabriele era suocero del curopalate Thoros.
- ^ Il cronachista Orderico Vitale afferma che Leone I, principe delle Montagne era figlio di Turold delle Montagnes e zio della moglie di Boemondo II, principe d'Antiochia ma ciò non è esatto perché Leone era fratello e non figlio di Turold (=Thoros).
Non si può escludere un altro errore: la moglie di Leone I, Alice di Gerusalemme era figlia di Baldovino II di Gerusalemme e Morfia di Melitene; si hanno allora quattro possibilità:
- Baldovino II e Leone sono fratelli: è impossibile perché hanno differenti genitori.
- Morfia e Leone sono sorella e fratello: è ugualmente impossibile perché hanno differenti genitori.
- Baldovino II e Leone sono cognati: è un'ipotesi spesso ammessa, e si attribuisce anche il nome di Beatrice alla sorella di Baldovino II, moglie di Leone I.
- Leone e Morfia sono cognato e cognata: è l'ipotesi qui adottata.
Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- (HY) Vardan Arewelci, Hawak'umn patmut'ean Vardanay vardapeti lusabaneal (Compilazione storica di Vardapet Vardan Arewelc'i), l'opera è conosciuta anche con il titolo Patmutiwn tiezerakan, Venice, San Lazzaro, 1862.
- (FR) René Grousset, L'Empire du Levant: Histoire de la Question d'Orient, Parigi, Payot, 1949, ISBN 2-228-12530-X.
- (EN) W. H. Ruedt-Collenberg, The Rupenides, Hetumides, and Lusignans: on the structure of the Armeno-Cilician dynasties, Parigi, Librairie Klincksieck, 1963, p. 78.
- (EN) Steven RUNCIMAN, The First Crusade and the Foundations of the Kingdom of Jerusalem, in A history of the Crusades, vol. I, Cambridge, Cambridge University Press, 1951, p. 320, ISBN 978-0-521-06161-2. (traduzione italiana di E. Bianchi, A. Comba, F. Comba, in due volumi: Storia delle Crociate, Torino, Einaudi, 2005. ISBN 88-06-17481-9)
- (EN) David Thomas, Syrian Christians Under Islam: The 1st 1000 Years. Brill Academic Publishers, 2001, p. 169
- (EN) Thomas Keightley, The Crusaders or, Scenes, Events, and Characters, from the Times of the Crusades, Adamant Media Corporation, 2004, ISBN 1-4212-6477-3. URL consultato il 18 maggio 2008.