
Fullscreen è un termine cinematografico/televisivo che definisce il rapporto d'aspetto 4:3 di un'immagine sullo schermo di un televisore analogico o di un display di computer di prima generazione[1].
Il nome, traducibile dall'inglese in a tutto schermo, si riferisce infatti all'adattamento televisivo di una fotografia cinematografica, la quale ha un diverso rapporto d'aspetto (in genere circa 2,40:1 per Panavision, 2,59:1 per CinemaScope e via citando).
Descrizione
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Ancor prima dell'avvento della televisione alcuni formati cinematografici erano in rapporto d'aspetto 4:3. È il caso, per esempio, della pellicola 35 millimetri in bianco e nero 24 × 18 mm in auge all'epoca del film muto, parzialmente ritoccata in 1 e ⅜ : 1 (o 1,375:1 o 11:8) dopo l'adozione della banda magnetica per colonna sonora: entrambi i formati sono riproducibili in TV senza necessità di ridimensionamento; con la diffusione televisiva, tuttavia, l'industria cinematografica statunitense sviluppò nuovi formati per differenziare la produzione sul grande schermo da quella sul piccolo[2] (celebre La tunica del 1953, primo film in CinemaScope della storia della filmografia).
Il rapporto d'aspetto degli apparecchi televisivi a tubo catodico prodotti prima dell'avvento della tecnologia digitale era di 1 e ⅓ : 1 (o 1,33:1), corrispondente alla terna pitagorica 3 (altezza), 4 (base) e 5 (diagonale dello schermo), laddove invece gli schermi cinematografici hanno diverse proporzioni tra base e altezza dell'immagine: per esempio, il negativo di una pellicola cinematografica 70 millimetri presenta un rapporto d'aspetto 2,2:1 (11:5), ulteriormente deformato dalle lenti anamorfiche attraverso le quali viene poi proiettato nelle sale. Di conseguenza, salvo eccezioni, il formato di un film concepito per la proiezione cinematografica deve essere riadattato per la fruizione tramite schermo televisivo. Tra le tecniche di ridimensionamento e adattamento dell'immagine cinematografica al frame televisivo figurano pan and scan (ricalibrazione della larghezza dell'immagine in funzione dell'altezza, che non subisce tagli) oppure open matte (mantenimento della larghezza dell'immagine e rimozione del mascherino che ridimensiona il quadro per formati cinematografici e nasconde sporcature come, per esempio, dettagli inutili o fili, microfoni e porzioni di telecamera in campo). Più raro il cosiddetto reframing (o re-inquadratura), in cui dall'immagine originale si estrae una porzione in formato 4:3 escludendo il resto, operazione tuttavia più laboriosa dovendosi compiere per ogni singolo fotogramma[3][4].

In ambito puramente televisivo, altresì, almeno fino a tutti gli anni novanta del XX secolo non si sono posti problemi di adattamento, in quanto le produzioni per il piccolo schermo, fossero film per la TV, sceneggiati, dirette televisive di spettacoli o eventi sportivi, erano native nel formato 4:3[5].
Stanley Kubrick e i formati non cinematografici
[modifica | modifica wikitesto]Il regista più noto che produsse in rapporto d'aspetto affine al 4:3 e non seguì lo standard americano di produzione cinematografico in rapporto larghezza/altezza uguale o superiore a 2:1 è Stanley Kubrick che, benché statunitense, trascorse molti anni della sua vita in Inghilterra dove realizzò buona parte dei suoi lavori[6], a partire da Lolita, girato nel 1962 in 1 e ⅔ : 1 (1,66:1 o 5:3), formato all'epoca utilizzato nel Regno Unito che, nella sua versione LaserDisc autorizzata dal cineasta, viene presentato anche in formato 1,37:1[6]. Stranamore (1964) oscilla tra tali due formati a seconda della distribuzione (a parte un 1,85:1 per gli schermi nordamericani[6]) e anche Barry Lyndon (1975) e Shining (1980) sono nativi in 5:3 salvo essere riadattati per proiezioni in alcuni ambiti regionali o ripubblicazione su VHS e LaserDisc[6].
Tali scelte di formato non vanno considerate occasionali o casuali, ma volute, tant'è vero che lo stesso Kubrick aveva accompagnato Barry Lyndon con una nota ai proiezionisti affinché si tenessero fedeli al rapporto d'aspetto 5:3 in fase di riproduzione al pubblico[6].
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ↑ (EN) Jim Taylor, Mark R. Johnson e Charles G. Crawford, DVD Demystified, New York, McGraw-Hill Education, 2006, p. 43, ISBN 0-07-142398-2.
- ↑ (EN) Michelle C. Pautz, Civil Servants on the Silver Screen: Hollywood’s Depiction of Government and Bureaucrats, Lanham, Lexington Books, 2017, p. 31, ISBN 1-4985-3913-0.
- ↑ (EN) Joey Lott e Robert Reinhardt, Flash 8 ActionScript Bible, New York, Wiley, 2006, p. 789–90, ISBN 0-471-79271-3.
- ↑ (EN) Chris Jones, Guerilla Film Makers Movie Blueprint, London, A & C Black, 2003, p. 517, ISBN 0-8264-1453-2.
- ↑ (EN) Digital broadcasting: Ask the industry, in BBC, 17 febbraio 2006. URL consultato il 3 dicembre 2025.
- 1 2 3 4 5 (EN) Witney Seibold, Aspect Ratio Juggling, su thenewbev.com, Los Angeles, New Beverly Cinema, 29 novembre 2016 (archiviato il 3 dicembre 2025).
Voci correlate
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